09. Se non attraverso i sindacati, in che modo i comunisti possono intervenire nelle lotte?

Riconoscere al sindacato una funzione antioperaia non significa affatto disprezzare o guardare con sufficienza alle lotte “economiche”. Al contrario, con Marx, riteniamo che una classe incapace di difendere le proprie condizioni immediate di vita e di lavoro, non sia capace né degna di lottare per la rivoluzione. Per noi, è la praticabilità della forma-sindacato ad essere (da grandissimo tempo) finita anche per le lotte - vere - dirette al conseguimento di obiettivi parziali, “minori”, non la lotta economica in sé. Questa ha bisogno di altri strumenti, ossia comitati di lotta, di sciopero ecc. che sorgono dal basso, fuori e se necessario anche contro la prassi sindacale. In questi organismi il partito fa battaglia politica, per guidarli nella direzione del programma comunista e rivoluzionario.

Il partito stesso, per intervenire nelle lotte proletarie, organizza i cosiddetti “gruppi internazionalisti di fabbrica e di territorio”. Questi organismi politici del partito si sforzano di promuovere la lotta economica - cercando di indirizzare continuamente la classe lavoratrice verso livelli di maggiore coscienza politica e più decisa conflittualità - e di attrarre a sé gli elementi più attivi e coscienti nelle inevitabili fasi di reflusso della lotta, per dare continuità al programma e all’organizzazione comunista, arricchendoli con le esperienze delle vive vicende della lotta di classe. Non necessariamente tutti i lavoratori che aderiscono ai gruppi sono iscritti al partito, ma ne condividono gli indirizzi fondamentali, tra cui l’anticapitalismo e la denuncia della forma sindacale.