2010-12-02 - Contro la "riforma Gelmini", contro il capitalismo

BCinforma - Newsletter del P.C. Internazionalista (Battaglia Comunista)

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Contro la "riforma Gelmini"...

Contro i padroni, contro il capitalismo: lotta!

Volantino per le manifestazioni del 30 novembre

La "riforma Gelmini" significa: taglio di 8.000.000.000 di euro alla scuola pubblica, il taglio di 87.000 docenti e 34.000 ATA, riduzione degli insegnati di sostegno, limitazione del tempo pieno, obbligo di svolgere stage non pagati, blocco del contratto collettivo e degli scatti di anzianita` per 3 anni, 1.800 scuole dichiarate a rischio, il 45% delle scuole senza palestra, caro libri. Ed ancora: aumento delle tasse universitarie, aumento dei corsi a numero chiuso, partecipazioni "esterne" (anche rappresentanti di imprese, banche, fondazioni) nei consigli di amministrazione, precariato e basse retribuzioni per ricercatori, assegnisti, postdottorati, etc, etc etc.

La "riforma Gelmini" e` pero` semplicemente l'ultima tappa di un percorso di ristrutturazione del sistema istruzione-formazione iniziato piu` di dieci anni fa, portato avanti da governo di ogni colore politico: Zecchino, Berlinguer, Moratti... Tutte queste riforme hanno puntato in particolare su:

  1. riduzione e precarizzazione del personale docente e non docente
  2. tagli al finanziamento economico
  3. autonomia didattica e finanziaria degli istituti (associata all'entrata dei privati nelle scuole)
  4. selezione (numero chiuso, "3+2", ecc.)

Questa non e` semplicemente la riforma del ministro Gelmini o del governo Berlusconi. E` la riforma della classe borghese (industriali, banchieri, padroni di ogni genere). La riforma non fa altro che tradurre in legge le indicazioni che vengono dalla classe padronale. E` l'adattamento del mondo dell'istruzione-formazione alle esigenze dei padroni e ai cambiamenti avvenuti nel mercato del lavoro. Cosi` come i continui tagli non sono altro che la conseguenza della rincorsa al risparmio da parte dello stato, impegnato a tutelare gli interessi padronali in questa fase di crisi economica. E` la riforma partorita - per mano dei governi - da questo sistema economico, dal capitalismo. Cosi` come figlie del capitalismo sono le varie leggi sul mercato del lavoro ("Treu", "Legge 30", ecc ecc) le norme contro gli immigrati, la riforma delle pensioni.

Sono anni che l'economia mondiale va avanti affannando, negli ultimi anni stiamo semplicemente vivendo la fase piu` acuta della crisi. Non c'e` paese al mondo o settore economico che non ne sia stato coinvolto. Ed e` propria la dimensione della crisi che deve farci comprendere quanto questa sia un qualcosa di strutturale: la conseguenza di un sistema economico basato su leggi barbare e contraddittorie. Questa crisi e` l'inevitabile modo d'essere del capitalismo, di un sistema giunto ormai alla frutta.

Una crisi che i padroni stanno facendo pagare ai proletari (operai, semplici impiegati, precari, pensionati...). Lavoro nero, precarieta`, cassaintegrazione, licenziamenti, salari, stipendi e pensioni da fame... sono anni che i padroni ci impongono i soliti "sacrifici". La fatica a tirare avanti, chi piu` chi meno, la stanno sentendo tutti i proletari che vedono davanti un futuro fatto solo di precarieta`, rinunce, incertezza. Questo vale, in modo particolare, per la nuova generazione di lavoratori per la quale diventera` impossibile programmare qualsiasi cosa. Siamo di fronte ad un fenomeno di impoverimento che tendera` sempre piu` ad allargarsi e a colpire sempre di piu` anche il cosiddetto ceto medio.

Apriamo chi occhi e rendiamoci conto che bisogna organizzare autonomamente le lotte. Fuori dai partiti istituzionali, non e` il voto ad un partito che cambiera` le nostre condizioni. Oltre i sindacati, nel peggiore dei casi apertamente servili, o comunque strumenti incapaci a condurre una aperta lotta contro i padroni. Diamo vita sui posti di lavoro a comitati di sciopero ed agitazione, diamo vita ad assemblee che decidano modalita` e obiettivi delle lotte. Questo vale anche per le scuole e per le universita`: organizziamo assemblee fatte da studenti, insegnanti, bidelli, personale amministrativo.

Bisogna inoltre uscire dall'ambito della scuola o dell'universita`, portiamo la protesta nelle zone industriali, sotto ai call-center, fuori le fabbriche, invitiamo i lavoratori ad unirsi a noi, uniamoci noi alle loro lotte.

Cerchiamo di far assumere alla protesta un contenuto di classe: non solo contro la Gelmini e contro il governo Berlusconi ma: contro i padroni, contro il capitalismo. Per il protagonismo proletario, per la trasformazione rivoluzionaria di questa societa`.

Sfruttamento in negozio

Soprusi e sudore dietro le vetrine e le luci

Da tempo, parlando di manchesterizzazione del lavoro, ci riferiamo ad un salto all'indietro nel tempo che ci rimanda a condizioni ritenute a torto superate da due secoli. Oggi la giornata lavorativa e` di 8 ore e non di 15, e c'e` sempre un giorno alla settimana in cui ciascuno si puo` riposare.

Non da noi - dice F., commessa di un negozio di intimo di una non precisata localita` del Nord Italia - nel commercio non esiste riposo, nel commercio c'e` solo sfruttamento.

Fare la commessa in un negozio di una grande catena di intimo puo` inizialmente apparire come qualcosa di prestigioso per una ragazza, alla quale all'inizio di questa esperienza sembra di vivere in un'isola felice. Ma le condizioni dei lavoratori dipendenti, anche in questo settore, stanno subendo quell'attacco di vasta portata che interessa tutto il proletariato nel suo insieme. Gia` quelle fasce di commercianti "in proprio" che storicamente erano inquadrabili come posizione economica e mentalita` nella cosiddetta piccola borghesia hanno risentito in questi anni di una progressiva e spietata proletarizzazione. C'e` poi una categoria particolare e ormai molto diffusa, che deve sottostare a condizioni, in pratica, di schiavitu`: sono i lavoratori con contratto di associazione in partecipazione.

Sono contratti di puro schiavismo - continua F. - dove non hai nessun diritto come godere di malattia, infortunio, maternita`, dove l'azienda non ti versa i contributi pensionistici, ma hai solo obblighi e cioe` fare tutto quello che chiede la capo-area: stare in negozio quando arriva lei anche fino a 11 ore, e e nei 3-4 giorni successivi al suo arrivo lavorare sempre 11 ore al giorno sotto le sue ripetute minacce e i suoi "tornero` a controllare entro il...". Questo perche` le direttive seguono delle scadenze ben precise. Puoi avere periodi lunghi durante l'anno in cui arrivi a lavorare anche un mese senza mai stare a casa un giorno (Natale, saldi di gennaio). A questo si aggiunge l'assenza nel contratto della voce "ferie". In genere sono tre settimane all'anno, o meglio due, massimo tre per gentile concessione dell'azienda.

Lo stipendio e` legato a doppio filo al rendimento del negozio, il cosiddetto target. Per massimizzare i profitti l'azienda impone dei target sempre piu` alti mese dopo mese. Target che difficilmente sono sempre raggiungibili, con la crisi dei consumi conseguenza della piu` generale crisi capitalistica di questi ultimi anni. Ogni giorno alla chiusura del negozio, la commessa che e` in turno deve telefonare alla capo-area per darle il rendiconto dell'incasso e spesso sentire le sue lamentele quando quest'ultimo non la soddisfa. Poco importa che sia piovuto o nevicato tutto il giorno e la gente sia stata rintanata in casa. Hai incassato poco? E` colpa tua!

Tutti questi piccoli e grandi soprusi si sommano tra di loro, nell'assenza in un settore che e` anche tradizionalmente de-sindacalizzato di risposte che mettano un freno a questi duri attacchi. In un negozio di 4 commesse e nemmeno tutte con la stessa tipologia di contratto, chi si sognerebbe di organizzare vertenze o indire scioperi, e tantomeno (come suggeriremmo noi) autorganizzarsi dal basso? Mancando cosi` qualsiasi tipo di tutela (delegata ad altri o portata avanti in prima persona) il settore e` caratterizzato da un elevato turnover. Mi sono stufato? Mi cerco un altro lavoro. La risposta che si da al proprio disagio e` quindi sempre individuale, mai condivisa con altri lottando per migliorare le proprie condizioni. L'unico rimedio sembra la fuga.

Invece, la strada che tutte/i coloro che lavorano nel settore e hanno raggiunto piena coscienza di essere sfruttati e` un'altra: bisogna coordinarsi! Stabilire contatti (blog, forum) tra lavoratori di piu` punti vendita della stessa catena, e tra catene dello stesso settore coinvolgendo via via tutto il mondo del commercio. Dare vita ad assemblee in cui come prima cosa ci si incontra e si confrontano le proprie esperienze. E nelle stesse assemblee bisogna stabilire insieme forme di lotta. Per organizzare scioperi in un settore cosi` enormemente frammentato sul territorio, bisogna che ci sia la disponibilita` alla lotta di tutti! La frammentazione si puo` e si deve superare col numero. Se si e` in tanti, anche le cose che prima ti sembravano utopie, come uno sciopero, possono diventare realta`.

Ma soprattutto bisogna prendere coscienza del fatto che le condizioni di lavoro e di vita di chi lavora in questo settore sono figlie del capitalismo e del fatto che quest'ultimo e` alla frutta. L'estorsione di plusvalore passa per tutti i settori del proletariato, non solo quelli direttamente produttivi di merci. Se molti negozi anche di grandi catene sono sotto personale, con conseguente inasprimento dello sfruttamento, e` perche` i minori saggi di profitto impongono al fine di essere colmati, di tagliare posti per risparmiare di piu`. Mai come oggi si impone all'attenzione di tutti la necessita` del superamento del capitalismo in quanto societa` fondata sul profitto, in cui altri decidono della vita di ognuno di noi, e quindi bestialmente ingiusta. Per superarla occorrono due cose: una classe, e il partito e` necessario alla testa delle sue lotte per combattere i padroni!

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Bologna: Organizzarsi o soccombere alla crisi

Assemblea proletaria: "Organizzarsi o soccombere alla crisi" - Per l'autorganizzazione delle lotte nei luoghi di lavoro e sul territorio

Sabato 4 dicembre 2010 ore 17:30, al Circolo Iqbal Masih, via della Barca 24/3 Bologna

Nelle fabbriche, nelle scuole, negli ospedali, nelle coop, nei cantieri, nella tua periferia passaparola, passaparola, passaparola...

Secondo appuntamento dell'Assemblea "Non c'e` piu` spazio per la mediazione" tenutasi il 30 ottobre 2010 al Circolo Iqbal Masih. Leggi il resoconto sul sito.

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