Programma del Partito Comunista Persiano (bolscevico)

Adottato al 1° Congresso del partito, 23-25 giugno 1920

La rivoluzione d’Ottobre (25 Ottobre del vecchio calendario, 7 Novembre del nuovo) e la fine vittoriosa della guerra civile in Russia, l’intensa lotta di classe in Germania, Austria, Ungheria, i continui scioperi generali in America, Francia, Inghilterra, dimostrano che la vecchia società capitalistica si è spaccata ed è giunta all’epoca della rivoluziona internazionale comunista. Questa rivoluzione è il risultato inevitabile dello sviluppo capitalistico che conduce fino in fondo lo sfruttamento e l’oppressione anche dei popoli arretrati.

La caratteristica della società borghese è la produzione di merci fondata sui rapporti di produzione capitalistici. Nella società borghese i più importanti e vitali mezzi di produzione, le industrie, le aziende produttive, le banche, la terra stessa, appartengono a uno strato minoritario di proprietari. Al contrario, la stragrande maggioranza della popolazione è sfruttata, costretta a lavorare a causa della propria condizione economica, vendendo la propria forza lavoro come merce ai capitalisti e ai latifondisti. Attraverso il loro lavoro, gli sfruttati creano il plusvalore per i ceti abbienti.

Le scoperte della tecnica e dei mezzi di trasporto aumentano l’importanza delle grandi imprese e provocano la distruzione dei piccoli produttori: sia dei proprietari delle piccole aziende che dei piccoli artigiani. Si riduce considerevolmente il loro peso economico nella società produttiva e ciò li riduce in una condizione di enorme dipendenza dal capitale. I produttori battuti da queste trasformazioni, diventano proletari al servizio dei capitalisti e dei latifondisti e continuano la loro esistenza in condizioni di fame e di oppressione. Nello stesso tempo, questo sviluppo tecnico realizza, in maniera ampia, l’introduzione delle donne e dei bambini nel processo produttivo. D’altro canto lo sviluppo tecnico provoca una riduzione della richiesta di forza-lavoro operaia, causando un eccesso di offerta rispetto alla domanda, con conseguente aumento della dipendenza del lavoro salariato dal capitale e del grado di sfruttamento.

L’aumento costante delle forze produttive spinge di continuo la società capitalistica alla ricerca di nuovi mercati per la vendita delle merci. Il solo mercato interno si rivela insufficiente: l’aumento della produzione senza interruzione avviene senza una corrispondente crescita del consumo. Il capitalismo non potrebbe sopravvivere e svilupparsi senza la continua crescita della sua area di dominio da un lato, e senza lo sviluppo dello sfruttamento in altre aree del pianeta, trascinando vecchi stati non capitalistici, all’interno del vortice dell’economia mondiale.

Lo smisurato aumento dell’offerta di merci aggrava la concorrenza sui mercati mondiali e rende sempre più difficile la situazione nei paesi borghesi. L’introduzione di nove tecnologie, inevitabile risultato dello sviluppo delle forze produttive nella società capitalistica, provoca il surplus della produzione nelle lunghe fasi di stagnazione. Le crisi e le ristrutturazioni tecnologiche provocano sempre di più la distruzione dei piccoli produttori e la dipendenza del lavoro salariato nei confronti del capitale. Perciò la situazione della classe operaia si aggrava con velocità crescente sia in senso relativo che assoluto.

In questo modo, l’evoluzione tecnica della società borghese che si traduce nell’aumento del rendimento del lavoro e nell’aumento della ricchezza sociale, conduce all’aumento delle disuguaglianze sociali trascoloro che possiedono e chi non possiede nulla, all’ aumento della insicurezza del lavoro e alla disoccupazione, alle privazioni degli strati in continuo aumento degli sfruttati.

Nello stesso tempo l’evoluzione tecnica, con la concentrazione dei mezzi di produzione e di scambio, e la socializzazione del processo lavorativo nelle aziende capitalistiche, rende materialmente possibili più che mai i rapporti comunisti, cioè la rivoluzione socialista che è lo scopo strategico di tutte le attività del P.C. Internazionale, avanguardia del movimento di classe, per sostituire i rapporti di produzione capitalistici.

La rivoluzione sociale proletaria dopo l’instaurazione della proprietà collettiva in sostituzione della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio e dopo la stabilizzazione, organizzerà il processo produttivo secondo un piano che garantisca un generale miglioramento e sviluppo di tutti i membri della società, provocando la scomparsa della divisione sociale in classi e libererà così tutta l’umanità oppressa e porrà fine a tutti gli aspetti dello sfruttamento di una parte della società sull’altra.

Una condizione inevitabile di questa trasformazione sociale è la dittatura del proletariato che dovrà consistere nella presa del potere da parte del proletariato al fine di distruggere ogni resistenza da parte degli sfruttatori. Il P.C. Internazionale, avendo coscienza del compito che permetterà al proletariato di svolgere questo suo ruolo storico, lo organizzerà nella lotta contro tutti i partiti borghesi costituendo un partito politico indipendente.

In questo modo si porrà alla guida di tutte le manifestazioni delle lotte di classe, smascherando tutte le insanabili contraddizioni fra gli interessi degli sfruttati e quelli degli sfruttatori, chiarendo tutto il significato storico dell’inevitabile evento della rivoluzione sociale. Il P.C. Internazionale metterà in evidenza l’insanabile condizione di tutte le masse oppresse e sfruttate e la necessità inevitabile della rivoluzione sociale per liberare i proletari dalla schiavitù del capitale.

Il partito della classe operaia, il P. comunista farà appello a tutti gli strati sociali oppressi affinché si uniscano a esso e accettino la direzione politica del proletariato.

La tendenza monopolistica del grande capitale ha determinato la nascita di cartelli e trust, i quali hanno svolto un ruolo determinante in tutta la vita economica: la coalizione del capitale bancario col capitale industriale, la concentrazione e la esportazione crescente del capitale all’estero. I trust, che comprendono i grandi gruppi delle potenze capitalistiche, hanno determinato una spartizione economica del mondo che prima di allora era, dal punto di vista territoriale, tipica dei paesi ricchi.

L’epoca del capitale finanziario accelera l’inevitabile lotta fra paesi capitalisti e si configura come l’epoca dell’imperialismo. Da questo momento le guerre imperialistiche diventano inevitabil. È la guerra per i mercati, per gli investimenti di capitale, per le materie prime e per la forza lavoro, per la dominazione del mondo e il potenziamento a scapito dei popoli piccoli e deboli. Questo è il significato della prima guerra imperialistica del 1914-1918.

Il punto cui è giunto il capitalismo a livello mondiale, che ha superato la fase della libera concorrenza ponendo i fondamenti del sistema di regolamentazione sociale, i processi di produzione e distribuzione delle merci per mezzo delle banche e delle associazioni fra capitalisti (sindacati padronali, mono0poli, ecc.) responsabili dell’aumento dei prezzi e dell’oppressione della classe operaia, l’asservimento degli operai da parte dei governi imperialisti, l’enorme difficoltà nella lotta economica e politica proletaria, le distruzioni casuate dalla guerra imperialista - tutto ciò fa diventare inevitabili il crollo del capitalismo e il passaggio a una forma migliore di economia sociale.

Se quest’ultima fase del capitalismo ha messo in una situazione molto difficile le masse oppresse nei paesi industrializzati, essa ha creato nell’Est interi cimiteri di poveri affamati provocati dalla politica colonialista delle grandi potenze che hanno minacciato anche le più elementari possibilità di sopravvivenza.

È dal 1870 che in Iran ha cominciato a svilupparsi il capitalismo mercantile. Parallelamente esistevano (ed esiste ancora) la concorrenza per i mercati. Da allora la situazione non è radicalmente cambiata.

La politica colonialista della Gran Bretagna (e della Russia) ha creato, ostacolando lo sviluppo industriale dell’Iran, un proprio mercato per la vendita di prodotti industriali e nuove fonti di materie prime per il fabbisogno dei grandi centri industriali in Europa.

L’enorme importazione di prodotti industriali a basso costo ha distrutto per sempre i piccoli produttori artigiani e le manifattura, riducendoli, in queste lotte con i concorrenti più forti, a cittadini poveri. Nei paesi europei l’epoca della accumulazione primaria non è durata a lungo e la rapida crescita delle fabbriche e dei centri industriali ha concentrato i poveri, e nel vortice della nuova formazione economica li ha fatti diventare dei proletari fra i quali l’ideologia di classe si diffonde facilmente.

Al contrario, nei paesi dell’Oriente questo fenomeno ha provocato un’emigrazione continua di quasi dieci milioni d poveri affamati verso i centri industriali d’Europa e d’America. Ormai non c’è forza che possa fermare questo movimento anche solo per un minuto.

Nell’Oriente, accanto a questa situazione, le masse contadine vivono in una condizione veramente opprimente. La voce delle catene della schiavitù feudale si sente ovunque. La maggior parte del peso delle entrate e delle tasse dei governi ricade sulle spalle di questi sventurati martiri sconfitti dai dittatori latifondisti. Qui la sola classe produttiva è quasi esclusivamente quella contadina. Questa classe deve procurarsi di che vivere non solo per sé e per le proprie famiglie, ma deve nutrire i latifondisti insaziabili, i vari commercianti e bottegai, soddisfare l’appetito senza limiti di una banda di briganti della burocrazia statale, che durante il raccolto li attaccano come bestie affamate.

Le classi oppresse e incatenate dell’Oriente, a causa della loro arretratezza politica ed economica, nonostante la loro potenziale forza rivoluzionaria, non sono ancora in movimento e in nessun luogo hanno potuto fondare un partito rivoluzionario con forti principi.

Allo stesso tempo, noi siamo testimoni della separazione tra classi dominanti. Se gli interessi dei grandi latifondisti richiamano l’intervento colonialista delle grandi potenze, ciò provoca l’opposizione della borghesia urbana, che lotta con tutte le sue forze in difesa dei propri interessi; se il clero protesta contro l’importazione di merci dai paesi atei, i commercianti e i bottegai lottano duramente contro di esso. Se tra le classi dominanti non c’è, e non ci può essere, unità, ciò è dovuto alla contrapposizione tra lo sfruttamento degli operai da parte di alcuni paesi e la conseguente dipendenza dai mercati delle metropoli, e le tendenze all’indipendenza economica.

Tutta questa situazione può creare una condizione di ampia possibilità rivoluzionaria, che facendo leva sulla debolezza della borghesia si trasformi da lotta nazionale in lotta sociale. La vicinanza della Russia proletaria, questa enorme fonte di forza rivoluzionaria, avrà un’importanza determinante per il movimento di liberazione di tutte le classi oppresse e sfruttate del vicino Oriente.

L’Iran è uno dei paesi dell’oriente in cui è più evidente che altrove la sovrapposizione della oppressione imperialistica e dell’ingiustizia capitalistica.

Il P.C. d’Iran sviluppa i seguenti compiti specifici della dittatura proletaria in Iran:

Le masse operaie sono principalmente concentrate nelle zone confinanti con il Turkestan e Caucaso, mentre nell’interno del paese ci sono i contadini poveri e la predominanza economica degli strati piccolo borghesi.

Politica generale

  1. anche le più democratiche formazioni parlamentari o repubbliche borghesi che rappresentano le aspirazioni e la volontà di tutta la gente e di tutte le classi, si riducono nella pratica a esprimere la dittatura della borghesia a causa della presenza della proprietà privata sulla terra e sui mezzi di produzione. Esse cioè non sono nulla più di un apparato per lo sfruttamento e l’oppressione della maggioranza della popolazione da parte di un pugno di latifondisti e capitalisti. Contrapposta a questa formazione, la democrazia proletaria o Shoray (Soviet) così com’è realizzata nella Russia e in altri paesi, trasformerà la potenzialità delle organizzazioni di massa, cioè le classi chiave del capitalismo - proletari e semiproletari - la maggioranza dei cittadini in un fondamento stabile di un sistema di governo dalla base al vertice, dal locale al centrale. Il governo Shoray è l’unico che può autogestirsi a livello locale e territoriale, ovunque nella forma migliore, senza dover ricorrere alla forza dall’alto.
    Il compito del partito è spiegare senza sosta ai lavoratori e ai contadini iraniani che i Shoray sono l’unica forza reale dei popoli oppressi in grado di liberarli dallo sfruttamento e dalla dittatura. La realizzazione e l’applicazione esatta d questa migliore forma di democrazia nella vita reale richiederà il risveglio continuo, organizzativo e culturale, e l’attività autonoma delle masse.
  2. La formazione del governo Shoray, al contrario della democrazia borghese che nasconde la sua natura di classe, afferma pubblicamente la natura di classe di tutti i suoi governi, fino a che non cessi la divisione della società in classi e assieme ad essa il potere politico. Quindi la strategia del governo dei soviet, data la sua natura, è la distruzione senza pietà della resistenza degli sfruttatori. Tutte le libertà non sono tali se non con la liberazione del lavoro dal condizionamento del capitale, perciò il governo dei soviet non sarà che una menzogna se non attuerà la sottrazione dei diritti politici ai capitalisti. Il compito del P. proletario è il seguente: distruggere senza alcuna esitazione la resistenza degli sfruttatori e lottare ideologicamente contro i loro pregiudizi, che hanno una radice profonda sul piano della natura (assoluta) dei diritti e delle libertà borghesi.
    Il P. spiega che è inevitabile estromettere i capitalisti dai diritti politici e che è altrettanto inevitabile ogni limitazione al loro monopolio sulle libertà poiché questa iniziativa transitoria è necessaria per vincere la resistenza degli sfruttatori e ostacolare la restaurazione e la difesa dei loro diritti. La necessità di questa misura transitoria scomparirà con la scomparsa dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Allora il P., gradualmente, limiterà la sua azione e alla fine scomparirà la merce.
  3. La democrazia borghese si limita alla diffusione virtuale dei diritti e delle libertà politiche, come per esempio la libertà di associazione, di organizzazione e di stampa, in modo eguale per tutti i cittadini. In realtà l’azione del governo, nell’ambito della democrazia borghese, per quanto riguarda gli operai, ha impedito che essi usufruiscano dei diritti e delle libertà, anche quando sono fermamente dichiarati.
    Al contrario la democrazia proletaria non farà un annuncio virtuale dei diritti e delle libertà, ma li porrà più di prima e prima di tutto, nelle mani di quelle classi sociali che erano sottomesse all’oppressione capitalista, cioè proletari e contadini. A questo scopo, il potere Shoray sottrarrà alla borghesia la proprietà degli uffici, tipografie, magazzini di carta e li porrà completamente nelle mani degli operai e delle loro organizzazioni.
  4. Per secoli, la democrazia borghese ha annunciato l’uguaglianza delle persone indipendentemente dal sesso, religione, razza, nazionalità, ma i capitalisti non hanno permesso la realizzazione di questa uguaglianza e di questi diritti, anzi l’epoca imperialista ha favorito la repressione di nazionalità e razze. Per questo il governo Shoray, che è un potere operaio, dovrà operare fino alla demolizione totale dei residui delle disuguaglianze nei confronti delle donne, nei diritti coniugali e generali delle famiglie. Il compito del P. nel momento attuale è innanzitutto un lavoro di carattere ideologico ed educativo, allo scopo di distruggere tutti i residui delle disuguaglianze tradizionali e i pregiudizi, soprattutto tra gli strati arretrati degli operai e contadini.
  5. Il potere Shoray, senza alcun paragone con la democrazia e il parlamentarismo borghese, mentre garantisce la più ampia possibilità di scelta e rielezione dei rappresentanti, facile e semplice strumento per gli operai e i contadini, spazza via allo stesso tempo gli aspetti negativi del parlamentarismo, in particolar modo il rapporto fra potere legislativo e potere esecutivo e la separazione fra le organizzazioni dei delegati e le masse.
  6. La democrazia borghese, nonostante i suoi proclami, ha trasformato l’esercito in un’arma nelle mani delle classi possidenti, separandolo dalle masse sfruttate, utilizzandolo contro di esse, togliendo o comunque ostacolando la realizzazione dei diritti dei soldati.
    Al contrario il potere Shoray fonde in una rappresentanza comune operai e soldati, sul principio della completa uguaglianza dei diritti e sulla base dei loro comuni interessi. Il P. ha il compito di difendere lo sviluppo dell’unità fra soldati e operai all’interno dei Shoray e il rafforzamento dell’indissolubile unità fra esercito e organizzazioni proletarie e semiproletarie.
  7. Per l’arretratezza economica dell’Iran e la debolezza della classe operaia al suo interno, le masse operaie iraniane che vivono nel Turkestan e nel Caucaso e che non hanno interrotto i rapporti con le loro terre d’origine, avranno un ruolo importante nella definitiva liberazione dallo sfruttamento da parte della borghesia locale e straniera. Tutte queste azioni sono necessarie per l’unità fra le avanguardie operaie e le masse disperse degli operai e semi-operai dei villaggi e i contadini medi, spiegando a essi che l’unità fraterna fra operai e contadini potrà liberarli dalla repressione dei reazionarie dalla schiavitù delle classi ricche.

Sulla questione militare

Sul piano militare, i compiti del P. seguono questi principi fondamentali:

  1. Nell’era della distruzione imperialista e delle guerre civili in tutto il mondo on può essere conservato il vecchio esercito, né il nuovo esercito può essere organizzato sulla base di un sedicente principio non classista o puramente nazionale. Dopo la vittoria sui nemici della classe operaia è indispensabile per conservare i risultati di questa vittoria, organizzare un esercito rosso come espressione della dittatura proletaria. L’esercito rosso deve avere una chiara natura di classe, deve cioè essere formato essenzialmente dai proletari, dagli strati contadini e semi-proletari che sono vicini a essi. Solo in funzione della distruzione delle classi dominanti si potrà trasformare una milizia prettamente nazionale in esercito socialista.
  2. È essenziale sviluppare, per tutti i proletari e semi-proletari, l’insegnamento militare e l’educazione militare nella scuola.
  3. Il lavoro di insegnamento militare e di educazione dell’esercito rosso si basa sul principio della solidarietà di classe e dell’insegnamento socialista. Per questo è necessaria la presenza accanto ai comandanti militari di commissari politici, scelti fra i più fedeli e fidati comunisti; è necessaria inoltre la creazione di cellule comuniste in ogni unità per garantire i rapporti interni, una presenza ideologica e una disciplina cosciente.
    La necessaria unità organizzativa di un esercito che inizialmente è creato a partire dall’ambiente operaio e tra i contadini coscienti può essere costruita solo grazie all’aiuto di comandanti. Perciò la preparazione al ruolo di comandanti dei più dotati, attivi e fedeli soldati è uno dei compiti più importanti per la costruzione di un esercito. È inoltre indispensabile una ampia applicazione dell’esperienza pratica e tecnica della recente guerra mondiale. In questo senso, è necessario che i consiglieri militari addestrati alla scuola del vecchio esercito vengano assorbiti col compito di organizzare il nuovo esercito, affidando loro il comando delle operazioni militari. La condizione del loro assorbimento è a sua volta condizionata dalla concentrazione della direzione politica dell’esercito e del controllo generale dei comandanti da parte della classe operaia.

Sui rapporti nazionali

  1. Le classi dominanti, quando le basi della loro sopravvivenza non reggono più, sviluppano in ogni paese sempre lo sciovinismo nazionale o il fanatismo religioso. Mettendo una parte dei cittadini contro l’altra, cercano di stabilizzare la situazione politica. In Iran convivono 15 fra nazionalità e confessioni religiose. Questo problema (nazionale e religioso) si evidenzia in modo acuto e su questo bisogna fare la più radicale agitazione. Il P. deve spiegare questo problema agli operai e ai contadini, chiarendo loro che gli unici nemici sono i latifondisti e i capitalisti, i quali si appoggiano l’un l’altro contro la rivoluzione sociale. Deve spiegare inoltre che solo attraverso la ricerca della solidarietà degli operai di tutte le nazionalità si potrà ottenere la vittoria su questi nemici.
  2. Il P. dovrebbe cercare l’unità federativa di tutte le nazionalità esistenti in Iran.

Sulla questione religiosa

Il P. C. d’Iran, notando l’arretratezza e l’impreparazione delle masse popolari, pone come indicazione essenziale per tutti i propri membri, di evitare severamente ogni offesa ai sentimenti e alle credenze religiose, perché una simile azione favorirebbe solamente il fanatismo religioso.

Sull’educazione generale

  1. I re dell’Iran, e con loro tutti i gruppi dei khan e dei proprietari terrieri, non hanno mai pensato alla educazione dei lavoratori e dei contadini, perché più la gente era ignorante più facile era per i latifondisti e i capitalisti sfruttarli e reprimerli.
    Le masse sfruttate devono sapere che, per liberarsi dalle catene della schiavitù e della repressione, devono prima di tutto studiare la scienza che fino a ieri era al servizio degli interessi delle classi ricche. Il P.C. cercherà con tutti i mezzi di fondare un ampio settore di scuole popolari in tutto il paese.
  2. Sino a ora i figli dei capitalisti e dei latifondisti entravano nelle scuole e nelle università. Le scuole nelle mani dei ricchi, erano uno strumento per rafforzare la schiavitù degli operai e dei contadini; ora, da strumento di schiavitù possono diventare strumento di libertà. A questo scopo il P. assume i seguenti compiti: a) insegnamento obbligatorio, gratuito e pubblico per tutti ragazzi sino a 15 anni; b) creazione di una catena di istituti per bambini nell’età pre-scolastica, come asili nido, scuole materne, orfanotrofi, ecc; miglioramento dell’insegnamento pubblico; c) allo scopo di preparare e sviluppare, da tutti i i punti di vista, tutti i membri della società comunista, si creerà nelle scuole uno stretto rapporto fra l’insegnamento e il lavoro sociale e produttivo; d) saranno a carico dello stato l’alimentazione, il vestiario, le scarpe, gli strumenti di studio di tutti gli studenti; e) l’educazione al pensiero comunista dei nuovi quadri operai; f) l’aiuto complessivo dello stato per favorire l’autocoscienza degli operai e dei contadini creando una catena di strutture educative esterne alla scuola: biblioteche, scuole serali, case del popolo, università, lezioni, conferenze, studi cinematografici; g) l’istituzione di corsi specialistici per tutti coloro che ne abbiano interesse, in primo luogo operai e contadini; h) il più ampio sviluppo della propaganda e del pensiero comunista e l’uso dell’apparato politico dello stato a questo scopo.

Sull’economia

Il massacro mondiale durato 4 anni ha indebolito seriamente l’economia mondiale e ha provocato la mancanza di beni di consumo e la comparsa di un crudele mercato nero. Assistiamo cioè, nei paesi coloniali e da lungo tempo, a un razionamento dei beni di consumo che una volta arrivavano in abbondanza dai centri industriali d’Europa e d’America. Per ridurre questo deficit inevitabile di beni di consumo e per sviluppare le forze produttive del paese, il P.C. d’Iran sostiene che siano necessarie queste azioni:

  1. Sviluppare le comunicazioni e aumentare il collegamento di tutti i settori industriali attraverso la rete ferroviaria.
  2. Nazionalizzare tutte le fabbriche e le aziende industriali, la pesca e le miniere, il trasporto sulle vie d’acqua e le ferrovie.
  3. Armonizzare in ogni branca della produzione, i settori della manifattura e dell’artigianato, aiutando questo, con sostegni finanziari e altro, a passare al sistema moderno di produzione.
  4. Sovvenzionare con tutti i mezzi le associazioni degli operai e di tutti i lavoratori poveri.

Questione agraria

  1. Il P.C. d’Iran abolisce la proprietà privata sulla terra e la divisione fra i contadini cercando di attuare una serie di iniziative tendenti a sviluppare la grande agricoltura basata sulla socializzazione.
  2. Sostegno al raccolto collettivo.
  3. Concessione di tutta la terra dei latifondisti e anche di quella affittata dallo stato ai contadini.
  4. Creazione di un insieme di stazioni sperimentali e di fattorie modello per migliorare la produzione contadina.
  5. Nazionalizzazione della terra dei grandi latifondisti.
  6. Appoggio con ogni mezzo alle cooperative che realizzano la produzione economica rurale.
  7. Il governo organizzerà i seguenti aspetti: a) acquisto degli strumenti produttivi agricoli per metterli a disposizione dei piccoli e medi contadini; b) garantire sementi e concimi di qualità ai contadini; c) selezionare le razze di animali per l’allevamento domestico; d) propagandare la scienza agronomica; e) riparare i mezzi di produzione per i contadini; f) organizzare le terre non direttamente coltivabili attraverso l’intervento statale.
  8. Nazionalizzazione di tutto il sistema idrico e potenziamento della rete dei pozzi d’acqua.
  9. Il P.C.d’Iran per attirare su di sé la simpatia dei contadini sfruttati dopo averne soddisfatto le richieste economiche, deve fare una continua agitazione tra di loro e costituire i circoli contadini.
  10. Per quanto riguarda le tribù nomadi (Ilat) il P. prenderà delle iniziative tendenti a mitigare le difficoltà della oro esistenza, mettendo per esempio a disposizione gratuita delle terre.

Il problema delle banche

Sulla questione finanziaria e bancaria il P. prevede queste iniziative:

  1. Nazionalizzazione di tutte le banche e di tutte le casse dello stato;
  2. Trasformazione delle banche in organismi di contabilità generale al servizio della repubblica dei Soviet, con lo scopo (nel futuro) di farli diventare delle strutture per la contabilità generalizzata della società comunista.

La questione finanziaria

  1. Il partito imporrà senza pietà delle tassazioni alle classi più ricche e alleggerirà le tasse degli sfruttati.
  2. Il P. ritiene necessaria l’osservazione precisa delle entrate ed uscite dello stato e attiverà le necessarie iniziative per un bilancio unico per tutta la nazione.

Il problema delle abitazioni

Capitalisti e latifondisti che hanno avuto guadagni di milioni grazie al sudore e al sangue operaio, vivono nei castelli e nelle città ricche, mentre contadini e operai sopravvivono in sotterranei umidi e abitazioni povere. Per risolvere il problema delle abitazioni delle masse sfruttate il P. assumerà le seguenti iniziative:

  1. Requisizione di case e castelli della grande borghesia e dei latifondisti e loro trasformazione in uffici dello stato e delle organizzazioni operaie;
  2. Instaurazione di quartieri operai in tutte le città;
  3. Trasformazione di una parte delle case dei latifondisti e capitalisti in abitazioni per operai urbani e rurali;
  4. Aiuto economico a operai e contadini che vogliono, secondo il disegno dei consigli di quartiere, costruirsi le case usufruendo gratuitamente del territorio.
  5. Lo scopo del P. è comunque di eliminare le condizioni anti-igieniche dei vecchi quartieri proletari, abbattere le case malsane e costruire nuove case corrispondenti alle nuove condizioni di vita delle masse operaie.

Sull’assistenza sociale

Le classi ricche, nella loro accumulazione, hanno condotto sino alla follia lo sfruttamento operaio. Hanno costretto gli operai a lavorare da 12 a 16 ore al giorno; ciò ha provocato il declino fisico e psichico della classe operaia, impedendo che essa potesse dedicarsi 1 o 2 ore al giorno ai problemi culturali e alla scuola.

Il P.C. d’Iran si batterà per queste richieste:

  1. 8 ore lavorative giornaliere in tutti i settori operai e un giorno libero dal lavoro retribuito, alla settimana
  2. controllo operaio sulle assunzioni e sui licenziamenti;
  3. un mese di ferie pagate per gli operai che hanno lavorato un anno;
  4. regolamentazione del salario delle donne operaie da parte dello stato;
  5. assistenza sociale totale per tutti i lavoratori che non siano sfruttatori di altri lavoratori, per tutti i tipi di infortunio sul lavoro, per la disoccupazione, attingendo a fondi costituiti dai datori di lavoro e dallo stato, naturalmente sotto controllo degli sfruttati e ampia partecipazione delle associazioni dei lavoratori;
  6. soppressione del lavoro minorile sotto l’età di 14 anni;
  7. applicazione del sistema del salario con incentivazioni per aumentare il rendimento del lavoro.

Il P. Cercherà di garantire nel quadro dell’assistenza sociale, l’aiuto massiccio dello stato per i martiri della guerra, di altre calamità naturali, anche per i sacrifici derivanti dalla disgregazione dei rapporti sociali. Lotterà contro ogni vita parassitaria e indolente e avrà come suo compito quello di far tornare nell’ambiente di lavoro tutti quelli che erano stati licenziati.

Sull’igiene generale

Il P. ha come compito quello di prendere delle iniziative decise al servizio degli sfruttati:

  1. pulizia delle zone abitate (acqua, aria, terra);
  2. sistemazione e regolazione dell’educazione generale sia scientifica che igienica;
  3. sistematizzare le iniziative volte a rimuovere gli ostacoli che impediscono la scoperta e l’epidemiologia delle malattie contagiose;
  4. lotta contro le malattie sociali, sessuali, il vaiolo, l’alcolismo ecc.;
  5. garantire l’aiuto medico e farmaceutico con l’assistenza gratuita e generale.

Other texts

Testi di autori che, pur non appartenendo alla nostra corrente e mostrando rispetto ad essa divergenze politiche anche marcate, tuttavia riteniamo abbiano dato un contributo significativo alla critica classista di questa società.