Cinque lettere e un profilo del dissenso - Premessa

“Non si può togliere nessuna premessa fondamentale, nessuna parte essenziale a questa filosofia del marxismo fusa in acciaio, tutta d'un pezzo, senza allontanarsi dalla verità oggettiva, senza cadere nella reazionaria menzogna borghese”. (Lenin - Materialismo ed empiriocriticismo)

Al punto in cui è giunta la discussione scaturita dal dissenso sorto nella nostra organizzazione per il diverso modo di considerare, dal punto di vista del marxismo, alcuni problemi inerenti alla fase attuale della crisi del capitalismo, la pubblicazione di queste cinque lettere, cui va attribuito il merito d'aver iniziato questa necessaria messa a punto teorica, è quanto mai opportuna e necessaria.

Non ha alcun valore che il cortese scontro polemico sia avvenuto per lettera tra Alfa e Onorio piuttosto che tra x ed y; ciò che conta in queste circostanze è la preoccupazione teorica che lo anima, la convinzione propria delle parti in contrasto di sentirsi egualmente interpreti fedeli della stessa dottrina. Quel che è certo, comunque, è che, pubblicando questi scritti, non sveliamo alcun segreto epistolare, non tentiamo alcuna speculazione polemica, ma partiamo dalla convinzione, convinzione del resto che non dovrebbe essere soltanto nostra, che ciò che un rivoluzionario pensa e scrive nello sforzo di chiarire a se stesso, di interpretare e approfondire ì problemi della lotta rivoluzionaria cessa d'essere manifestazione singola e diviene patrimonio comune della classe alla quale appartiene.

È assurdo pensare che ciò che uno di noi scrive ed afferma intorno a questi argomenti in privato e ad uso personale, sia da ritenere valido ed impegnativo solo in questa, sede e cessi d'essere tale se esposto e sottoposto a critica esterna, collettiva, di partito. Soprattutto quando queste enunciazioni ed elaborazioni teoriche investono problemi di tattica e di strategia a cui si lega attualmente e in un avvenire assai prossimo la stessa ragione di esistenza del partito rivoluzionario.

Dalla lettura di queste lettere apparirà chiaro che alla base del dissenso sta, come sempre, una diversa valutazione della dialettica marxista, un diverso modo di aderire a questa dottrina. In realtà i dissensi sulla interpretazione del materialismo storico sono vecchi quanto il marxismo e sembra quasi che particolare vitalità gli provenga proprio da questo dissidio che accompagna l'apparire di ogni nuova generazione di rivoluzionari.

Esiste oggi il pericolo di vedere il nostro partito sradicato dal suo terreno di classe, dalla sua ideologia e dai suoi compiti storici per una falsa applicazione della teoria rivoluzionaria? Rispondiamo senza esitazione: Sì, perché soltanto oggi la vastità e l'acutezza della crisi del inondo borghese mette alla prova ideologie, programmi politici, partiti e singoli combattenti e fa risaltare nella sua vera luce tanto gli aspetti giusti come quelli deleteri d'ogni corpo di dottrina e d'ogni formulazione teorica. Per l'incalzare degli avvenimenti e per la loro stessa linearità ciò che ieri sembrava secondario, marginale, accessorio e poteva trascurarsi e passare come atteggiamento di pensiero tutto personale, snobismo cerebrale, tendenza innocua e dilettosa insieme al paradosso, ora è spinto sul piano, si precisa, si sostanzia quasi ed è dialetticamente costretto a mostrarsi per quel che è e per quel che criticamente vale.

Il partito proletario ora fa suo e assimila, ora respinge da sè perché estraneo alla sua natura di classe quest'apporto teorico attraverso il vaglio dell'azione che è una continua messa a confronto della teoria con l'esperienza passata e con l'interesse che ne può trarre e sia questo non soltanto fugace e contingente e mai in contrasto con i suoi compiti finali.