Sulla questione sindacale

Finalmente il comp. Bordiga ha sentito il bisogno di precisare il suo pensiero, pur nei dettagli, sulla questione sindacale. Non ha importanza come questa lettera-documento sia pervenuta al centro del partito, ne ha invece molta se si considera che, inviata prima del convegno di Milano dell'1-6-1951, è rimasta... stalinisticamente nelle tasche del destinatario e ne è uscita molto più tardi per forza maggiore.

  1. La situazione sindacale di oggi diverge da quella 1921 non solo per la mancanza del Partito Comunista forte, ma per la progressiva eliminazione del contenuto della azione sindacale col sostituirsi di funzioni burocratiche alla azione di base: assemblee, elezioni, frazioni di partiti nei sindacati e via, di funzionari di mestieri a capi elettivi, ecc. Tale eliminazione difesa nel suo interesse dalla classe capitalistica vede sulla stessa linea storica i fattori: corporativismo tipo C.L.N., sindacalismo tipo Di Vittorio o Pastore. Tale processo non può essere dichiarato irreversibile. Se l'offensiva capitalista è fronteggiata da un partito comunista forte, se si strappa il proletariato alla tattica (sindacalista) C.L.N. di fronte a quelli, se lo si strappa all'influenza dell'attuale politica russa, nel momento X o nel paese X possono risorgere i sindacati classisti ex novo o dalla conquista, magari a legnate, degli attuali. Ciò non è storicamente da escludere. Certamente quei sindacati si formerebbero in una situazione di avanzata o di conquista del potere. Le differenze tra le due situazioni rendono secondaria quella tra la dirigenza D'Aragona, che non escluse la nostra azione di frazione nella C.G.L. e quella Di Vittorio.
  2. Premesso il fatto della scarsa forza del partito, e fino a che questa non sia molto maggiore, il che non si sa se avverrà prima o dopo il risorgere di organizzazioni di classe non politiche a larghi effettivi, il partito non può e non deve: né proclamare il boicottaggio di sindacati organi di azienda e agitazioni operaie; né proclamare la presenza sempre e dovunque alle elezioni di fabbrica di sindacati etc. con liste proprie; né, dove sia localmente in prevalenza di forze, usare in aperte agitazioni la parola del boicottaggio invitando a non votare, non iscriversi al sindacato, non scioperare o simili.
    In senso positivo: nella maggioranza dei casi astensione pratica e non boicottaggio.
    Nei casi speciali, di buon rapporto di forze, mai parola di boicottaggio, eventuale decisione o per il disinteressamento dal presentare liste o per la presentazione, secondo le prevedibili pratiche conseguenze, in ogni caso con lavoro di diffusione dei nostri princìpi a mezzo del gruppo di fabbrica di iscritti, emanante dal partito, ad esso subordinato.
  3. Occorre svolgere la propaganda della storia sindacale, specie spiegare la tattica della Internazionale Comunista e del Partito Comunista d'Italia nella fase favorevole del primo dopoguerra, tesi di Mosca e Roma ecc. ecc., storia della frazione sindacale comunista della C.G.L., sindacato ferrovieri ecc. Principio: senza organismi operai intermedi tra partito e classe non vi è possibilità rivoluzionaria; il partito non abbandona tali organismi per il solo fatto di esservi in minoranza. Tanto meno sottopone i suoi princìpi o direttive al volere di quelle maggioranze sotto pretesto siano “operaie”. Ciò vale anche per i Soviet. (v. Lenin Zinoviev ecc.).

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5 gennaio 1951, Amadeo Bordiga