Rassegna internazionale

In questa rassegna faremo riferimento in modo particolare ai gruppi e alle rispettive pubblicazioni in qualche modo involte nel lavoro internazionale avviato con le Conferenze di Milano 1976 e Parigi 1978.

Il processo di identificazione dei problemi cruciali della classe ed il confronto serrato su questi, pur necessario, procede invece faticosamente, frenato dall'opportunismo e dalla confusione, caratteristiche prevalenti del presente momento storico.

Le conferenze internazionali, termometro di questo processo, anche se non il solo, hanno evidenziato la immaturità dei gruppi a focalizzare e a dare risposta ai reali urgenti problemi della classe. Possiamo sintetizzarli così: tipo di intervento dei rivoluzionari nella lotte quotidiane del proletariato, necessità del legame classe-partito, necessità di costruzione del Partito come unico strumento idoneo a dare respiro politico e strategia rivoluzionaria alla lotta di classe. I problemi sin ora dibattuti (natura della crisi attuale e sue aspettative, natura delle guerre di liberazione nazionale, organizzazione dei rivoluzionari) avevano tutti riferimento diretto o indiretto ai problemi essenziali indicati ed é proprio in base al dibattito su di essi che possiamo dare le valutazioni accennate.

Sentiamo dire da alcune parti, talvolta le parti direttamente interessate, che i lavori segnano il passo. Ci permettiamo di aggiungere che rischiano di vanificarsi nella stagnazione. Ogni cosa ristagnando marcisce. Questa é una consapevolezza che non ci é mai venuta meno ed il nostro partito, come ha saputo avviare l'iniziativa, così sarà in grado di imprimerle l'accelerazione necessaria. Una cosa però deve essere chiara: il ristagno dei lavori non é dovuto a formali e generiche capacità di questo o quel gruppo o dell'insieme dei gruppi. Si va a rilento, o non si va affatto, perché si sono incontrati scogli che vanno in qualche modo superati. E gli scogli sono di natura politica: non si procede in un lavoro avente di mira per quanto lontana, la formazione del partito internazionale del proletariato senza risolvere i problemi relativi alle fondamenta politiche di un partito rivoluzionario; non si va a costruire qualcosa senza sapere che cosa. A questo proposito ci siamo già chiaramente espressi nel nostro testo per il bollettino internazionale che volevamo dedicato alla valutazione del lavoro sin ora svolto dalle due conferenze e alle prospettive che ciascun gruppo assegnava al lavoro futuro.

Ma in questo primo bollettino, spiace doverlo rilevare, é mancato proprio da parte dei gruppi maggiori il necessari inquadramento di insieme.

Non é sufficiente infatti dire, come fa la CCI, che "la sola via per dare alle conferenze un significato pressante" é l'accordo sui principi secondo i quali "il partito sarà formato dai gruppi partecipanti alle conferenze (e gruppi supplementari che vi si collegano) - le nostre discussioni e le nostre attività sono il primo passo lungo la via che conduce alla formazione del partito internazionale".

Tutto ciò é formalismo o, nella migliore delle ipotesi, cosa scontata. Abbiamo avviato nel 1976 l'iniziativa internazionale mossi dalla necessità di lavorare per la formazione del partito internazionale e dichiarandolo.

Ora si tratta di verificare sul piano politico concreto la disponibilità di tutti a muoversi in quella direzione, e non per affermazioni verbali, ma con la necessaria consequenzialità politica. È di questo allora che bisogna discutere. Tutti dicono di esserci per il partito: si tratta di verificare l'omogeneità di intenti nella sostanza del problema.

Voler evitare ciò significa inevitabilmente assumere un atteggiamento opportunista di cui presto o tardi si pagano le conseguenze.

Già ora si possono registrare avvenute scissioni dalla CCI originanti gruppi a varia tendenza. Ciò é segno evidente che convivono o hanno convissuto in quella organizzazione, correnti e gruppi eterogenei. Non é un caso infatti che una scissione negli USA abbia generato una Revolutionary Struggle Tendency, scopertamente consigliarista, mentre in Belgio e Inghilterra si siano staccati gruppi di tendenza opposto e specialmente preoccupati del ruolo attivo che ai rivoluzionari spetta e che la CCI rifiuta.

Dedicheremo qui alcune note anche a questi gruppi.

Marxist Worker (USA)

Abbiamo recentemente ricevuto il numero 1 di questa pubblicazione americana del Marxist Workers Committee (Comitato degli operai marxisti) in accompagnamento ad una lettera nella quale i compagni dicono di avere molti punti in comune con noi.

Sul giornale é pubblicata la storia politica dei compagni oggi organizzati nel M.W.C. ("25 years of struggle - our history"). Vi si legge che:

Il Marxist Workers Committee é la attuale forma organizzativa di una tendenza avvisatasi negli anni '50 all'interno del Partito Comunista USA. Nel 1956, quando il Partito era lacerato da conflitti di frazione, la frazione di sinistra prese la forma organizzativa del Marxista Leninista Caucus e presentò il suo programma alla intera organizzazione del partito. Sezioni del Caucus erano organizzate all'interno del Partito a Philadelphia, Chicago, Detroit, Cleveland, Williamsport, e New York. Era composto quasi interamente da operai di base. Dopo due anni di inutili tentativi di sbarazzarsi della direzione revisionista del Partito, il Caucus lasciò il P.C.USA e formò nell'agosto del 1958 il Provvisional Organizing Committee to reconstitute a Marxist Leninist Communist Party (Comitato provvisorio organizzativo per ricostruire un Partito comunista marxista leninista) conosciuto come POC.

È questa la base di partenza per la successiva evoluzione attraverso gruppi e pubblicazioni via via succedutisi sino all'attuale M.W.C.

L'articolo ripercorre le tappe di un cammino tormentato alla "riscoperta" del marxismo come strumento di lotta politica del proletariato. Si apprende così che nel 1968 questi compagni, allora organizzati nell'American Workers Communist Party costituitosi in quell'anno, si allontanarono dal filocinesismo e iniziarono a comprendere che il "revisionismo" datava da ben prima del 1956 e che Stalin ne era la figura più rappresentativa.

La nostra nuova consapevolezza arrivò come uno shock tremendo per I'AWCP. Eravamo letteralmente cresciuti sugli scritti (e nella glorificazione) di Giuseppe Stalin e lo avevamo sempre considerato come 'un gigante del marxismo' e il 'discepolo e continuatore di Lenin' ecc. ecc. Ma in una serie di sei articoli pubblicati su Vanguard nel 1969, tracciamo la vittoria dell'opportunismo indietro fino al periodo della malattia di Lenin e della sua morte. Una volta che Lenin fu fuori scena le varie tendenze borghesi, rappresentate da Stalin, Zinovief Trotsky ecc. furono capaci di imporre una linea opportunista al partito sovietico e allo Stato Sovietico e poi alla Internazionale Comunista.

È facile per i nostri lettori sorridere di certe scoperte. Invitiamo però a tener conto del lunghissimo isolamento che la classe operaia americana e i suoi militanti hanno subito dal lungo lavoro di elaborazione teorica e politica svolto dalla sinistra comunista europea; delle enormi difficoltà che i pochi in contatto con il nostro partito subito dopo la guerra ebbero, nel clima di guerra fredda e di caccia alle streghe da una parte e dall'altra, ad operare verso gli elementi arroccati su posizioni staliniste o trotskiste. Risulterà allora più facile comprendere certe ingenuità ed apprezzare al loro giusto valore anche gli sforzi di questi compagni che peraltro mostrano di aver maturato posizioni tutt'altro che trascurabili nel panorama attuale. Abbiamo a disposizione solo il primo numero del loro giornale e, quindi, in attesa di ulteriore materiale e documenti possiamo solo stralciare di lì.

A proposito della rivoluzione russa, abbiamo già visto come oggi questi compagni ritengono abbia subito una sconfitta sin dagli anni 1920. Più concretamente i compagni scrivono che:

La vittoria dell'opportunismo all'interno del Partito Comunsita Sovietico corrisponde al periodo della malattia e della morte di Lenin nel Gennaio 1924. La famosa battaglia fra Stalin Trotsky, Zinovief, Bucharin, ecc. per il controllo del Partito Comunista Sovietico fu prima di tutto una disputa riguardo quale corrente opportunista avrebbe dovuto amministrare l'apparato statale dei Soviet per la borghesia Russa. Lungi dall'essere un oppositore rivoluzionario al revisionismo sovietico, Trotzky e la corrente trotzkista restarono la "leale opposizione" di Stalin e compagni, negando il ristabilimento del capitalismo in Unione Sovietica...

È chiaro che siamo di fronte a giudizi "tagliati con l'accetta", colmi di quell'affrettata esagerazione tipica di chi scopre da poco vecchie novità. Ci riferiamo in particolare al pesantissimo e "moralistico" giudizio su Trotsky esclusivamente fondato, per ora, sulla sua ostinazione a battersi all'interno del PC sovietico. È vero invece che Trotsky individuò abbastanza chiaramente i pericoli di involuzione verso il capitalismo senza per altro vederli realizzarsi sotto i propri occhi, come invece avveniva. I compagni sottolineano giustamente che:

Lenin era ben conscio che tale trasformazione (a potere di stato borghese) era una possibilità reale a causa della debolezza della neonata dittatura del proletariato, il suo isolamento internazionale e specialmente perché la gran parte dell'apparato di Stato sovietico era in realtà il vecchio apparato borghese-zarista.

Sembrano cioè tener conto dell'isolamento della rivoluzione russa, ma sembra anche se ne dimentichino quando sottovalutano la importanza politica e storica che ebbe la opposizione all'interno della Internazionale (e dello stesso partito russo).

Occorreva assolutamente portare sino in fondo la lotta per salvare il salvabile delle strutture di guida del proletariato allora esistenti nella eventualità sempre possibile di una inversione della tendenza generale al riflusso e, in ogni caso,

per ostacolare quanto più possibile l'opera controrivoluzionaria sulle coscienze proletarie che in massima parte facevano riferimento a quei partiti. Il processo controrivoluzionario non si era compiuto, come abbiamo più volte sottolineato, e i comunisti non potevano disertare i posti di combattimento. Chi non si curò a suo tempo di questo fondamentale problema, e cioè la Sinistra Tedesca, mostrò presto i limiti complessivi della sua posizione quando, partita sentenziando la vittoria della controrivoluzione in Russia nel 1921, approdò alle melanconiche spiagge della negazione della Rivoluzione stessa e al consigliarismo di li a pochi anni.

Sugli altri punti, solo toccati da questo numero del giornale (Il Guerra Mondiale, guerre di "liberazione nazionale", ruolo dell'imperialismo) la impressione che abbiamo ricevuto é analoga: una vicinanza con le nostre posizioni accompagnata però da una evidente difficoltà a fruire del patrimonio teorico, dottrinario della Sinistra Italiana, alla quale più si avvicinano.

Contiamo di contribuire con i rapporti diretti già avviati, a colmare le lacune, anche di conoscenza storica, che i compagni sembra vogliano superare e a immettere anche questi compagni nel lavoro complessivo per il raggruppamento dei rivoluzionari a scala mondiale.

Internationalist Communist Organisation

L'ICO é costituita da un gruppo di compagni, alcuni ex simpatizzanti, altri ex militanti della sezione inglese della CCI. Un compagno in particolare dimissionava lo scorso anno con un documento titolato "CCI, avanguardia alla retroguardia". Anche in questo caso le divergenze con la CCI riguardavano i punti fondamentali del ruolo del partito oggi e nel periodo rivoluzionario, lo stato di transizione e l'analisi economica, l'uso della violenza di classe da parte del proletariato.

La critica anche se sintetica risulta corretta e può essere accomunata alle stesse critiche da noi avanzate alle posizioni più opportunistiche della CCI.

In seguito i compagni hanno elaborato ulteriormente le loro posizioni esponendole in due piattaforme, una politica e l'altra dei gruppi di fabbrica; esse sono a base della presentazione politica del gruppo sia sul piano nazionale (per l'intervento nella classe e per il lavoro di confronto politico e di possibile futura collaborazione con la CWO) sia sul piano internazionale, in qualità di gruppo osservatore alla III Conferenza Internazionale.

È l'unico gruppo oltre il nostro partito che, avendone individuato l'estrema importanza, ritiene necessario, perché il partito sia collegato alla sua classe, la costruzione dei gruppi di fabbrica.

Il ruolo politico di questi organismi nella lotta di classe é chiaro ai compagni della ICO, a differenza invece delle varie mistificazioni e incomprensioni che ci vengono dalle altre forze del milieu internazionale. Contiamo su questi compagni perché in Gran Bretagna il dibattito sul problema del partito e dell'intervento dei rivoluzionari oggi, registri una buona accelerazione, particolarmente tra i compagni della ICO e della CWO. Incontri in questo senso sono già avvenuti tra le due organizzazioni, ma ancora da parte di entrambi non si é arrivati ad un dibattito serrato e corposo. La CWO per parte sua é ancora ferma sul ritenere i gruppi di fabbrica esclusivamente organizzazioni dei membri del partito sul posto di lavoro, cellule di fabbrica di gramsciana memoria. Confessa tuttavia di essere allo studio del problema, di essere interessata ai nostri gruppi di fabbrica anche se ci avanza dubbi circa la garanzia di rivoluzionarismo o di identità di linea tra la piattaforma del partito e l'operato dei membri dei gruppi di fabbrica non iscritti al partito. Abbiamo risposto sottolineando quanto pare, per dichiarazione del compagno recentemente venuto a Milano, fosse stato insufficientemente considerato: la natura politica - e non semplicemente antisindacale - della piattaforma di adesione ai gruppi di fabbrica, e ciò che ne fa strumento sufficientemente selettivo.

Da parte della CWO siamo in attesa, nel dibattito a distanza, di ulteriori sviluppi che contiamo arrivino in misura proporzionale all'impulso che nella stessa Gran Bretagna il dibattito su questi problemi avrà anche grazie al contributo della ICO.

Per questa organizzazione, infatti, elemento essenziale per la costruzione del Partito é operare per la costruzione dei gruppi di fabbrica comunisti a rete internazionale. Loro impegno immediato é quello del collegamento concreto con l'esperienza italiana e con quanto già qui esiste. I compagni della ICO fanno riferimento politico diretto al nostro Partito perché nella sua tradizione e nella sua storia si trovano ad inserirsi con più coerenza. D'altra parte il gruppo presenta ancora delle sbavature nella impostazione e nel metodo di valutazione di alcuni problemi. Riteniamo e ci auguriamo che questi siano solo fenomeni dovuti a inesperienze soggettive e come gruppo. I compagni presentano infatti alcune rigidità per esempio nel ritenere impossibile, pena il pericolo di arrecare confusioni e illusioni alla classe, la utilizzazione delle elezioni in senso rivoluzionario, oppure nel valutare l'ondata rivoluzionaria del 1917-21. Su quest'ultimo punto affermano che l'opposizione di sinistra europea all'interno della III Internazionale e quella russa all'interno del partito bolscevico avrebbero dovuto seguire l'esempio della sinistra tedesca, scindendo le proprie responsabilità sin dalle prime avvisaglie del processo controrivoluzionario (21 punti di Mosca, Kronstadt, Nep, ecc). Valgono per questi compagni le osservazioni fatte a questo proposito sui compagni di Marxist Worker. Ci auguriamo che le già avvenute discussioni a Milano e a Londra e i futuri rapporti varranno a sciogliere queste "rigidità" che se cristallizzassero aprirebbero le porte ad un pericoloso deviazionismo nel metodo di indagine storica e politica.

Di certo c'è la comunanza di prospettive, la solidarietà nel lavoro concreto di intervento e serrati rapporti di discussione e di collaborazione, A riprova della solidarietà di questi compagni al nostro partito é di imminente pubblicazione il primo numero del loro periodico dalla significativa testata "Communist Battle". (1)

Groupe Communiste Internationaliste

Il GCI é un gruppo di compagni presenti in Belgio e in Spagna, pubblicano la rivista "Le Communiste" e "Comunismo". Il gruppo ha origine da una scissione dalla CCI avvenuta nei primi mesi del 1979. All'atto della scissione questi compagni hanno prodotto un documento, "Rottura con la CCI", in cui espongono le divergenze principali che si erano sviluppate nella CCI e che avrebbero poi portato alla scissione.

In sintesi, vengono presi di mira i punti più deboli della CCI, i problemi che più necessitano di chiarimento tra i rivoluzionari e su cui la CCI mantiene posizioni contraddittorie e opportunistiche.

Punto primo, il rapporto partito-classe, i compiti del partito quindi l'intervento dei rivoluzionari nella classe; il GCI rimprovera la CCI di ridurre il partito a mero strumento di propaganda, quindi a niente, nel momento in cui non guida e organizza le lotte del proletariato.

Punto secondo, l'esercizio della violenza da parte del proletarlato al potere la CCI ha il culto della democrazia, rigetta il concetto marxista dell'uso della violenza da parte del proletariato per imporre la propria dittatura sulle altre classi.

Punto terzo, si rivendica lo stato operaio come strumento della classe, lo stato di transizione é una sovrastruttura politico-amministrativa gestita dal proletariato in prima persona, e non una situazione da cui doversi difendere,

la dittatura proletaria non è più niente se ammette uno Stato multiclassista, impedendo al proletariato di trasformarsi in classe dominante, in Stato proletario!!

In sintesi il GCI afferma che é necessario battere l'ideologia consigliarista di cui la CCI é una degli attuali rappresentanti; si prospettano inoltre altre divergenze interne alla CCI che daranno luogo ad ulteriori scissioni.

Il documento si presenta come una critica complessivamente valida alle posizioni della CCI. Riteniamo comunque che i compagni debbano colmare alcuni vuoti teorici e politici, ad esempio la loro posizione sulla permanenza storica del partito, sull'analisi del ruolo che la Frazione Comunista ha svolto negli anni 1920-30.

Quanto questo sia vero é mostrato, oltre dai contatti diretti avuti con i compagni, dal seguente passo che traiamo da "Le Communiste" n.3 del settembre 1979:

Il "Partito Comunista Internazionalista" si é di fatto costituito, contro le posizioni stesse della Frazione. Non essendo in alcun modo rovesciato il corso alla controrivoluzione ciò risaliva dunque a volontarismo organizzativo. Questo Partito ha in seguito conosciuto numerose separazioni e scissioni; di cui la più celebre é quella del 1952 di Bordiga formante "Il Programma Comunista".

Alla prima affermazione rispondiamo rimandando al titolo "Frazione e Partito" sul numero 2 e sul presente numero di Prometeo. Si espone, e si documenta quanto poco si possa affermare "La Frazione pensava, la Frazione diceva". Vi si dimostra cioè come e perché non sia vero ciò a cui i compagni si riferiscono parlando di posizioni stesse della Frazione, circa il problema della costituzione a Partito. Nel 1943 il Partito si formò, come doveva, non tanto perché si era aperta una nuova fase delle lotte di classe, ma perché era concluso il corso controrivoluzionario della esperienza russa e della Internazionale. La Russia e suoi partiti erano ormai passati armi e bagagli dall'altra parte, sancendo il fatto con la partecipazione alla guerra. La formazione dei partiti degli anni 1920 avvenne sulla base del definitivo smascheramento della socialdemocrazia con la prima guerra imperialistica. Quanto alla situazione delle lotte, in tutta Europa esse non stavano montando, ma anzi erano già in fase di riflusso. Se d'altra parte i rivoluzionari dovessero attendere la lotta di classe rivoluzionaria per costituirsi in Partito che fine farebbe il compito del Partito di preparare l'orientamento politico delle lotte che non da lui dipendono, e cioè delle lotte economiche? È un tema di riflessione che sottoponiamo ai compagni e a tutti coloro che ancora, e sono tanti, fanno confusione sul rapporto Frazione/Partito.

Quanto alla seconda affermazione, secondo la quale il Partito C. Int. avrebbe subito "numerose separazioni e scissioni" ricordiamo ai compagni che queste si resero possibili proprio grazie alla incompiutezza e alla poliedricità delle posizioni di Bordiga e riguardarono (e riguardano) solo Programma Comunista, non noi che il Partito difendemmo nel 1952 nella integrità e solidità della sua dottrina dei suoi principi e dei suoi programmi politici e organizzativi.

Ci auguriamo che l'approfondimento del dibattito e soprattutto una sua maggiore serratezza contribuiscano a rischiarare le ombre. Registriamo infine, con soddisfazione, l'adesione del GCI alla III Conferenza.

(1) Sul numero 2-1979 di Battaglia Comunista pubblichiamo la "Nota Storica" che i compagni premettono alla piattaforma politica. Comunichiamo che sono a disposizione presso la nostra amministrazione copie di entrambe le piattaforme.

Prometeo

Prometeo - Ricerche e battaglie della rivoluzione socialista. Rivista semestrale (giugno e dicembre) fondata nel 1946.