Dimitrov: nostalgie staliniane di rifondazione

Elogiando l'antifascista liquidatore della Internazionale Comunista

L'abbattimento a Sofia del mausoleo im cui era sepolto Dimitrov è stata l'occasione (Liberazione, 5 sett.) per un ammirato "ricordo" che ha sollevato qualche "disappunto" persino tra le file di Rifondazione. Ma per gli eclettici seguaci di Bertinotti la storia del movimento operaio rimane molto opinabile: rifuggendo da "valutazioni moralistiche" dei suoi protagonisti, preferiscono ricalcare le orme della storiografia staliniana.

Per i più giovani compagni, contrapponiamo agli ipocriti elogi

il nostro "ricordo", lo stesso col quale segnalavamo - su Battaglia comunista, luglio 1949, in piena epoca trionfante dello stalinismo - la scomparsa di Dimitrov e la sua "glorificazione" nel Pantheon dei controrivoluzionari.

Dimitrov era dirigente del partito comunista bulgaro durante i moti del 1923, l'anno delle prime lotte fra la direzione dell'Internazionale e le varie correnti di opposizione, anche a seguito delle prime gravi sconfitte provocate dalla politica incoerente del Comintern. Si oscillava fra una esasperazione legalitaria e democratica della tattica del Fronte unico, e bruschi cambiamenti di rotta per riprendere quota dopo le inevitabili ripercussioni negative della prima. L'ago della Internazionale si spostava da destra a sinistra, passando dalle posizioni più riformiste a quelle più barricadiere, grossolanamente estremizzandole. Una tragica esperienza fu, in Germania, l'entrata dei comunisti nei governi parlamentari di Sassonia e Turingia insieme coi socialdemocratici. Seguì, a situazione ormai pregiudicata, il tentativo insurrezionale in extremis, soffocato con rovinose conseguenze sulla compattezza organizzativa e programmatica del partito (preludio alle esperienze cinesi di qualche anno dopo).

Dimitrov fu l'esecutore fedele di questa incoerente politica. Con la tattica del Fronte unico ad oltranza, il partito bulgaro appoggiò il governo "progressivo" dell'Unione popolare agraria fino al suo rovesciamento con un colpo di Stato della destra borghese. Nella forte tensione sociale di quei mesi il partito bulgaro viene messo in condizioni di semi-illegalità senza neppure aver mosso un dito per inserirsi con una chiara funzione rivoluzionaria nella situazione ancora mobile. L'Internazionale prenderà atto dei risultati rovinosi di questa politica, ma, invece di attribuirli alla natura della sua impostazione tattica, ne rende responsabili i fedeli esecutori locali. Dimitrov e Kolarov, richiamati a Mosca e sottoposti a vivace critica per aver...fatto quello che l'Internazionale aveva loro ordinato di fare, vengono sollecitati, con un brusco cambiamento di rotta, a "preparare" l'insurrezione in autunno.

Ma la situazione è ormai pregiudicata e la "manovra di ripiego", strano miscuglio di insurrezionismo e di frontismo, si chiude con la pratica liquidazione del partito e con lo sbriciolamento dei quadri proletari. Dimitrov, buon caporale come sempre, si è meritato i primi galloni.

Nel 1933, l'esule Dimitrov fu tradotto sotto processo a Lipsia dai nazisti con l'accusa di aver contribuito all'incendio del Reichstag. Assieme a tutto lo schieramento antifascista borghese, l'Internazionale, ormai nelle mani della nuova classe dirigente russa, si scandalizzò ed infuriò contro l'attacco al tempio della libertà e della democrazia nella Repubblica di Weimar. Poiché Marinus van der Laube rivendicò al processo la responsabilità dell'incendio, ebbene, si darà addosso anche a lui. Ecco la tesi difensiva di Dimitrov: i comunisti non possono essere accusati di attentato a quello che considerano uno degli strumenti fondamentali della democrazia (borghese). Ed avendo van der Laube agito contro gli interessi della classe operaia, Dimitrov ne sollecita la condanna a morte in nome della difesa del Parlamento. Assolto, mentre sono in corso trattative fra i nazisti e la Ghepeu, Dimitrov riceve la cittadinanza russa e viene scambiato con tedeschi prigionieri in Russia. Raggiunta Mosca in aereo, mentre il coaccusato van der Laube veniva fucilato, Dimitrov fu santificato come... "martire del fascismo".

Anche allora, la nostra corrente rifiutò di unirsi al coro di virtuosa indignazione per il gesto di van der Laube. Come per l'attentato al Diana, la posizione della Sinistra italiana fu: non solidarizzare dal punto di vista politico con l'atto di violenza individuale, ma comprenderlo nelle sue ragioni sociali e reagire apertamente al coro di ipocrita protesta dello schieramento borghese. Van der Laube aveva espresso a modo suo il disgusto e l'odio del proletariato contro gli istituti della classe borghese; non spettava ai comunisti difendere, contro di lui, questi stessi istituti. Ma spettò a Dimitrov, e fu il secondo gallone per il passaggio da caporale a segretario del Comintern nel 1934.

Il suo ruolo fu quello di liquidatore fallimentare della Terza Internazionale. Educato alla scuola dei fronti unici, delle svolte, dei compromessi, della rinuncia ai principi e della obbedienza a tutti i costi, Dimitrov diventò il capo e il teorico (!) di una organizzazione ormai passata al nemico di classe. Liquidazione fisica della vecchia guardia, fronte popolare, guerra antifascista in Spagna e via via, fino alla chiusura degli sportelli del Comintern: tutto ciò porta la controfirma del caporale bulgaro. Al servizio della causa dello strangolamento del proletariato, Dimitrov fu molto meno indulgente degli hitleriani nel giudicare i "criminali" colpevoli di una opposizione alla politica staliniana: Neuman, Bela Kun e molti altri pagarono con la vita la disgrazia di essere capitati sotto la sua giurisdizione: i processi di Mosca si compirono Dimitrov imperante.

A guerra finita, lo si pose alla testa dello Stato satellite di Bulgaria. Sempre a seguito delle direttive di Mosca, fu democratico e frontista, difensore delle tesi nazionaliste, partecipe con Tito del sogno della Federazione Balcanica; infine, spietato epuratore dei partiti borghesi rivali e acerrimo nemico di Tito quando, piovuta la sconfessione di Mosca, non ebbe né chances né abilità sufficienti per varare a sua volta un "comunismo bulgaro nazionale". Fatto atto di contrizione, rimase a Mosca per esservi controllato e curato fino al decesso.

Così "visse - e sopravvisse", come si compiace "Liberazione", uno delle più bieche figure della controrivoluzione stalinista.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.