"Dopo il lavoro interinale e il part-time, oggi apriamo la concertazione sul lavoro a tempo determinato" (Ministro del lavoro, C. Salvi). Lavoratori, attenti al fondo schiena!

Inventati dal fascismo settant'anni fa, i fondi accantonati per le liquidazioni (Trattamento di fine rapporto) hanno costituito più un vantaggio per le aziende che non per i lavoratori. Mentre quest'ultimi hanno continuato a vivere con salari diretti fra i più bassi in Europa, gli industriali hanno gestito a loro libero piacimento le ingenti somme accantonate come salari indiretti. E se queste somme alla fine sparivano, pagava l'Inps coi soldi dei lavoratori!

D'accordo coi Sindacati, il governo di "sinistra" spinge ora i lavoratori a dirottare parte del Tfr nell'affare dei fondi pensione integrativi in cambio di un minimo sconto fiscale. Annualmente circa 14 milioni di lavoratori lasciano nelle mani dei capitalisti 26 mila miliardi di "risparmi". Le grandi compagnie di assicurazione ne reclamano una fetta consistente per i loro giochi in Borsa e altre allegre speculazioni, mentre gli industriali mercanteggiano sottobanco altri sgravi contributivi e contropartite compensative. Per chi ancora non l'avesse capito, il fine è uno solo: ridurre il costo del lavoro, cioè tagliare salari diretti e indiretti, e rastrellare maggiori profitti. A tutti i costi...per i proletari, s'intende!

Il ministro del Lavoro, Salvi (che passa per un "sinistro" del Pds) ha infatti assicurato gli industriali: l'operazione dovrebbe "rilanciare un mercato asfittico, oltre a ridurre da subito il costo del lavoro dello 0,2%. Inoltre l'istituzione finanziaria che gestirà i fondi (con la partecipazione dei Sindacati di stato) valorizzerà le somme accantonate, con un "ritorno positivo specie per le aziende piccole e medie".

Al giornalista di Repubblica che gli chiedeva se le imprese avrebbero in sostanza beneficiato dei profitti finanziari ottenuti con i soldi delle liquidazioni dei lavoratori, il ministro rispondeva con un lapidario: "Esattamente". La sua risposta rende superfluo un ulteriore commento.