Strategie divergenti al vertice Nato

Allo scudo spaziale americano gli europei contrappongono una propria forza militare autonoma

Il vertice della Nato tenutosi lo scorso maggio a Firenze, ha messo in evidenza per l'ennesima volta che tra l'Unione europea e gli Stati Uniti, le posizioni sono divergenti su quasi tutti i fronti. Un muro si va sostanziando tra le parti con il passare del tempo, che non può essere velato da sorrisi e reciproci complimenti di circostanza. Dal contenzioso commerciale, cioè dalle restrizioni poste dagli europei all'importazione delle banane e della carne agli ormoni americane, alle ritorsioni minacciate dagli americani nei confronti dei prodotti europei, sino alle problematiche militari riguardanti i nuovi armamenti e l'organizzazione degli eserciti, la tendenza ad imboccare strade separate si fa sempre più marcata.

In sostanza ciò che sta dietro a questa situazione è per gli Usa la determinazione di voler continuare ad essere l'unica super potenza incontrastata; mentre per quanto riguarda l'Europa vi è il tentativo di consolidare, seppur faticosamente e spesso in modo contraddittorio, ed estendere i progressi unitari raggiunti sul piano economico e politico anche dal punto di vista militare. Contare di più sullo scenario imperialistico mondiale significa competere sul piano della capacità bellica, da qui il legame indissolubile tra primato economico in un capitalismo globalizzato e supremazia nel possesso di sistemi d'arma e di un esercito efficientemente strutturato, corrispondenti alle proprie potenzialità e al ruolo che si è sollecitati a svolgere.

La proposta dell'amministrazione Usa di sviluppare un sistema antimissile, una versione in piccolo dello scudo spaziale di reaganiana memoria, che consentirebbe di intercettare eventuali missili nemici attraverso la rete americana di satelliti d'osservazione, per proteggere le aree strategiche negli Stati Uniti e nei territori alleati, ha incontrato la netta opposizione dell'Ue, soprattutto di Francia e Germania. Il progetto lanciato dal governo Clinton ha un duplice scopo, da una parte di politica interna, dato l'approssimarsi della scadenza del mandato presidenziale, dall'altro rilanciare la corsa agli armamenti per consolidare il dominio mondiale americano.

Il primo punto riguarda le beghe elettoralistiche tra democratici e repubblicani, i quali fanno a gara per presentarsi rispettivamente come i migliori guerrafondai, cosa che stuzzica molto gli appetiti e le sensibilità della grande borghesia, soprattutto quella del complesso militar-industriale, e della piccola borghesia, che nell'insieme costituiscono la maggioranza della modesta percentuale di coloro che si recano alle urne. Le elezioni americane hanno sempre visto la scarsissima partecipazione del proletariato e delle stratificazioni più emarginate, evidenziando più che altrove e in modo esemplare, come la farsa schedaiola è un imbroglio che interessa solamente le fazioni borghesi che si alternano al potere.

Il secondo punto mira a distanziare ulteriormente i rivali e a scompaginarne i piani per quanto riguarda gli armamenti, da qui il tentativo di coinvolgere strumentalmente, e solo a parole perché non rientra nei piani, Russia ed Europa nella collaborazione tecnologica per realizzare il Nmd (National missile defence), operazione giustificata con la presunta pericolosità atomica di stati "canaglia" come Corea del Nord, Iraq, Iran, Libia e Siria. In realtà, si tratta di un pretesto per ostacolare la volontà degli europei di creare un proprio autonomo esercito svincolato dai legacci posti in essere dal totale controllo americano all'interno della Nato, oltre che una manovra per evitare che si possa concretizzare un pericoloso avvicinamento economico-militare con Mosca.

Infatti, la riforma delle forze armate tedesche di questi ultimi mesi miranti a renderle compatibili col sistema di difesa d'altri paesi dell'Unione europea, testimonia l'intenzione di emanciparsi dal carro degli Stati Uniti. Allo stesso tempo l'Ue e la Russia denunciano con forza i proponimenti americani che fanno a pezzi il trattato Abm (Anti balistic missile) concluso nel 1972 tra Breznev e Nixon, il quale vietava la realizzazione di difese contro i missili intercontinentali dell'avversario.

Dopo oltre dieci anni dalla caduta dell'"impero del male", che avrebbe dovuto secondo la propaganda della borghesia occidentale avviare una nuova era di pace, la corsa agli armamenti, mai cessata per la verità, ritrova nuovo vigore. Cambiano gli attori, si rimescolano le carte, ma la sostanza resta sempre la stessa: le armi e le guerre non dipendono dalla volontà perversa di questo o quel governo, ma dalla natura stessa del capitalismo. Dalla sua dinamica finalizzata ad un unico scopo, la realizzazione del massimo profitto, che mette in concorrenza gli stati l'uno contro l'altro sia sul piano commerciale e finanziario, che su quello militare. Per riprendere Lenin, l'imperialismo non è una politica, o meglio non solamente questo, ma il modo d'essere del capitalismo moderno.

Cg

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.