Il capitalismo della menzogna e della guerra

Soltanto pochi mesi fa, era unanime fra gli economisti e le varie istituzioni economiche nazionali ed internazionali la convinzione che nel terzo trimestre di quest'anno si sarebbe avuta un'inversione di tendenza verso la ripresa dell'economia mondiale che poi si sarebbe consolidata nel prossimo 2003. Le rilevazioni statistiche relative all'andamento della cosiddetta economia reale sia negli Usa sia in Europa, nello scorso mese di agosto, hanno gelato anche gli entusiasmi più contenuti e ora non passa giorno senza che un qualche Istituto specializzato non renda noto di aver rivisto al ribasso la precedente previsione e non venga adombrata la possibilità che anche gli Usa entrino in una fase di forte recessione.

Non è raro, poi, che a paventare questa prospettiva siano proprio quegli economisti e commentatori economici che di fronte ai boom dei listini delle borse mondiali e in particolare di Wall Street, anziché indagare più a fondo le contraddizioni del processo di accumulazione del capitale che avrebbe consentito di evincerne con una certa evidenza che eravamo in presenza di un fuoco fatuo, di un fenomeno effimero, forse preludio della più profonda crisi dell'economia mondiale dopo quella del 1929, si arrampicavano sugli specchi per dimostrarne invece l'originalità e provare che si trattava dell'approdo a un'economia nuova che, grazie alle nuove tecnologie informatiche, era riuscita a superare il suo andamento ciclico e, grazie al fatto che tramite i fondi pensioni anche i lavoratori avevano libero accesso ai mercati borsistici, perfino la divisione in classi della società.

A chi rilevava che non vi era corrispondenza tra i valori espressi dai mercati finanziari e quelli relativi agli andamenti della concreta produzione di merci e ne ricavava la convinzione che si trattava della più grossa bolla speculativa mai creata in tutta la storia del capitalismo, si rispondeva che in realtà chi dava questa lettura del fenomeno non aveva compreso che il solo andamento del prodotto nazionale lordo (Pnl), che come è noto si basa sulla misurazione degli incrementi della produzione di merci e servizi, non era più sufficiente per una corretta valutazione degli incrementi della ricchezza prodotta. Dal computo del Pnl - sostenevano costoro - è escluso, perché per molti versi incommensurabile con le attuali metodologie econometriche, il valore relativo alla produzione di quelle merci cosiddette "immateriali", frutto proprio dell'applicazione delle nuove tecniche informatiche e in particolare della cosiddetta new-economy, l'economia di Internet e del personal computer, e quindi il suo valore risultava sottostimato. I mercati finanziari, invece, avevano colto a pieno la sostanza del nuovo capitalismo e dunque non vi era discordanza fra i valori da loro espressi e i valori relativi alla realtà economico-produttiva da essi rappresentata.. Il problema non era dunque di comprendere da dove traesse origine la irresistibile crescita dei mercati azionari, ma di aggiornare le metodologie econometriche per una più corretta valutazione dei flussi della ricchezza realmente prodotta. Lungo questa china si sono subito lanciati anche tanti "economisti di sinistra" con la fregola di dimostrare che la teoria del valore-lavoro era stata superata e che pertanto Marx era da mettere in soffitta. Ne hanno dette e scritte di tutti i colori. Sono approdati perfino alla fantastica conclusione che si era in presenza di un nuovo capitalismo che non si alimentava più dello sfruttamento della forza-lavoro, ma dell'appro-priazione del "sapere diffuso", il capitalismo cognitivo.

Ora di fronte al rischio di una crisi senza precedenti in questo secondo dopoguerra, ci si aspetterebbe da questi solerti affossatori del marxismo un rigo di autocritica, qualche riflessione su quello che sta accadendo, sul fatto, per esempio, che le borse sono in calo da oltre due anni; che le perdite degli indici borsistici registrate in questo periodo superano di gran lunga anche quelle registrate negli anni immediatamente successivi al 1929; che molti lavoratori, soprattutto statunitensi, in questi ultimi due anni hanno visto bruciati i loro contributi pensionistici di anni e anni e rischiano seriamente, quando smetteranno di lavorare, di ritrovarsi fra le mani un pugno di carta e non una pensione; invece: niente! Tacciono e aspettano che la tempesta passi in modo da poter riprendere a fantasticare e a scrivere libri per dimostrare la necessità di superare e andare oltre Marx. In realtà, è proprio quando si abbandona la critica marxista dell'economia politica che si prendono di queste colossali cantonate. Questa fase del capitalismo è tutta scritta nella legge della caduta tendenziale del saggio medio del profitto e nell'acuirsi delle contraddizioni a essa connesse e analizzate da Marx nel terzo libro del capitale. Muovendo da qui, non era un'impresa per soli geni comprendere che la crescita della sfera finanziaria corrispondeva alla necessità sempre più forte di integrare i saggi del profitto industriale con quote crescenti di extraprofitto ovvero affinando e sviluppando i meccanismi dell'appropriazione parassitaria di plusvalore a vantaggio delle concentrazioni di capitale più grandi. In particolare, si poteva rilevare che una gran parte di quel capitale che alimentava la crescita dei listini era capitale fittizio ovvero capitale prodotto a partire da altro capitale finanziario senza alcun riferimento alla produzione reale di merci né a quella attuale né a quella di un futuro più o meno prossimo e resa possibile dalla cosiddetta deregulation. Ormai è documentato che negli ultimi tempi del boom di Wall Street la produzione di capitale fittizio si è sorretta addirittura sulla pura menzogna. La Federal Reserve, come è noto, per incoraggiare l'afflusso di capitali verso gli Usa, su cui poggia gran parte della produzione in dollari di questa forma di capitale finanziario, introdusse nel calcolo del Pnl il cosiddetto "deflattore edonistico" (Hedonic pricing) con lo scopo di tradurre in valore non solo le merci realmente prodotte, ma anche l'innovazione tecnologica in esse contenuta (1). Con questo metodo di misurazione, i tassi di crescita del Pnl risultavano superiori di parecchi punti percentuali a quelli dei paesi concorrenti che invece utilizzavano le metodologie econometriche tradizionali, incoraggiando così, soprattutto gli investitori esteri, a preferire, per esempio, gli investimenti in titoli del debito pubblico statunitense piuttosto che di quello tedesco. Inoltre, come si è recentemente scoperto, emulando l'esempio della Federal Reserve, numerose grandi compagnie, fra le quali anche alcune nel cui consiglio di amministrazione sedevano uomini, come il vicepresidente Cheney, molto vicini a Bush, hanno sistematicamente falsificato i loro bilanci per incoraggiare i loro dipendenti e i piccoli risparmiatori a comprare le loro azioni a prezzi notevolmente superiori al loro reale valore. Ora siamo di fronte al crac dei mercati finanziari e alla prospettiva quanto mai concreta che alla recessione possa far seguito una fase di vera e propria depressione dell'economia mondiale. Siamo, cioè, di fronte alla migliore prova che il capitalismo non ha superato alcuna delle sue contraddizioni e soprattutto che è una vera e propria contraddizione in termini pensare che possa esistere a prescindere dallo sfruttamento della forza-lavoro e senza l'alternarsi del ciclo economico. Periodicamente la sua economia continua ad andare in crisi. Periodicamente queste crisi hanno carattere strutturale e non sono governabili con gli ordinari strumenti di politica economica e per venirne fuori non c'è altro rimedio che la guerra imperialista. Quella contro l'Afgha-nistan prima e ora quella annunciata contro l'Iraq ne sono la conferma. Certo, dicono che è contro il terrorismo! Ma a dirlo sono gli stessi dei falsi in bilancio, dell'hedonic price e del capitalismo basato sulla menzogna. E si sa: il lupo perde il pelo ma non il vizio.

gp

(1) Per ulteriori approfondimenti, vedi l'articolo: La crisi dell'Euro e del petrolio - Prometeo n.2/2000

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.