Gli antefatti

La nostra documentazione sugli antefatti e sulle motivazioni che hanno generato la scissione del Partito Comunista Internazionalista nel 1952 prende il via dal periodo immediatamente successivo al Primo Congresso del partito (Firenze - 1948). Sarà oggetto di una successiva pubblicazione un'ulteriore ricerca e documentazione sia sulla fondazione del partito (1943) che sui temi fondamentali della elaborazione teorica e della linea politica che hanno contraddistinto i primi anni di vita dell'organizzazione. Particolare attenzione sarà dedicata alla "questione sindacale", attorno alla quale e fin dall'inizio, si erano manifestati dubbi e divergenze riguardanti la tattica da seguire su un terreno di scottante attualità e importanza. Per l'intanto, rimandiamo alle Introduzioni ai fascicoli da noi già pubblicati che raccolgono lo Schema di programma 1944 e la Proposta di piattaforma 1945, e i resoconti del Convegno di Torino 1945 e del Congresso di Firenze 1948. Nel riconsiderare quelle vicende, va tenuto presente il breve ma intenso periodo storico nel quale si realizzò la costituzione del P. C. Internazionalista; era fra l'altro inevitabile, dopo quasi due decenni di dispersione e di isolamento dei sopravvissuti quadri della Sinistra Italiana, l'affiorare di alcuni dissensi interni, fondati per lo più su alcuni malintesi e sui differenti bilanci di esperienze personali e locali. La ripresa, fra mille difficoltà, dei contatti organizzativi, del confronto e della discussione comune attorno agli orientamenti teorici e tattici del partito, imponeva inoltre la corretta applicazione dei rapporti di centralizzazione politica, di organizzazione e di disciplina interna.

Dopo il Primo Congresso di Firenze (6-9 maggio 1948)

Fin dai primi mesi successivi ai lavori del congresso di Firenze si fa strada al vertice stesso del partito, tacitamente ammessa e "praticata" da membri responsabili dell'organizzazione formalmente impegnati a sviluppare i compiti politici del partito sulla base delle tesi approvate dal congresso, una tendenza di natura "pessimistica". Essa vede in ogni azione politica rivolta a stabilire, in una fase di deflusso, ma non di scomparsa della lotta di classe, un legame con le masse operaie, il pericolo di aperta degenerazione in senso opportunistico e controrivoluzionario.

Erano i primi passi, che avrebbero poi portato qualcuno a prospettare la smobilitazione del partito, la soppressione dell'organizzazione rivoluzionaria e la rinuncia a ogni contatto con le masse, sostituendo alla funzione e alla responsabilità di una milizia di partito la vita di frazione, di circolo che fa scuola di marxismo. Ciò nell'attesa messianica della ripresa rivoluzionaria, prevista fra quaranta o cinquant'anni, in contrapposizione al concetto leninista della permanenza del partito, indipendentemente dal numero di militanti e dalla situazione politica del momento, variabile e mai fissa in un'epoca di svolte brusche e non di lunghi cicli storici.

Che poi quegli stessi - come vedremo più avanti - si ritrovino subito dopo attorno a una piattaforma nuova di zecca, che proclama che mai il partito si riduce a circolo di intellettuali, questo fa parte dei paradossi cui è dato assistere nelle battaglie politiche. Nella stampa del partito comincia intanto a trasparire qualche sintomo della crisi che serpeggia in alcuni quadri dirigenti dell'organizzazione e che si riflette anche nelle prime riunioni del Comitato centrale.

Da segnalare una nota di O. Damen, pubblicata su Battaglia comunista n. 28 dell'agosto 1948 e intesa a chiarire e dissipare ancora una volta equivoci e malintesi, sulla cui buona fede gli accadimenti successivi avrebbero dato motivo di non pochi dubbi.

La precisazione sui lavori del Congresso di Firenze riguardava due inesattezze d'importanza politica contenute nella relazione dei delegati della Frazione francese della Sinistra comunista internazionale.