Il trionfo delle oligarchie - La borghesia dice addio alla democrazia rappresentativa

L'ultima guerra scatenata dagli Stati Uniti contro l'Iraq è stata giustificata con la necessità di distruggere le armi chimiche in possesso di Saddam Hussein e soprattutto con l'impellente urgenza di esportare nel cuore del Medioriente la democrazia. In nome di essa nell'ultimo secolo sono state combattute tutte le guerre che hanno insanguinato il pianeta e ucciso milioni di proletari.

Come non ricordare la campagna ideologica costruita dalla borghesia inglese ed americana intorno alla seconda guerra mondiale, combattuta per opporsi ai criminali ed antidemocratici progetti di Hitler, oppure alla miriade di conflitti durante il periodo della guerra fredda, dove il nemico da battere era l'impero bolscevico e la sua brutale dittatura. In nome della democrazia la borghesia è riuscita a mobilitare milioni di proletari sul fronte di guerra ma anche a creare il proprio sistema di dominio ideologico. Per tutto il ventesimo secolo nelle aree a capitalismo avanzato la democrazia borghese è stata la sovrastruttura ideologica e politica che meglio è riuscita a rappresentare e gestire gli interessi della classe dominante.

Sviluppatasi in seno alle rivoluzioni borghesi del Settecento, la democrazia rappresentativa si è espansa ed affinata tanto che nel corso del secolo scorso è diventata la forma politica dominante, permettendo alla borghesia di imporre il suo dominio di classe e nello stesso tempo dando l'impressione al proletariato attraverso la competizione elettorale di poter migliorare la proprie condizioni di vita. Ora da più parti, soprattutto nella sinistra borghese e tra i neo riformisti, è suonato il campanello d'allarme per la deriva autoritaria di cui sono vittime gli stati a più antica tradizione democratica, ossia gli Stati Uniti d'America. Una crisi della democrazia rappresentativa che minaccia di travolgere i pilastri su cui si è retto il moderno stato borghese, con conseguenze economiche e sociali allarmanti.

Per tutta una fase storica che ormai sembra arrivata al capolinea la borghesia ha utilizzato il sistema della democrazia rappresentativa per imporre il proprio dominio di classe. Soprattutto nella fase ascendente di questo ciclo d'accumulazione, quando il ritmo di crescita economica era tanto sostenuto da permettere al proletariato livelli di vita e di reddito mai più raggiunti, la democrazia è stata la forma ideologica e politica scelta dalla borghesia per gestire il permanente conflitto tra capitale e lavoro. Non che l'attività repressiva dello stato sia mai venuta meno quando le condizioni dello scontro di classe lo ha richiesto, ma proprio grazie al generale miglioramento delle condizioni economiche la borghesia ha scelto la democrazia rappresentativa per garantirsi il proprio dominio di classe. La democrazia rappresentativa è stata tanto efficace nello svolgere il proprio compito istituzionale che giustamente Lenin l'aveva definita come il miglior involucro per la conservazione del capitalismo. Attraverso il sistema della democrazia il capitale è riuscito a coinvolgere il proletariato nei meccanismi dello stato borghese, tanto che i vari partiti socialisti che si sono formati alla fine dell'ottocento, grazie anche all'affermarsi del suffragio universale, hanno utilizzato gli strumenti della lotta politica borghese per difendere gli interessi del proletariato. Un sistema molto raffinato nel suo contenuto di dominio ideologico, capace di dare l'illusione di poter accedere attraverso le elezioni alle leve del potere senza nessun trauma rivoluzionario. Il riformismo del secolo scorso si è sviluppato proprio nel solco della tradizione democratica borghese. Affascinato dall'idea dei continui miglioramenti delle condizioni di vita del proletariato determinati dallo sviluppo capitalistico e dalla possibilità di scegliere attraverso la scheda elettorale i propri rappresentanti politici, il riformismo aveva convinto milioni di proletari che il cambiamento in senso socialista della società fosse possibile progressivamente e pacificamente senza rivoluzione. L'illusione riformista è miseramente naufragata sotto l'incalzare della crisi economica del capitale che non solo non ha permesso al proletariato di migliorare le proprio condizioni di vita, ma negli ultimi decenni ha visto la classe lavoratrice mondiale subire pesantemente gli attacchi della borghesia. Un peggioramento delle condizioni di lavoro, con tagli al salario ed incrementi dei ritmi produttivi che hanno fatto regredire il proletariato delle aree a capitalismo avanzato di almeno trent'anni.

I meccanismi della crisi economica hanno radicalmente modificato la società capitalistica in questi ultimi trent'anni. La mondializzazione, i processi di concentrazione e di centralizzazione del capitale, la crescente proletarizzazione di ampi settori di piccola e media borghesia, l'affermarsi su scala mondiale di un'oligarchia economico-finanziaria capace d'influenzare miliardi d'individui con la propria ideologia, sono tutti fenomeni che hanno profondamente modificato gli schemi sui quali si era retta la società capitalistica fino a qualche decennio fa. La democrazia rappresentativa in questo nuovo contesto è diventata non più funzionale agli interessi della classe dominante. Se in passato, per tutte le ragioni sopra elencate, la democrazia rappresentativa ha rappresentato il miglior involucro per la conservazione del capitale, in questo nuovo quadro tale forma di dominio è storicamente superata. Sono gli Stati Uniti il paese dove meglio si evidenzia il fenomeno; e non poteva essere altrimenti visto che proprio in questo paese i processi di concentrazione e centralizzazione del capitale, l'affermazione di un'oligarchia economico-finanziaria che senza alcuna forma di mediazione impone agli altri con la tracotanza del più forte le proprie scelte, si sono manifestati con un certo anticipo rispetto agli altri paesi. Proprio il paese che è diventato il paladino della democrazia è quello che più di altri ha tradito in questi ultimi anni i principi dello stato democratico borghese. Le ultime elezioni presidenziali hanno visto votare solo il 36% degli aventi diritto, ma quello che più conta è che la nomina a presidente degli Stati Uniti di Bush è avvenuta solo grazie ad un provvedimento del governatore dello stato della Florida, che sospendendo il conteggio dei voti, ha decretato la vittoria di Bush sul rivale democratico. Per dovere di cronaca e nello stesso tempo per far capire come funzione la democrazia borghese dall'altra parte dell'Atlantico, il governatore della Florida è il fratello del presidente degli Stati Uniti. La famiglia Bush, che ha espresso due presidenti degli Stati Uniti, è tra le più ricche famiglie statunitensi legate all'industria del petrolio texano e alla lobby militare.

Il moderno capitalismo ha visto l'affermarsi sulla scena di gruppi economici capaci di imporre all'intera società i propri interessi, senza che questi siano filtrati dalla mediazione della politica. Negli Stati Uniti tale fenomeno ha assunto dimensioni tali da determinare l'affermarsi di forme di dominio diverse ed in contrasto con la democrazia rappresentativa, ma gli Usa non costituiscono un caso isolato rappresentando solo la punta di un iceberg di un fenomeno planetario. Per molti versi la situazione italiana non si differenzia molto da quella statunitense, visto che l'uomo più ricco d'Europa, Berlusconi, è anche a capo del governo e quindi può prendere tutte le decisioni politiche che meglio rappresentano i propri interessi. Quando una società genera forme di polarizzazione della ricchezza tanto accentuata, con l'affermarsi di gruppi di potere che riescono a determinare l'andamento della vita politica senza l'appoggio delle altre forze sociali, si mettono in moto meccanismi di dominio in cui gli interessi dei pochi oligarchi schiacciano quelli della stragrande maggioranza della società. Pensare che la deriva autoritaria e l'affermarsi di una democrazia oligarchica sia un fenomeno transitorio significa stravolgere i reali rapporti tra il mondo della struttura economica e quella della sovrastruttura ideologico-politica. Il riformismo afferma che dalla crisi della moderna società si può uscire recuperando i valori della democrazia rappresentativa, ma dimentica che la sua fine non è stata dettata dalla libera scelta di un qualche uomo di potere, ma è stata determinata dai mutamenti strutturale avvenuti nell'ambito della società capitalistica. La fase della democrazia rappresentativa si è definitivamente chiusa, al proletariato il compito di trovare la forza per sconfiggere la tirannide del capitale ed instaurare la sua democrazia, la dittatura del proletariato.

lp

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.