Contro tutti gli attacchi anti-operai! Contro il CPE!

Il governo continua i suoi attacchi contro tutti i lavoratori. Oggi sono i giovani ad essere investiti, come ieri lo sono state altre categorie, perché il CPE fa parte di un insieme di misure che formano un tutto coerente.

Sono anni che la classe dirigente ha precarizzato una parte sempre crescente dei lavoratori (prima di tutto giovani) con i contratti temporanei e i part-time imposti, gli stages bidone o lo sviluppo all’interinale. Dopo il CNE, e ora con il CPE, il governo vuole passare ad un livello superiore e comincia a parlare della messa in discussione dei CDI (contratti a tempo indeterminato). L’obiettivo è sempre quello di rafforzare la concorrenza e la divisione tra i lavoratori.

Ma non bisogna dimenticare le misure riguardanti la gestione/organizzazione del tempo di lavoro: dall’autorizzazione del lavoro notturno degli adolescenti (contenuta nella stessa legge del CPE) ai tentativi di allungare la durata della giornata lavorativa (abolizione delle 35 ore). La legge sulle pensioni del 2003 (allungamento a 42,5 anni di contributi per tutti). Il taglio delle prestazioni sociali. E, ovunque, i salari che non aumentano o in misura molto inferiori all’inflazione, reale o ufficiale.

È la mobilitazione dei giovani che oggi dà vita al movimento. Gli universitari e gli studenti medi devono lottare contro il CPE perché non sono un gruppo sociale a parte, ma dei lavoratori in formazione, a grande maggioranza faranno parte della classe operaia (intesa in senso lato) come i loro genitori o i disoccupati “esclusi” provvisoriamente dallo sfruttamento. Quanto ai sindacati, essi hanno deciso una mobilitazione ai minimi termini: niente appelli sui luoghi di lavoro, né volantinaggi né assemblee di informazione, ancora meno assemblee generali! Mentre il governo cercava di accelerare i tempi e andare avanti come un rullo compressore, i sindacati hanno impiegato settimane prima di depositare i preavvisi di sciopero, che non hanno avuto un seguito concreto. Il fatto è che la logica sindacale è sempre quella di difendere l’impresa, la nazione, in concorrenza con altre imprese, con altre nazioni. I sindacati sono dei mediatori che organizzano lotte simboliche di 24 ore e che, quando i lavoratori si mettono in movimento (come nel 2003, da parte degli insegnanti contro la riforma delle pensioni), dividono e demoralizzano i proletari per salvaguardare gli interessi della parte avversa, cioè la borghesia.

Il CPE, come la soppressione dei posti di lavoro e gli altri attacchi contro di noi, necessitano un’autentica risposta operaia. Dobbiamo organizzarci a partire dal basso, dalla base, allargare il più possibile il movimento contattando gli altri studenti, gli altri lavoratori, costituendo sui luoghi di lavoro dei comitati di difesa e d’organizzazione autonomi, basati sulle assemblee generali dai delegati revocabili. Siamo noi, i lavoratori, e non i sindacati o i politicanti, che dobbiamo difendere i nostri interessi. La logica sindacale di negoziazione e di cogestione mirano a conservare il capitalismo. Dopo il CPE la borghesia escogiterà nuove misure anti-operaie e continuerà a farci credere che la degradazione delle nostre condizioni di vita e di lavoro è inevitabile.

Contro le illusioni di una possibile armonia tra le classi, contro l’illusione dell’esistenza di un interesse nazionale, comune, tra i proletari e la borghesia, dobbiamo ricercare l’unità della nostra classe, unificarci attorno ai nostri esclusivi interessi, tanto immediati quanto generali.

Tutti uniti come classe antagonista al capitalismo, contro la borghesia e le sue appendici. Per reagire concretamente e mettere fine allo sfruttamento borghese e ai governi che l’appoggiano.

Per una risposta dei lavoratori, autorganizziamo le nostre lotte!

Bilan&Perspectives, 13 marzo 2006