Umiliazioni femminili, semplici e complesse

“[Nel rapporto fra uomo e donna] si esprime l'infinita degradazione in cui vive l'uomo per se stesso (...) [Infatti] il rapporto immediato, naturale, necessario dell'uomo con l'uomo è il rapporto del maschio con la femmina. (…) Dal carattere di questo rapporto si ricava sino a qual punto l'uomo come essere appartenente a una specie si sia fatto uomo e si sia compreso come uomo; il rapporto del maschio con la femmina è il più naturale dei rapporti che abbiano luogo tra uomo e uomo. (...) In esso si mostra sino a che punto il comportamento naturale dell'uomo sia diventato umano.”

Marx cita da uno scritto di Fourier:

“Il cambiamento di un'epoca storica si può definire sempre dal progresso femminile verso la libertà, perché qui nel rapporto della donna con l'uomo, del debole col forte, appare nel modo più evidente la vittoria della natura umana sulla brutalità. Il grado della emancipazione femminile è la misura naturale della emancipazione universale. (…) L'avvilimento del sesso femminile è un tratto caratteristico essenziale tanto della civiltà come della barbarie, solo con la differenza che, con l'ordinamento civile, ogni vizio che la barbarie pratica in maniera semplice è elevato a una maniera di esistenza complessa, doppia, equivoca, ipocrita. La punizione per il fatto di tenere la donna in schiavitù non colpisce nessuno più profondamente dell'uomo stesso.”

Attuali questi passi dei Manoscritti giovanili di Marx, a fronte di un aumento costante, in svariate forme, della discriminazione e della violenza contro le donne nel mondo. Sarebbero 140 milioni le vittime femminili di abusi fisici, psicologici e sessuali, molestie e maltrattamenti, sfruttamenti e mutilazioni genitali. Nella cattolica Italia quasi 6,7 milioni di donne hanno subito violenze almeno una volta nella loro vita, per lo più fra le mura di casa e in famiglia; di esse, tre milioni hanno subito aggressioni dai loro diretti partner; un milione quelle stuprate.

E veniamo alla rumorosa “questione” del giorno: va proibito l’uso del “chador”, l’indumento per alcuni imposto dal Corano (per altri solo il velo, hijab)? Anche per i cristiani (Paolo, 1 Corinzi 11:6), nella pratica religiosa la donna doveva coprirsi il capo, al contrario dell’uomo il quale

“è immagine e gloria di Dio, mentre la donna è la gloria dell’uomo; perché l’uomo non viene dalla donna ma la donna dall’uomo…”

Allah sancisce la superiorità del maschio sulla donna con una legge religiosa che i fondamentalisti vorrebbero imporre come legge di Stato; una rigorosa gerarchia uomo-donna, col primo autorizzato ad imporre alla seconda “doveri precisi e inderogabili”, in una totale subordinazione soggetta a pene severe. L’uomo con una specifica funzione, qui avallata da Allah, di “protettore” della donna quale proprietà privata, considerata un sotto-essere devoto e ubbidiente, soprattutto in camera da letto; anche da percuotere impunemente dal maschio che può godersela persino assieme ad altre mogli ufficiali. Una discriminazione secolare, una “tradizione patriarcale” che fa della donna un oggetto con l’ingiunzione di limitazioni e doveri di ogni genere (persino nell’uso di visite e cure mediche). Il tutto giustificato come rivelazione divina, ieri, e avallo del dio capitale, oggi, secondo usi e costumi…

DC

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.