Non solo parole: economicismo

Dalla rivista giovanile internazionalista “Amici di Spartaco” #25

Una delle deviazioni più pericolose cui è bene sempre mettersi in guardia è quella economicista. La tendenza economicista affiora tipicamente nei momenti in cui monta il movimento spontaneo dei lavoratori. Infatti è fortemente legato allo spontaneismo, ovvero a quel pensiero politico che teorizza che il movimento spontaneo dei lavoratori può naturalmente divenire movimento rivoluzionario. Quasi come se si potesse acquisire programma rivoluzionario, tattica e strategia per semplice riflesso, ovvero attraverso la mera opposizione agli attacchi di governi e padroni.

Quasi come se il capitale stesso, fornisse di tutti gli strumenti per superare questa società!

Gli effetti di questa deviazione dal metodo d’intervento comunista si possono subito avvertire. Infatti l’economicista è solito, perché spontaneista, nascondere l’importanza della necessità del Partito, e quindi coprire la necessità di un’organizzazione di rivoluzionari in grado di dirigere il movimento sulla base di un bilancio della storia della lotta di classe e dell’esperienza.

L’economicismo è strettamente legato allo spontaneismo, si diceva, perché è quella tendenza ad appiattire il contenuto politico dell’intervento dei rivoluzionari al livello del puro rivendicazionismo, ovvero la tendenza ad appiattire l'intervento al livello della spontaneità. Non bisogna credere tuttavia che l'economicismo sia sinonimo di rivendicazionismo, infatti l'economicismo può anche andare oltre le rivendicazioni contingenti per porre all'ordine del giorno questioni politiche generali: peccato, però che si tratta di questioni politiche che rimarcano il programma del riformismo piccolo-borghese, democratico e individualista. Infatti non basta aggiungere la necessità di un collante politico per i vari settori in lotta, perché occorre necessariamente esplicitare quale sia questo collante politico, e ne segue che se è riformista non ci piace!

Non si intenda che i rivoluzionari disdegnano la lotta economica e la difesa degli interessi della classe dai briganteschi piani di governi e padroni. Al contrario, i rivoluzionari si adoperano per ordinare queste lotte, che sorgono spontaneamente dal proletariato, nel quadro della lotta generale per il superamento del capitalismo, ovvero per la rivoluzione comunista.

I rivoluzionari la inquadrano tenendo sempre presente la differenza fra lotta rivoluzionaria e lotta rivendicativa, mentre al contrario l’economicismo cerca di confondere le due cose, definendo rivoluzionaria e quindi comunista qualunque lotta. Il risultato è il tragico annullamento del programma rivoluzionario, e la promozione di un programma socialdemocratico riformista. Proprio così infatti nasce l'esigenza di definire un programma minimo ed un programma massimo. I comunisti negano questa esigenza opportunista e favoriscono un intervento congiunto, ovvero un intervento in cui si agitano le parole d'ordine delle lotte contingenti puntando anche il dito sulle contraddizioni di questa società, e quindi dando sempre almeno qualche accenno sulla necessità del superamento di questo sistema infame.

Un altro pericolo che si accompagna all’economicismo è l’opportunismo, ovvero quella tendenza a mettere da parte i principii politici dell’intervento dei rivoluzionari, con lo scopo di raggiungere un consenso maggiore o maggioritario in seno ai movimenti spontanei.

Questa tendenza di fatto è mortale per il movimento rivoluzionario. Infatti implica la sconfitta del movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti, l’inadeguatezza del Partito.

L’economicismo si esprime spesso con l’operaismo fra gli operai, e lo studentismo fra gli studenti. Ovvero la tendenza a dividere le parti della classe per settori eliminando l’intervento politico anticapitalista unificatore e coagulante di forze.

L'economicismo è controrivoluzionario.

Comments

Carissimi compagni, vi chiederei di integrare le parti mancanti, causa refusi e lacune nel testo dell'articolo. Grazie saluti comunisti da Gianni

Grazie, Gianni. Ora dovrebbe essere giusto.

Amici di Spartaco

Rivista giovanile internazionalista

Amici di Spartaco #25

Ottobre 2011, Anno IV, NUMERO 5

Sommario

  • Il movimento degli indignati a Roma
  • Sugli scontri di piazza del 15.O
  • La Commissione Lavoro del movimento degl indignati
  • Le lotte autorganizzate dei proletari immigrati
  • Gran Bretagna e Cile: un estate di ribellione
  • L’angolo del marxismo
  • Contro il capitalismo
  • Non sole parole: economicismo
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