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Quando un palazzo cade a pezzi, ma anche quando è al massimo del suo splendore, i suoi elementi portanti necessitano sempre di un po' di manutenzione. Ad esempio, le colonne e i pilastri, specie se da tempo hanno iniziato a dare segnali di cedimento. La Chiesa, al cui timone si trova ora Leone XIV, appena eletto Papa, si trova a dovere fare i conti oltre che con un debito di 90 milioni di euro, con un progressivo scollamento dalla società di cui dovrebbe essere il pilastro, nel senso di costituire uno dei poteri su cui si sostiene quello centrale, rappresentato all'economia e, se vogliamo dargli una faccia, dai detentori dei mezzi di produzione e di distribuzione della ricchezza prodotta dal proletariato. Essa è una colonna erosa dalle intemperie, si chiamino essi scandali, corruzione, episodi di pedofilia, lotte fratricide. Questi fattori già da tempo l'hanno allontanata dalla gente genericamente intesa, il che ha comportato un calo di vocazioni al sacerdozio, di partecipazione alle cerimonie religiose, come i matrimoni officiati in chiesa. Si tratta di un film già visto e nemmeno tanto nuove sono le contromisure che la stessa istituzione ecclesiastica sembra avere preso per contrastare il suo epocale isolamento e adeguarsi alla modernità. Non è casuale che il nuovo pontefice Prevost abbia ricevuto/scelto il nome di Leone XIV come l'ultimo Leone che sedette al soglio di San Pietro, quel Leone XIII che con l'enciclica Rerum Novarum (Cose Nuove, come la società di massa, il movimento operaio, le idee socialiste) intendeva riannodare o non lasciare allentare i fili tra la Chiesa e la sua base sociale.
Anche Bergoglio ha lavorato in questa direzione, guadagnando immeritatamente la nomea di socialista, quando al di là della critica di facciata più che al capitalismo nel suo insieme a quelle che erano ritenute le sue storture, non ha mai messo seriamente in discussione il capitalismo stesso. Per suscitare gli osanna di quelli che si esaltano con poco sono bastati gli ammiccamenti seduttivi verso le coppie omosessuali, i selfie, gli atteggiamenti “al di sopra delle righe” e gli appelli alla pace che, per quanto non scontati, avrebbero trovato esempi contrari solo nei pontefici che benedicevano i crociati in partenza per la Terrasanta o Giulio II della Rovere che si lanciava in battaglia in sella al suo cavallo. Anche questo nuovo rappresentante di Cristo in Terra è a favore del dialogo e della pace, per la gioia di tutti quelli che hanno bisogno di aggrapparsi a qualche speranza, sempre però interna al sistema che invece dovremmo superare: e ci chiediamo di nuovo cosa costoro si aspettino da un Papa, e forse il fatto che non inciti i popoli dal balcone di piazza San Pietro a massacrarsi l'un l'altro, facendo scorrere fiumi di sangue, per loro è già tanta roba. Il cardinale Prevost, che inizia il suo pontificato sotto il peso di passate accuse di avere insabbiato o coperto casi di pedofilia, è semplicemente il frutto del compromesso di scegliere un uomo che faccia da contrappeso tra l'anima conservatrice e quella modernista della Chiesa secondo il detto "un colpo al cerchio, uno alla botte", per garantirle di attingere immensi fondi dalle diocesi americane del suo paese di origine e di superare la tempesta in America Latina grazie ai suoi precedenti missionari in Perù.
Quindi, oggi come ai tempi di Leone XIII la Chiesa sta ancora cercando senza peraltro averlo trovato, l'uomo che rimetta in sesto la baracca, iniziando dal radicamento nel tessuto sociale, passando per le finanze, e terminando con la spesso invocata pulizia al suo interno. La verità è che invece, indipendentemente dal fatto di mostrare una facciata progressista o una fondamentalista e retrograda, anche nel mostrare la prima, l'esibizione di una critica sociale e di istanze legate alle condizioni delle classi dominate è comunque e pur sempre funzionale alla perpetrazione di quel potere che all'apparenza si fa credere di voler combattere o arginare. Finché esisterà il capitalismo, così come prima la società divisa in classi esisteva sotto altri nomi, la religione sarà il calmante inoculato per endovena ai fedeli di qualsiasi confessione, e le istituzioni con la loro gerarchia saranno sempre i governi atti a tale scopo: il mantenimento di un sistema dove a dominare siano la proprietà, lo sfruttamento e la guerra. Quella stessa che, guarda un po', per legittimarla nel corso dei secoli pur essendo mossa da fini di profitto, i potenti di ogni dove hanno sempre cercato - indipendentemente dalle pie intenzioni del Papa di turno - di fare digerire agli oppressi facendole indossare al volto la maschera di un qualche Dio.
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