Lavoratori di tutto il mondo: unitevi!

Volantino per la manifestazione del 25 ottobre 2014

Dopo le false speranze sull'odore di ripresa nell'aria, l'autunno del 2014 è tornato a far registrare record negativi. Nessuna novità, è dal 2007 che la storiella si ripete: “la ripresa verrà, per ora fate i sacrifici!”. Negli ultimi anni tutti i governi hanno continuato a varare sempre le medesime “misure contro la crisi”: l'attacco frontale alla classe lavoratrice spacciato come sacrificio collettivo per salvare il “Sistema Paese”.

La nostra classe sociale – lavoratori, precari, disoccupati - non è, non è stata, ancora abbastanza forte da contrastare tale attacco venendo così costretta a subire una ritirata dopo l'altra. Le scintille di opposizione all'offensiva padronale sono ancora scarse e frammentate; si impone quindi l'esigenza di estendere quanto più possibile il conflitto, oltre le categorie e oltre le sigle sindacali.

La lotta per la difesa degli interessi di noi lavoratori non può essere delegata alle istituzioni! I partiti politici della “sinistra” borghese sono in prima fila per il salasso operaio, i sindacati confederali, dopo decenni di accordi al ribasso, li “contrastano” con una manifestazione ininfluente, finalizzata esclusivamente a salvaguardare la posizione che si sono ricavati all'interno del sistema.

I sindacati di base, poi, si confermano ancora un'arma spuntata: anche quando hanno contribuito ad accendere focolai di lotta (vedi i facchini) son finiti poi per riproporre la classica gestione sindacale dove il tavolo della trattativa diventa l’obiettivo primario. L'assioma è semplice: il sindacato lotta per autolegittimarsi, per essere più “pesante” al tavolo delle trattative con il padrone; il lavoratore per difendere la propria esistenza. È solo in quest'ultimo, quindi, che risiede la vera chiave della possibile vittoria.

Bisogna imparare a rifiutare la delega ai sindacati, freno dannoso alle lotte proletarie. Devono essere i lavoratori stessi a prendere le redini della lotta, a porre i propri obiettivi, coordinandosi in comitati di agitazione e sciopero. L'indicazione che lanciamo è il protagonismo proletario, autorganizzato, dal basso, per superare i limiti, i tatticismi e le frammentazioni sindacali, tutte le loro logiche perdenti.

Dalle notizie che provengono dal fronte operaio possiamo trarre lezioni e moniti. Molte iniziative dimostrano che la classe lavoratrice, se unita e capace di superare i limiti sindacali, può spuntarla nella battaglia contingente, ma al tempo stesso queste esperienze ci insegnano che le vittorie ottenute sul terreno economico sono limitate e transitorie. Giusto lottare per la salvaguardia della propria situazione lavorativa, ma è necessario collegare la lotta immediata con una maturazione sul piano politico generale.

La rivendicazione riformista è l'argine sinistro delle forze politiche conservatrici borghesi. Per arrivare alla necessaria trasformazione della società è allora necessaria una posizione rivoluzionaria. Bisogna costruire, nelle lotte, una prospettiva di alternativa reale al Sistema del profitto (capitalismo).

Alla brutalità del loro attacco contrapponiamo il programma del rovesciamento del capitalismo e il passaggio del potere politico al proletariato. Solo così i mezzi di produzione e distribuzione potranno essere totalmente al servizio del soddisfacimento dei bisogni di tutti, nel rispetto dell'ambiente. È questo il comunismo al quale aspiriamo, nulla a che fare con quanto realizzato in URSS, Cina, Cuba, ecc.

Non vendiamo fumo: siamo coscienti della situazione e delle forze in campo. Naturalmente il giorno della rivoluzione è lontano, ma occorre prepararsi fin da oggi, con la costruzione di uno strumento indispensabile l'avanguardia politica della classe lavoratrice. Non un partito di governo che si sostituisca alla classe, ma il Partito Rivoluzionario degli sfruttati, inevitabilmente internazionalista, caratterizzato cioè dal rifiuto di ogni confine nazionale, di ogni istituzione, di ogni apertura al riformismo. Collegare le lotte di oggi, alla necessità, domani, di superare il capitalismo è ciò che caratterizza l'intervento dei militanti comunisti.

Lavorare per costruire e radicare il Partito comunista internazionale del proletariato è un compito primario.

Studio, lotta, crescita e radicamento sono le parole d'ordine del nostro percorso. Ogni comunista, in ogni scenario, deve avanzare la questione politica, stimolando la crescita dell'ideale rivoluzionario nella classe.

Il nostro motto non può limitarsi alla difesa dell'articolo 18, ma deve essere :

Tutto il potere ai lavoratori! Per il superamento del capitalismo!

Sabato, October 25, 2014