Eugenio De Luca

Il monito che sale dalla tragica fine di un militante

Nel "Messaggero Veneto" del 24-11-1950 si apprende l'inizio alla Corte d'Assise di Udine di un processo a carico di tre partigiani accusati di aver fucilato Eugenio De Luca, definito dallo stesso giornale come vecchio elemento antifascista, emigrato in Francia e Belgio, arrestato nel 1941 dalle autorità tedesche, deportato all'Isola di Ponza, liberato nel luglio del 1943.

Tornato ad Ampezzo, De Luca passò al movimento partigiano, anzi costituì il Comitato di Liberazione locale, ma, rivelatosi "elemento nocivo e disgregatore", il tribunale partigiano decise ed eseguì senz'altro la sua condanna a morte. Il "Messaggero" aggiunge che il De Luca aborriva i metodi violenti, di qui l'accusa di "disgregatore".

Questa triste notizia, bruscamente appresa dal suddetto e da altri giornali borghesi, significa - per i vecchi rivoluzionari - qualcosa di immensamente più grande del dolore di aver perduto per sempre un lottatore come De Luca che gli internazionalisti all'estero videro nelle loro file, fermo e tenace sulle posizioni della Frazione di sinistra, in lotta accanita contro i centristi di allora, gli attuali traditori nazionalcomunisti.

Questo qualcosa è per noi un grido di allarme perché non si ripeta mai più che militanti come Eugenio De Luca, certo trasportati da una irresistibile volontà d'azione ed offuscati nella loro capacità critica, precipitino alla stregua di milioni di proletari nell'agguato teso loro dal nemico di classe, cadendo sotto il piombo e sul terreno del nemico e, sia pure in un ultimo spasimo di ribellione, non tronchino solo la loro preziosa esistenza ma in più vedano colpita in sé l'idea che sta alla base della vittoria di classe: il Partito.

È vero che De Luca fu colpito dallo stesso piombo che atterrò Acquaviva e Atti; ma questi, cadendo, indicarono la giusta via per la costruzione del Partito e il loro sacrificio illuminò e illumina la via della lotta che va combattuta sul solo terreno in cui si opera la frattura di classe.

La morte del compagno De Luca ci rattrista profondamente; nel medesimo tempo noi ci ribelliamo e denunciamo la commedia del processo, poiché De Luca ha pagato con la vita il suo fatale errore politico. Oggi, anche il suo cadavere dovrà pagare, e la sua memoria sarà insultata nella beffa che si svolgerà nell'Assise di Udine ove saranno presenti mandanti e mandatari, difensori, accusatori e giudici, altrettante facce di una sola e unica sostanza: il Capitalismo.

Lo scontro degli internazionalisti con lo stalinismo, e le sue vittime

Le persecuzioni e gli omicidi politici subiti dai comunisti internazionalisti: dall’assassinio di M. Acquaviva e F. Atti ai fatti di Schio e al processo di San Polo, le forze controrivoluzionarie del capitale e le armi dei sicari di Stalin contro i comunisti rivoluzionari.

Ricordando le figure di Mario Acquaviva e di Fausto Atti, additiamo il loro sacrificio eroico ai giovani proletari perché traggano da un così fulgido esempio ammonimenti e sprone per le dure battaglie che li attendono.

L'archivista di partito
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