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Concludiamo la ripubblicazione dell’articolo di Bordiga sull’Ordine Nuovo del 14/02/1922
Gli istituti dello stato proletario
Quei cosiddetti socialisti che non intendono come le istituzioni rappresentative dello stato borghese: Parlamenti, consigli comunali e provinciali, non possono essere le rappresentanze di uno Stato proletario, non intendono nulla del contenuto centrale del marxismo: la critica della democrazia. Non intendono come il principio fondamentale democratico di dare eguale diritto elettorale politico a cittadini di tutte le classi sia nato colla borghesia e debba morire con essa, in quanto il suo funzionamento equivale alla garanzia che il potere resti nelle mani della classe capitalistica. Non vogliamo ripetere gli argomenti teorici di questa dimostrazione, ma solo ricordare che l'attuale convulsionario periodo nel quale sono germinati governi di ogni specie non solo non v'è esempio di un governo socialista su base democratica parlamentare che assolva la funzione di demolizione dei privilegi borghesi, ma quei governi di tal natura che esistono in alcuni paesi sono i più feroci complici della borghesia interna ed estera ed esercitano la reazione antirivoluzionaria peggiore.
Lo Stato proletario appunto in quanto tende non a conservare stabilmente i rapporti di oppressione e di sfruttamento di una classe su l'altra, ma fa pesare sulla borghesia la volontà organizzata del proletariato allo scopo di sopprimerla col più rapido processo possibile e dar luogo alla società senza classi, deve fin dal primo momento negare alla borghesia, le cui funzioni economiche non può istantaneamente sopprimere, ogni forma di diritto ad attività politica.
La storia ha dimostrato che l'unica forma possibile di potere proletario è quella che ha per organi di rappresentanza non i Parlamenti ed altri istituti democratici, ma i consigli eletti solo dai membri della classe proletaria. A una simile forma di potere, alla dittatura proletaria, non si arriva attraverso la democrazia, ma attraverso la demolizione di essa.
Ecco un punto fondamentale di dissenso tra i comunisti e i socialdemocratici, che pensano di andare al potere nei Parlamenti e coi Parlamenti. La diversità, l'antitesi, strettissimamente connessa col modo di considerare la macchina esecutiva dello Stato borghese. Infatti, qualunque trapasso parlamentare di potere, anche se fosse accompagnato da esteriori mutamenti di certe forme costituzionali, si risolverebbe nel cambiare i ministri, cioè in fondo coloro che meno influiscono sulla routine del funzionamento di tutto l'apparato statale. Mentre i comunisti si propongono di costituire una nuova macchina di potere le cui funzioni rispetto a quella borghese siano perfettamente capovolte, i socialdemocratici presentano al proletariato la possibilità di prendere la macchina attuale con procedimento parlamentare, ossia pacifico e legalitario, e servirsene per i fini rivoluzionari della espropriazione della borghesia.
La conquista proletaria del potere
Vi sono quindi due concezioni diametralmente opposte della presa del potere da parte del proletariato. Anche i D'Aragona, anche i Baldesi, dicono di essere per la presa del potere, e di aver abbandonata la vecchia tesi riformistica, di accettare parte del potere sotto forma di alcuni rappresentanti socialisti in un Ministero borghese. Ed i comunisti unitari avanzano ciò come una accettazione della tesi comunista, appunto dimostrando con questo che neppure essi sono sul terreno vero e proprio del comunismo. Il problema infatti non sta nella proposta di andare al potere, ma nel riconoscere o non riconoscere la fondamentale affermazione comunista che il potere dello stato resta di fatto nelle mani della borghesia fin quando sono in piedi gli istituti parlamentari ed esecutivi dello stato attuale. Poiché una maggioranza parlamentare od un Ministero socialista non potranno mai sopprimere il Parlamento con cui saranno ascesi alla direzione dello Stato: poiché anche se questo assurdo non fosse evidente è evidentissimo che essi non potranno nè imprimere alla macchina esecutiva un moto e una funzione diversa da quelle che sono nella sua natura, e tanto meno abbatterla, poiché è proprio essa che costituisce la forza organizzata dello Stato che dovrebbe essere a loro disposizione per l'attuazione dei loro propositi: questa andata al potere non si risolverebbe che in una illusione di cui vedremo altra volta le conseguenze per il proletariato. Tra un simile programma e quello comunista vi è tale contraddizione che ogni mezzo termine è inconcepibile. Certi che il proletariato nel suo cammino o costruirà gli istituti suoi propri di governo, o ricadrà sotto la dominazione borghese, certi che in questo cammino il proletariato si incontrerà nell'ostacolo dell'apparato di forze organizzate ed armate dello Stato borghese, che non ha per suo fine la difesa di una legalità convenzionale che possa dar ragione oggi alla conservazione borghese, domani alla rivoluzione proletaria, ma ha per suo fine la protezione anche con la forza e con le stragi del regime capitalistico: i comunisti dicono al proletariato che sulla via della sua emancipazione vi è la necessità della lotta armata contro il sistema statale borghese, che la presa del potere da parte della classe lavoratrice non è effettiva se non con la distruzione dei Parlamenti, della burocrazia, della polizia, dell'esercito borghese, e che quindi la lotta deve essere intrapresa ponendo bene in evidenza che sarà la forza armata il mezzo risolutivo indispensabile per trionfare. All'uso di essa il proletariato deve dunque essere preparato, idealmente distruggendo i pregiudizi borghesi così cari ai socialdemocratici, dell'avvento al trionfo proletario per vie legalitarie, materialmente organizzando l'azione violenta proletaria che spontaneamente propone nel periodo attuale, e non condannandola e deplorandola come fanno ad ogni passo i socialdemocratici e i semi-socialdemocratici.
La distinzione è dunque chiarissima ed ogni confusione tra i due metodi è impossibile malgrado tutti gli sforzi del centrismo italiano che affetta di essere la sinistra del Partito socialista ed è per la causa rivoluzionaria più pericoloso della destra stessa. Andare al potere, prendere il potere, conquistare il potere politico, ma come? Non col mezzo parlamentare, non con azioni pacifiche, capaci solo di condurre al cambiamento l'etichetta dell'attuale apparato statale di oppressione borghese: ma col fine di demolire il sistema di rappresentanza democratica e l'apparecchio di governo presente col mezzo unico a ciò adeguato, dell'azione violenta rivoluzionaria delle masse. Sono solo comunisti, sono solo con la Internazionale di Mosca, quelli che affermano un tale programma e dimostrano di lavorare per esso. Gli altri dal più sinistro al più destro, non sono che i complici e i servitori della classe dominante.
14 febbraio 1922Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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