Tra sindacati e padroni liti familiari sul lavoro interinale

Molto probabilmente nel mese di gennaio sono state poste le premesse per un'altra pesante bordata borghese contro il proletariato, sia esso in veste di operaio salariato, di disoccupato o di lavoratore sedicente autonomo. Se ciò che è stato discusso nei covi del potere trovasse applicazione pratica (il che, lo ripetiamo, è tutt'altro che improbabile), cadrebbe una delle ultime foglie di fico - relitto di una differente fase storica del capitale - allo sfruttamento senza freni della forza-lavoro da parte padronale. Tutta questa vicenda avrebbe però il merito (se così vogliamo chiamarlo) di mostrare una volta di più la natura totalmente antioperaia del sindacalismo confederale, di gestore, cioè, della forza-lavoro per conto del capitale.

Ma per venire al dunque, di cosa stiamo parlando? Delle trattative in corso tra Confindustria e CGIL-CISL-UIL sulla modifica degli articoli di legge che regolano il lavoro interinale. Come molti sanno, questa tipologia di "lavoro atipico" - estremamente apprezzata dai padroni, tanto che è in rapidissima estensione - è obbligata a rispettare, almeno formalmente, delle norme che, nelle solite e ipocrite motivazioni dei borghesi che le hanno elaborate, avrebbero dovuto "tutelare" (?) il neo-assunto e porre un limite alle tentazioni dei signori imprenditori di usare a loro totale ed esclusivo piacimento i lavoratori presenti e futuri. Non ci voleva certo un genio per capire che col lavoro interinale, per quanto "regolamentato", si sarebbe data ai padroni una straordinaria arma di ricatto e pesante condizionamento nei confronti della forza-lavoro; difatti il sindacato, fedele a sé stesso, aveva puntualmente aderito a questo nuovo "istituto" contrattuale, perché si sa, quando la patria chiama non bisogna tirarsi indietro: e quale migliore dimostrazione di patriottismo che quello di mettere le energie (degli operai) a favore della cosiddetta azienda Italia? Quindi, coerentemente con queste premesse, nella prima metà di gennaio i massimi vertici del bonzume sindacale si sono incontrati con la Confindustria per riscrivere - come si diceva più su - le norme sul lavoro interinale, in vista della rimozione dei deboli e formali ostacoli, oggi presenti, a un suo uso indiscriminato.

A questo punto, però, la vicenda si tinge di giallo o, meglio, di squallido ridicolo, perché del testo dell'accordo preliminare (della cui redazione era stata incaricata la Confindustria), giudicato positivamente da padroni e sindacalisti, i sottocapi sindacali non sanno assolutamente nulla (così dicono) e cominciano a strepitare contro la democrazia umiliata e offesa (il Manifesto, 19-1). Bella faccia di... bronzo, visto che è normalissima prassi sindacale quella di imporre sedicenti bozze di accordo - che in realtà sono pacchetti preconfezionati "prendere o lasciare" - agli operai, i quali, nella stragrande maggioranza dei casi, per sfiducia, rassegnazione e/o per intontimento causato dal vortice di parole del ciarlatano sindacale di turno, votano passivamente, se votano, un testo di cui hanno capito ben poco, se non che, istintivamente, si tratta della solita svendita. Insomma, gli ufficiali di grado intermedio dell'esercito antiproletario sindacale si agitano perché, per una volta, pare che abbiano gustato la stessa disgustosa medicina che normalmente somministrano agli altri; non solo, probabilmente anche perché i più avvertiti si rendono conto che riscrivere e sottoscrivere le regole sul lavoro interinale secondo l'ipotesi di accordo in maniera così scoperta, potrebbe minare la fiducia residua di quegli operai che, pur tra mille dubbi, danno ancora un certo credito al sindacato. Infatti, le nuove norme concederebbero quella assoluta flessibilità in uscita - cioè la completa libertà di licenziamento - che i padroni tutti, privati e pubblici, vanno da tempo chiedendo a gran voce, spacciandola come l'ultima scialuppa di salvataggio per l'economia italiana, sballottata dalle tempestose onde della concorrenza internazionale. In poche parole, ciò che non è riuscito due anni fa ai radicali coi loro chiassosi referendum, quando il mondo sindacale e la "sinistra" tutta partirono indignati per la santa crociata antiradicale, sta per essere attuato col concorso determinante del sindacato e della "sinistra", tra il silenzio pressoché generale dei mezzi di informazione e, in ogni caso, con toni molto soft.

Ma per completare il discorso sullo squallore di cui si parlava, è necessario aggiungere la fine della prima puntata.

Di fronte alla - per ora - marcia indietro dei sindacati, i quali per mascherare meglio la faccia... di cui sopra, hanno condito il loro comportamento con le solite parole quali "inaccettabile", " no, mai" ecc. (il che conferma che per tradurre il sindacalese basta un dizionario dei soli contrari...), un alto esponente della Confindustria ha dichiarato, sinceramente stupito, che:

questo testo degli imprenditori corrisponde testualmente ai punti sui quali l'11 gennaio gli stessi sindacati avevano dichiarato che era stato raggiunto un accordo.

il Manifesto, 25-1

Non si perdano d'animo, non si scoraggino i nostri poveri e leali padroni: i sindacati saranno un po' casinisti, ma non sono degli irresponsabili e prima o poi si faranno carico, come sempre, del bene della nazione, firmando tutto quello che c'è da firmare. In fin dei conti, quando il padrone ha chiamato, non si sono mai tirati indietro.

In ogni caso, la possibilità che la completa libertà di licenziamento non passi corre scarsi pericoli, vista la latitanza della classe operaia. Nella discussione parlamentare sulla Finanziaria, sono già passati, al senato, decisivi peggioramenti per quanto riguarda la condizioni di lavoro dei finti lavoratori autonomi chiamati "collaboratori coordinati e continuativi"; e, sempre al senato, sono già state approvate le modifiche alla legge sul lavoro interinale che ricalcano pari pari il pre-accordo sindacati-Confindustria (il Manifesto, 17-1). Se quelle misure non hanno ancora avuto l'approvazione definitiva è perché alla camera dei deputati si vorrebbero "perfezionare" ossia eliminare anche gli ultimi insignificanti intralci al dilagare del lavoro interinale.

Il quadro che si prospetta al proletariato è davvero fosco, quindi, in attesa che si decida ad alzarsi in piedi e a rispondere come si deve ai cazzotti dell'avversario di classe, vorremmo dare lo spunto per farsi due risate, sia pure a denti stretti.

Commentando i lavori del parlamento, una sindacalista della CGIL si interroga stupita se i senatori della "sinistra" non si siano per caso sbagliati, nell'approvare quella modifica, chiedendo dunque che:

venga immediatamente corretta una norma di cui non si capisce il senso né politico, né giuridico.

il Manifesto, 17-1

Non ne capisce il senso?! E gli operai, i precari, i "collaboratori coordinati e continuativi" dovrebbero farsi difendere da gente simile? Su, via, siamo seri...

bc

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.