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Home ›Quebec City, aprile 2001: un raduno di vampiri
Pubblichiamo il testo del documento che i compagni canadesi di Internationalist Notes hanno distribuito a Quebec durante il Summit delle Americhe e le contro-manifestazioni. Si tratta di una analisi critica delle forze in campo - gli stati borghesi e le loro "contestazioni civili" - e delle loro azioni e di una presentazione delle posizioni antimperialiste rivoluzionarie difese dal Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario. Il documento prova il solido attestarsi dei compagni di Internationalist Notes/Notes Internationalistes sulle posizioni del Bipr e la loro preparazione a farne organicamente parte. Traduzione italiana basata sulla versione inglese del documento diffuso dai compagni canadesi.
Non ci può essere una sola persona in Canada che non abbia sentito parlare dell'importante summit che si terrà a Quebec City dal 20 al 22 aprile. Per mesi siamo stati testimoni di un bombardamento mediatico senza precedenti. Non un singolo telegiornale si chiude senza un titolo dedicato all'evento, non un solo giornale è pubblicato senza dare ampio spazio agli argomenti dell'incontro.
Sappiamo che il summit radunerà 34 dei 35 capi di stato (o di governo) dei paesi delle Americhe, con l'eccezione di Cuba. Questi saranno poi accompagnati da 9000 "partner" (burocrati, capitalisti, sindacalisti e rappresentanti del mondo accademico) che parteciperanno alla discussione a differenti livelli. Sappiamo anche che l'obiettivo finale è la creazione di una Zona di Libero Scambio delle Americhe (FTAA Free Trade Agreement of the Americas) entro il 2005, se questo sarà possibile.
Tutta quest'agitazione intorno al summit ha dato vita a differenti tipi di mobilitazione. Primo, e cosa quasi normale, ha creato un punto d'incontro per vari gruppi sociali preoccupati dell'effetto "globalizzazione" capitalista. Lo stato delle condizioni del mondo è effettivamente preoccupante. La situazione prevalente all'inizio di questo millennio è quella di caos. Viviamo in un mondo dove la brama di profitto affama centinaia di milioni di persone ogni giorno, inquina cieli, terra e mare, incendia col fuoco della guerra i continenti, pianta il seme dell'odio e elimina quasi del tutto la speranza di un cambiamento. Sono gli effetti devastanti dell'imperialismo che, in buona parte, alimentano il movimento antiglobalizzazione. Negli ultimi due anni, questo movimento ha fatto la sua entrata in scena attraverso una serie di "spettacolari" dimostrazioni. Seattle, Washington, Nice, Praga, Davos e Napoli sono state le tappe sulla strada di questo "nuovo movimento sociale".
L'altra mobilitazione è quella delle forze di polizia, che ha assunto finora dimensioni inimmaginabili rispetto al contesto politico canadese. Quebec, l'antica città fortificata del 1700, è ancora una volta un accampamento militare, ma questa volta i cannoni della Cittadella sono puntati verso la città stessa. Un muro di quasi 4 chilometri di cemento, reti e filo spinato (alto poco meno di 3 metri) che circonda la zona semiresidenziale, terrà i contestatori il più lontano possibile dalla sede dell'incontro. Più di 25.000 persone hanno ricevuto una speciale carta di identità che dovrà essere mostrata ogni qualvolta andranno a lavorare, torneranno a casa o andranno semplicemente per gli affari loro. Da notare ancora: ci sono gli oltre 6000 poliziotti armati fino ai denti, provenienti da tutto il paese, in allerta permanente. Con grandi costi sono stati evacuati un penitenziario e parte di un ospedale in caso le strutture dovessero rendersi utili e le frontiere sono state messe sotto stretta sorveglianza. Tutte queste misure approntate dall'apparato repressivo dello stato servono a intimidire e ostacolare la mobilitazione degli oppositori più radicali. Mentre scriviamo queste righe, tale obiettivo sembra essere parzialmente raggiunto.
Il Summit di Quebec e l'imperialismo
Tutti i recenti importanti meeting internazionali sono stati occasione di grandi confronti imperialisti. Pertanto, contrariamente alla mitologia popolare, l'AMI (Accordo Multilaterale sugli Investimenti) non fu smantellato a causa della debole protesta di poche fiacche organizzazioni riformiste. L'accordo è in verità fallito a causa dell'opposizione dovuta al disaccordo di alcune tra le maggiori potenze, particolarmente europee. Col collasso dell'impero sovietico, il vecchio ordine del dopoguerra non esiste più. Da allora, la disciplina dei vecchi blocchi si è rotta e nuove forze imperialiste stanno crescendo in loro sostituzione. Una di queste forze è l'Unione Europea, che è in fase di espansione e consolidamento dal 1992. Un'altra si è venuta a formare nell'estremo oriente intorno a Cina, Giappone, Corea e agli altri membri dell'Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico (ASEAN).
Gli incontri a Seattle (WTO) e Praga (FMI/Banca Mondiale) sono stati terreno di confronto/scontro per tutti i blocchi e le nazioni imperialiste. Il summit di Quebec è in procinto di consolidare un terzo blocco. I principali paesi partigiani dell'incontro (Canada e USA, che hanno già costituito con il Messico l'accordo denominato NAFTA) vogliono imporre una nuova "dottrina Monroe" (1) che assicuri loro la massima penetrazione nei mercati dei paesi rappresentati a Quebec, per garantirsi in tal modo il massimo di competitività e di potenza su scala mondiale. Per fare questo, dovranno disciplinare gli altri paesi riuniti in blocchi più piccoli, quali quelli del Mercosur, come Brasile e Argentina, storicamente più orientati verso l'Europa che verso il Nord America.
Il capitalismo è "guerra di tutti contro tutti" e pertanto i piccoli avvoltoi del Sud tenteranno di giocare gli uni contro gli altri, tentando però allo stesso tempo di sviluppare un blocco relativamente indipendente. In queste circostanze, non è sorprendente che il ministro brasiliano per il Commercio Internazionale, Celso Lafer, abbia dichiarato recentemente "L'FTAA è un'opportunità. Ma il nostro destino è il Mercosur (accordo commerciale stipulato tra nazioni sudamericane con alla testa Argentina e Brasile) ".
La nostra concezione di "globalizzazione"
Per la nostra corrente politica, la "globalizzazione" è la naturale continuazione della tendenza, identificata da Marx, della centralizzazione del capitale che conduce ai grandi monopoli imperialisti. Questo è il motivo per il quale classifichiamo la nostra epoca come epoca imperialista; l'imperialismo è l'era della competizione capitalista su scala internazionale. La cosa nuova è la massa di capitale che oggi è a disposizione dei monopoli. Le grandi "transnazionali" sono dominate dal capitale finanziario invece che dal capitale industriale. Esse controllano più ricchezza di quasi tutti gli stati del pianeta. In questo modo, una nuova contraddizione si è innestata nel sistema capitalista.
Il sistema è essenzialmente organizzato intorno a stati-nazione, ma questi (soprattutto quelli della periferia), hanno sempre meno controllo su quello che avviene all'interno dei loro confini. Ecco perché i riformisti del meeting alternativo chiamato People's Summit (Summit della gente) vorrebbero tornare al capitalismo della loro gioventù, quel "buon vecchio capitalismo" del grande boom seguito alla Seconda Guerra mondiale e terminato nel 1971 con la rottura degli accordi di Bretton-Woods.
Ma quel tipo di capitalismo è finito, scosso sin dalle fondamenta dalla crisi di accumulazione che lo attanaglia da circa trent'anni. È passato il tempo in cui la classe dominante poteva permettersi il lusso (almeno nei paesi ricchi) di garantire servizi pubblici e legislazioni sociali relativamente "accettabili". I riformisti che rivendicano che "un altro tipo è possibile" senza abbattere il modo di produzione attuale, sono nella migliore delle ipotesi estremamente mal informati o, alla peggio, complici della campagna di disinformazione capitalista centrata sempre di più sul concetto di cittadinanza.
Il passe-partout della cittadinanza
L'idea che si possano battere i devastanti effetti del capitalismo, pur preservandone la struttura, è vecchia quanto il capitalismo stesso e continua ad avere sostenitori. Cammino facendo, anche nei tempi antichi, c'erano già schiavi e benpensanti promotori di una riforma del sistema schiavistico invece che della sua completa abolizione. Scrivendo a metà dell'Ottocento, Marx ed Engels descrissero in maniera molto appropriata il copione e gli attori di questa commedia di black humor.
Una parte della borghesia è desiderosa di porre rimedio agli inconvenienti sociali, per assicurare la continuazione dell'esistenza della società borghese. A questo gruppo appartengono economisti, filantropi, umanitari, miglioratori delle condizioni del proletariato, organizzatori di beneficenze, protettori degli animali, fondatori di società di temperanza e tutta una variopinta genìa di oscuri riformatori. (2)
Dobbiamo aggiungere preti e suore alla lista per completare il ritratto contemporaneo delle persone di buon cuore schierate contro la globalizzazione. La loro datata linea politica sostiene che attraverso l'azione "civica" (in base all'idea del tutto assurda che noi tutti viviamo in una "società civile" e che quindi tutti sono uguali sotto il capitalismo), possiamo accedere ad "una città" (3) che, come noi ben sappiamo, per noi ha riservato soltanto le sue fogne.
Queste posizioni, originate soprattutto dal nazionalismo "di sinistra" di Le Monde Diplomatique e di ATTAC, sono divenute il cemento ideologico dell'intera sinistra capitalista: sindacati, associazioni non governative, femministe, accademici, partiti e sette riformiste. Questa è la linea della nuova internazionale riformista uscita dal World Social Forum di Porto Alegre. La sua efficacia deriva dal fatto che la stanno usando apertamente sempre più i partiti della borghesia. La vera natura di questa ideologia la possiamo giudicare sapendo che all'apertura del People's Summit, tutti questi onesti "cittadini" sono stati invitati per un cocktail presso i confortevoli saloni dell'Assemblea Nazionale del Quebec. Chi li ospitava altri non era che il loro "compagno", il primo ministro del Quebec, Bernard Landry, uomo "schierato a sinistra" particolarmente utile alla classe dominante.
Scommettiamo che Landry ha offerto la sua solidarietà al suo "compagno" Bové per la sua gloriosa difesa del formaggio Roquefort!
Ma dietro tutti i discorsi rimane la realtà. Questa può essere riassunta dalla seguente dichiarazione più che eloquente. La frase è stata pronunciata da Tarso Fernando Herz Genro, il famoso sindaco di Porto Alegre che ha detto:
Né Porto Alegre né il World Social Forum si oppongono alla liberalizzazione dei mercati. (4)
In realtà ciò che la sinistra capitalista vuole più d'ogni altra cosa, è l'essere invitata al tavolo dei negoziati, in modo tale da poter giocare fino in fondo il suo ruolo di contenimento dei lavoratori e di collaborazione di classe, convincendo l'umanità intera che è condannata alla mediocrità capitalista. Il riformismo spera in niente di più che in una barbarie illuminata. Ci consegnerà null'altro che miseria e sfruttamento. Il passe-partout della cittadinanza è nient'altro che il proverbiale coperchio sulla pentola sociale.
La terza mobilitazione
In aggiunta alle migliaia di persone che arriveranno legittimamente a manifestare le loro ansietà e le loro speranze in Quebec e alle migliaia di poliziotti che li aspetteranno, dobbiamo prendere nota di una terza mobilitazione di grande interesse politico. È la mobilitazione della sbirraglia sindacale, comunitaria e femminista e di tutte le altre forze di contenimento e sabotaggio della lotta proletaria. A centinaia, hanno promesso di supportare il lavoro della polizia. I sindacati intendono "isolare geograficamente" gli elementi più radicali e il 21 aprile promette di essere una data difficile. Gli apparati hanno anche decretato il contenuto e il tono che gli slogan dovrebbero avere. Come per la Marcia delle Donne del 14 ottobre, il capitalismo di sinistra vuole imporre il suo "pensiero unico". Il meglio in cui si può sperare è che una porzione di partecipanti si stacchi disgustata da tutte queste pratiche nauseanti e tragga le evidenti conclusioni.
Che fare?
Come abbiamo visto in precedenza...
La lotta per la appropriazione parassitaria di plusvalore diventerà sempre più feroce e il villaggio globale è destinato a diventare sempre più piccolo visto l'aumentare del numero di vampiri che vi abitano. (5)
Numerosi canti di sirena stanno ancora una volta tentando di coprire le voci delle deboli forze che tentano di mantenere vivo il filo rosso della storia, camminano verso una vera liberazione dell'umanità. Questa emancipazione, quella definitiva, si può realizzare solamente in una società socialista.
Questa società abolirà sfruttamento, confini e eserciti. Contro le falsificazioni dello stalinismo e del trotskysmo, continuiamo a definire la futura società come comunista, perché è questo quello che sarà. Per arrivarci c'è però ancora molto lavoro da svolgere. È sempre più necessario che venga il tempo in cui il proletariato rinnovi la sua cassetta degli attrezzi. Dobbiamo rompere il giogo della logica sindacale che invita a conciliare l'interesse dei proletari con quello dei vampiri che ci svenano. Dobbiamo dotarci di organi di lotta usciti dalle lotte stesse, e posti davvero sotto il controllo della base nei posti di lavoro e nei quartieri. La classe operaia deve costruire la sua organizzazione rivoluzionaria, un partito realmente comunista e internazionalista. Non un partito che diriga al di sopra e al posto dei lavoratori, ma un partito che lotti nel seno della sua classe prima e dopo la rivoluzione.
Rifiutiamo di sottometterci, perché sappiamo di non essere soli. Sì, c'è un modo per uscire da questa città di ombre. "Al richiamo dell'uguaglianza, possano organizzarsi le forze della gioia e della giustizia!" (6).
Lunga vita al comunismo!
Internationalist Notes/Notes InternationalistesGruppo sostenitore dell'International Bureau for the Revolutionary Party (IBRP)
Montreal April 17th, 2001
(1) Dottrina politica enunciata nel 1823 dal presidente statunitense Monroe, che condannava tutte le forme di intervento europeo negli affari delle Americhe.
(2) Il Manifesto dei Comunisti.
(3) Le origini latine della parola "città" sono le stesse delle parole "civico", "civile", "cittadino".
(4) La Presse, Sabato, 14 aprile 2001.
(5) Globalisation and Imperialism, ICR #16.
(6) IL Manifesto degli Uguali, 1796.
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