Le "cannonate" di Bossi - Rissa interborghese sulla pelle degli immigrati

Il turpe teatrino della politica borghese da sempre ci ha abituati (abituati?) ai peggiori spettacoli, in cui l'interesse privato e di partito, la feroce concorrenza per la poltrona, il servilismo più abbietto e l'ambizione più spietata sono malamente coperti da un velo di rivoltante ipocrisia. Non c'è politicante che non infarcisca i suoi discorsi con i richiami di rito al superiore interesse nazionale e al bene della patria. Che poi questa patria sia quella ufficialmente riconosciuta a livello internazionale o sia fasulla anche dal punto di vista del diritto borghese, poco importa. Ciò che conta è stordire la propria base elettorale con falsi problemi e ancor più false prospettive, utilizzandola come bruta massa di manovra nell'arena dello scontro interborghese.

Nello specifico, ci stiamo riferendo alla Lega Nord, che, di fronte al susseguirsi dei tragici naufragi e degli sbarchi di povera gente sulle coste di Lampedusa, non ha pensato di meglio che invocare il cannoneggiamento, da parte della marina militare italiana, delle malandate carrette stracolme di umanità sofferente. Il linguaggio di Bossi e dei suoi loschi compari è stato così brutale - a differenza di quello solitamente usato dal politicantume - che ha sollevato un polverone anche tra i loro degni alleati di governo.

Si sa che la Lega, ideologicamente parlando, rappresenta quanto di peggio si agita nella pancia di tanta piccola borghesia - ma anche di settori numericamente non indifferenti di proletariato - che pensa di sfuggire ai vorticosi e speso drammatici cambiamenti portati dalla "globalizzazione", rinchiudendosi in se stessa, illudendosi in tal modo di lasciare fuori dall'uscio il mondo, inventandosi una comunità "padana" che non è mai esistita, se non nella mente di certi strati arretrati di proletari, i quali credono, sbagliandosi di grosso, che i loro interessi siano in buona parte gli stessi dei padroncini coi quali lavorano da mattina a sera nelle fabbrichette del nord. La rozzezza di questo modo di pensare (tutto e interamente piccolo-borghese) si esprime allora nel linguaggio altrettanto rozzo dei leghisti, che trasportano gli stupidi luoghi comuni che si possono sentire al bar o in piazza, direttamente nelle aule parlamentari. Così, è assolutamente normale passare dagli insulti più volgari e razzisti contro gli immigrati alla richiesta di bombardare uomini, donne, bambini stremati dalla sete e dalla fatica, stivati come bestiame su barcacce insicure e continuamente esposti al pericolo di morire in fondo al mare. Il furore reazionario di quella gentaglia in camicia verde è tale che infastidisce persino ampi settori della grande borghesia industriale, la quale, abituata ad andare al sodo, mentre ringrazia la famigerata legge Bossi-Fini per avere ridotto la forza-lavoro immigrata a semplice merce usa e getta, proprio per questo ne desidera un'applicazione più elastica e meno ideologica, vale a dire più rispondente alla esigenze della produzione (del profitto) che non ai bovini "principi" del leghista medio. Ma d'altra parte, nello scontro ora in corso (fine giugno) tra la Lega e gli altri partiti di governo, i principi contano ben poco, come sempre, del resto, nelle dispute tra borghesi. La Lega, poi, nonostante gli sguaiati schiamazzi e la grinta da "duri" che i suoi capoccia vogliono darsi, non sa nemmeno lontanamente dove stiano di casa 'sti "principi", visto che in quanto a capriole opportunistiche non ha niente da imparare da nessuno. Prima - 1994 - va al governo con Berlusconi, poi, passati pochi mesi, lo fa cadere e per qualche anno gli appellativi più gentili con cui definisce il Silvio nazionale sono quelli di "mafioso", "ladro" e via dicendo. Infine, ritorna al governo con il "ladro" suddetto e il suo peso all'interno della maggioranza governativa supera quello di AN, che può vantare un numero di voti ben superiore a quelli della cosca bossiana. Viene spontaneo ipotizzare che alla base del "ripensamento" leghista ci siano, più che revisioni ideologiche, concretissimi interessi di potere.

Insomma, dietro le "cannonate" di Bossi e gli attacchi al ministro Pisanu, c'è solo il disegno ricattatorio della Lega di mantenere - o accrescere - la sua quota di potere dentro il governo, in seguito alle tensioni interne scatenatesi di fronte agli insuccessi elettorali del medesimo e alla lentezza con cui (non) procedono le riforme che costituivano il fiore all'occhiello delle promesse elettorali legaiole (dalle pensioni alla cosiddetta devolution). Creare la rissa per minacciare la stabilità del governo e alzare il proprio prezzo, questo, in sostanza, è quanto perseguono le camicie verdi. Sulla pelle degli immigrati, sulla pelle di povera gente che fugge da condizioni di esistenza diventate intollerabili.

C'è da dire, però, che coloro i quali, nel circo parlamentare, hanno alzato voci indignate contro il brutale linguaggio di Bossi, non hanno affatto le carte in regola per fare la morale a quello che è solo un rappresentante meno raffinato del loro stesso mondo. Se è vero che la Bossi-Fini è spietata contro il proletariato immigrato, avendogli notevolmente complicato una vita già molto difficile, non è men vero che con la precedente legge Turco-Napolitano gli immigrati avevano ben poco da ridere. Se è vero che al vertice di Salonicco dell'Unione Europea è stata, per ora, respinta la proposta di Blair di istituire "campi di accoglienza" (in pratica, campi di concentramento come gli attuali CPT) nei paesi di partenza dei "clandestini", è anche vero che questa proposta era venuta qualche anno fa da settori importanti della Chiesa cattolica. Il fatto è che da qualche decina d'anni a questa parte, la metropoli del capitale, a causa della crisi trentennale che corrode i capitalismo mondiale, ha decisamente ristretto le possibilità di accesso agli immigrati, tant'è vero che, nella sostanza, le politiche migratorie dei governi "occidentali" sono le stesse, perché identica è la spinta economica che le promuove. E la situazione, per i proletari extra europei, probabilmente peggiorerà quando entreranno nell'Unione Europea molti paesi dell'Europa orientale, dove i padroni dell'Europa occidentale avranno ancor meno ostacoli burocratici nell'utilizzo (cioè, nello sfruttamento) di una massa notevole di forza-lavoro che ha il vantaggio di essere scolarizzata secondo gli standard europei, ma, soprattutto, di essere già oggi pagata con salari da miseria.

Non è un caso, quindi, se gli unici interventi riguardanti l'immigrazione decisi a Salonicco consistano nell'affinamento dei sistemi di controllo e di repressione, come l'introduzione di un passaporto a banda magnetica contenente i dati biometrici delle persone (tipo lettura della rètina), primo passo per l'estensione a tutti i cittadini europei di una schedatura di massa che sembra presa dai più inquietanti film di fanta-politica.

Ancora una volta, dunque, la parte più debole del proletariato mondiale, gli immigrati, fa da cavia agli esperimenti di ingegneria sociale della borghesia.

In questo contesto, le carognesche sceneggiate della Lega Nord sono quasi solo una ripugnante appendice folkloristica di un ben più micidiale attacco al proletariato del mondo intero.

cb

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.