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Home ›Le pensioni sotto la scure del governo
Per far quadrare i conti pubblici s’apprestano a riformare il sistema pensionistico
Il bilancio del governo di centro sinistra, guidato dal prof. Romano Prodi, alla conclusione del suo primo anno di vita, non può che essere fortemente deludente per i proletari che in esso speravano per un sostanziale miglioramento delle loro condizioni di vita.
Si ricorda la trepidazione della folla riunita nelle piazze in attesa dell’esito dell’elezioni, quando i resoconti televisi rappresentavano un andamento altalenante delle operazioni di spoglio risultando incerto il risultato finale, ma le aspettative sono state deluse dalla politica dell’ultimo governo che si è dato come priorità assoluta il risanamento dei conti pubblici.
Il risanamento dei conti può avvenire, o per riduzione delle spese, o con l’aumento delle entrate, o con interventi che agiscono su entrambi i fronti.
Come è sempre avvenuto con qualunque governo, a prescindere dal colore della livrea indossata, anche l’attuale governo è intervenuto pesantemente sul fronte delle entrate ed i primi a soffrire le conseguenze di questi provvedimenti sono i lavoratori dipendenti perché impossibilitati a sottrarsi alla violenza impositiva del fisco in quanto il prelievo viene effettuato al momento del pagamento della retribuzione.
Sul versante dei contributi previdenziali si è operato aumentando la quota contributiva a carico dei lavoratori dipendenti elevando l’aliquota dello 0,30% ed è stato completamente ridisegnato il metodo per la determinazione delle imposte risultando più oneroso per i lavoratori dipendenti.
L’inasprimento fiscale è più pesantemente sofferto dai lavoratori più deboli, quelli occupati in posti di lavoro precari, e sottopagati. Un giovane lavoratore, senza carico familiare, che riesce a trovare un posto di lavoro che gli assicura una retribuzione lorda annua di € 11.200,00 è sottoposto ad un prelievo complessivo, tra ritenute fiscali e previdenziali, pari al 21,10% della retribuzione lorda, quantificando pertanto una retribuzione netta soltanto di circa € 8.837.
Rapportando il prelievo contributivo e fiscale a carico dei lavoratori dipendenti, nella riportata fattispecie esemplificativa, a quello che sarebbe stato soggetto con il precedente sistema adottato dal governo di centro destra guidato da Berlusconi, emerge un massiccio e gravoso aumento delle trattenute pari al 4,52 %.
Per quanto riguarda le spese, è stata attuata una notevole contrazione delle stesse e, considerando che nell’ambito dell’importo, è stata notevolmente incrementata la quota relativa agli impegni militari, si intuisce come ben più gravemente pesa la diminuzione della quota destinata ai servizi sociali, con pesanti ripercussioni sul tenore di vita dei lavoratori.
Appare poco roseo il futuro che si prospetta ai proletari, considerato anche il notevole impegno degli apparati governativi, sostenuti da tutte le organizzazioni sindacali, a qualunque sigla appartenenti, per precarizzare organicamente ogni tipo di rapporto di lavoro, rendendoli quanto più è possibile, al fine di favorire le esigenze del capitale.
Il risanamento dei conti pubblici non può che avvenire a spese del proletariato che dovrà sputare sangue e sudore per la propria sopravvivenza; né l’impegno assunto dal governo, di adottare i provvedimenti finanziari più opportuni per stimolare la ripresa economica e, conseguentemente, migliorare le condizioni di vita dei lavoratori non appena sarà sanata la contabilità di stato, appare concretamente percorribile; la crisi economica che attanaglia il capitale non è provocata dalla disamministrazione della cosa pubblica imputabile al governo di centro destra che ha svuotato le casse dello stato, essa è una crisi strutturale, cioè connaturata al modo di produzione capitalistico nella sua fase monopolistica: concentrazione e centralizzazione del capitale, la caduta del saggio di profitto, la imponente spinta speculativa finanziaria, concedono poco spazio alle manovre economiche per riaprire una nuova fase di accumulazione del capitale, se non si ricorre alla guerra.
Quale futuro per i lavoratori? Credere che un governo borghese, a qualunque schieramento appartenga, e di qualunque colore si ammanta, possa adottare una politica di tutela degli interessi dei lavoratori è pura illusione. Una totale acquiescenza alle necessità del capitalismo è la caratteristica peculiare dei vari governi, così detti democratici, che si sono avvicendati alla guida del paese; solo con la ricostruzione del partito rivoluzionario, il proletariato potrà sperare in una politica per la reale tutela dei propri interessi, il superamento dell’ordine sociale capitalistico e l’instaurazione di un nuovo modo di produrre che abbia a fondamento la soddisfazione dei bisogni fondamentali dell’umanità e il rispetto della dignità dei lavoratori come esseri umani.
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Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #7
Luglio-agosto 2007
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