Il controllo del territorio affidato ai militari

Immagine - Soldati americani pattugliano Baghdad

Un provvedimento per prevenire ogni opposizione di classe

Con la maggioranza che si ritrova in parlamento il cavaliere Berlusconi può fare ampiamente sfoggio di piglio decisionista come si conviene a statisti che anche in passato hanno fatto le fortune dell’Italia col loro mento volitivo o col loro sguardo aquilino.

I provvedimenti che fanno “vibrare” tanti di compiacimento vengono sfornati a ritmo da catena di montaggio: militarizzazione delle città, impronte digitali per i bambini Rom, provvedimenti di espulsione per i clandestini e - della serie: non si sa mai - quelli “ad personam”.

Le guerre contro i lavavetri e i mendicanti che tanto avevano entusiasmato i vari Dominici, Cioni, Chiamparino e Cofferati sono solo uno sbiadito ricordo. Questa deriva securitaria ha però avuto modo di enuclearsi nel tempo e governi di centro-destra e centro-sinistra si sono letteralmente scatenati nell’approntare misure liberticide e discriminatorie che hanno rappresentato il brodo di coltura idoneo ad alimentare, giustificandola, ogni nefandezza.

Una politica emergenziale che parte da Bari, nel 1991, con i profughi albanesi stipati nello stadio e che successivamente hanno fatto le fortune economiche delle consorterie che avevano in gestione i CPT (centri di permanenza temporanei), cooperative rosse comprese, e che ha disvelato, sempre più chiaramente, col tempo, come alla pseudo-soluzione di problematiche conflittuali, anche solo a livello potenziale, siano esse quella degli zingari, dei rifiuti o dei clandestini vada accompagnandosi un progetto politico di controllo preventivo della società in ogni sia pur piccola dimensione.

La proposta di prendere le impronte digitali ai bambini Rom mostra quanto di più ignobile ci sia in una politica impegnata ad eccitare le pulsioni irrazionali nascoste tra le pieghe della società e come, in un orizzonte visivo segnato sempre più da povertà diffusa, degrado, senso di precarietà, viene facile il meccanismo di scaricare le frustrazioni su strati sociali ancor più deboli, ancor più emarginati, recuperando pregiudizi che si pensava fossero retaggio dei tempi passati ed il tutto viene fatto passare attraverso la banalizzazione del reato di immigrazione clandestina che consente di detenere un’umanità, affamata e violentata, fino a 18 mesi, senza alcun processo, in quei “lager” chiamati CPT, o di censire, su base etnica, una popolazione, quella dei Rom, che al 70% è italiana. Perché censire solo loro? Perché schedare un gruppo di persone per perseguire comportamenti che attengono alla sfera prettamente individuale? Perché mettere contro, gli uni contro gli altri, sfruttati, emarginati, diseredati che hanno, oggettivamente, un comune nemico: la borghesia? Fa, di certo, comodo cercare sempre e comunque un “capro espiatorio” che consenta di

distogliere l’attenzione, frammentare la società, perché non c’è di meglio di una comunità frammentata per poterla depredare.

E.Martini - Manifesto 18-06-2008

Questa diversione viene ancor più accentuata laddove, da parte della classe dominante, si ha piena consapevolezza delle possibili reazioni ad una serie ininterrotta di attacchi alle condizioni di vita dei lavoratori e della gente in generale. Va in questa direzione, infatti, un disegno di legge, annunciato dal ministro Tremonti, per la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali, acqua compresa, allo scopo di andare incontro alle esigenze del capitale finanziario in una logica di espropriazione dei diritti e di precarizzazione della vita che si accompagna, tra le altre cose, al progetto di eliminare il contratto nazionale, di assecondare la direttiva europea sull’orario di lavoro che decreta la fine delle 48 ore settimanali portandole a 60, di ridurre la spesa pubblica per pensioni, ritenuta troppo elevata, di aumentare ulteriormente l’età pensionabile fino a 65-67 anni. È evidente il carattere di classe di questa manovra, a tutto vantaggio del capitale come è pure comprensibile che il medesimo capitale si attrezzi per parare tempestivamente eventuali reazioni. Si comprende meglio, quindi, la militarizzazione delle discariche che rappresentano un comodo pretesto per militarizzare il territorio, per militarizzare il controllo sociale. Altrimenti non si spiegherebbe l’adozione di una misura che potrebbe trovare giustificazione soltanto in realtà come Mitrovica o Kandahar, dove cioè c’è una guerra, dove è assente l’entità statale o qualsiasi altra presenza istituzionale oppure rifacendosi a operazioni come quella dei “Vespri siciliani” del 1992 od a contesti particolari come i moti di Reggio Calabria del 1970.

Ci andremmo quindi molto cauti nel minimizzare quest’ultimo provvedimento facendolo soltanto passare per un’operazione di facciata. La cautela ci indurrebbe infatti, quantomeno, a prestare attenzione ad uno studio di esperti Nato di USA, Canada, Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna e Olanda sull’evoluzione dell’impiego dello strumento militare in un prossimo futuro. Questo studio, pubblicato nel 2003 individua nella “città” il punto nodale su cui si giocherà la sopravvivenza capitalista in considerazione dell’aumento della popolazione mondiale che vivrà all’interno delle zone urbane ma soprattutto dell’accen-tuazione delle differenze di classe, della riduzione sempre più estesa o dell’azzeramento dei servizi quali strumenti per attutire i contrasti sociali, il degrado del tessuto sociale, la scarsità di cibo e di lavoro con quel che consegue in termini di conflitto tra i diversi strati sociali e di coinvolgimento del sistema statale e degli stessi organismi multinazionali. Il quadro delineato non è dei più tranquillizzanti considerati i rischi che ne deriverebbero a centri commerciali, quartieri dell’alta borghesia o centri di potere. Da qui l’invito a ciascun paese membro di costituire appositi reparti specializzati in operazioni di contenimento e di controllo del territorio. Oggi contro immigrati e zingari. Domani contro i lavoratori.

gg

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.