Contro la riforma, contro il capitale

Il violentissimo attacco che il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della ricerca ha sferrato - su dettame del Ministero dell'Economia e della Finanza - contro il sistema pubblico di istruzione può essere riassunto in tre parole, tanto care alla Gelmini:

“Razionalizzare”, “semplificare”, “essenzializzare”.

Queste parole possono essere spiegate in poche, significative, cifre.

  • Entro il 2011 - Taglio di 87'400 insegnanti e di 44'500 Assistenti Tecnici e Ausiliari (il 17%) per un risparmio previsto di 7'832 mln di euro (DDL. 133 Art. 64, comma 9). Taglio del Fondo per il Finanziamento Ordinario dell'Università del 12%, ovvero di 863 mln di euro (DDL. 133 art. 66, comma 13 + modifica del 30/IX, tab. C). Oltre a ulteriori 70 mln di tagli ai fondi per programmazione e diritto allo studio universitario.
  • Nel 2009 - Taglio al finanziamento all'istruzione per lo 0,6%: 293 mln (L.133 art. 60).
  • Entro il 30/11/2008 - Definizione, da parte delle regioni, del piano di ridimensionamento della rete scolastica nazionale con un taglio netto di 1'600/2'150 istituzioni scolastiche (DDL. 133 e 154).

Tutto questo significa: scuola materne solo la mattina; scuole elementari che azzerano l'apertura al territorio, le azioni volte ad integrare gli alunni diversamente abili ed immigrati, il tempo pieno, il team docente, obbligate a reintrodurre il voto in condotta per controllare i ragazzi (DDL 137); per le scuole medie inferiori la fine dei progetti per l'integrazione, contro il bullismo, per il recupero scolastico etc., la riduzione dell'orario scolastico a 29 ore settimanali; per le scuole medie superiori riduzione a 30 o 32 ore dell'orario scolastico massimo, accorpamento delle classi di concorso dei docenti e semplificazione dei programmi di studio, netto stop alle attività laboratoriali (insegnanti tecnico-pratici ridotti del 30%), dei progetti formativi, della ricerca, sperimentazione etc; per i corsi serali drastica riduzione del numero degli insegnanti, semplificazione dei programmi e dei quadri orari; per le università avvicinamento alle aziende con la trasformazione in fondazioni, riduzione dei servizi agli studenti, riduzione delle infrastrutture, peggioramento della qualità della didattica, riduzione assegni di ricerca e delle attività di ricerca.

I primi a rimetterci sono gli studenti proletari (i borghesi possono sempre pagarsi studi privati) sono questi che riceveranno una formazione utile solo a essere spremuti come forza/lavoro usa e getta una volta entrati nel mercato del lavoro.

Perché?

Perché l'economia capitalista è in crisi e i padroni, per finanziare la loro crisi tagliano, licenziano, precarizzano, buttano in mezzo alla strada al solo fine di finanziare le banche e le industrie. Perché ora i padroni hanno bisogno di lavoratori disposti a vendersi a qualsiasi condizione. Mai come oggi il legame tra riforma della scuola, crisi del modo di produzione capitalista ed attacco al mondo del lavoro è stato così evidente!

Contro questa riforma e contro gli attacchi al lavoro la lotta deve essere unica.

Studenti proletari e lavoratori: la lotta è contro il capitalismo!

Non è vero, come i riformisti sostengono, che i profitti ci sono e che possono essere investiti per redditi di cittadinanza, istruzione etc. Abbiamo visto cosa erano quelle montagne di profitti: carta straccia. L'economia globale è in crisi, nessuna proposta riformista migliorerà le nostre condizioni, su questo dobbiamo essere chiari. Oggi più che mai la lotta deve essere di classe contro classe, senza mediazioni senza deleghe, la lotta deve essere contro il capitalismo, per un mondo nuovo, senza classi né frontiere.