Il governo fa la festa alle donne

Ci saremmo aspettati decisamente di più e di meglio da un governo che vanta tra i suoi esponenti di spicco noti latin lovers e, in genere, amatori del sesso femminile, sentimenti ricambiati, per altro, dalla stretta amicizia di alcune signorine note per la loro versatilità, oltre che per la suddetta amicale intimità, tanto da guadagnarsi prestigiose poltrone ministeriali. Che cosa avrebbe fatto questa compagine governativa da meritarsi il mugugno di alcuni cittadini, quasi mosche bianche a paragone dello sciame di mosche nere osannanti? Per ora, niente, ma tra dichiarazioni strombazzate e poi ritirate, ordini e contrordini, c'è da spettarsi ben poco di buono per il vasto mondo del lavoro dipendente femminile. Intanto, un risultato, di questa politica degli annunci, c'è già: il serpeggiare di un sottile senso di impotenza e di scoramento che predispone ad accettare una nuova legge con la stessa rabbiosa rassegnazione con cui si accetta l'afa estiva.

A dare il via a questo becero can can è stato, guarda un po', l'ineffabile Brunetta, il quale ha proposto di allungare l'età pensionabile delle lavoratrici dei servizi pubblici fino a 65 anni. Il ragionamento da cui parte è semplice e, soprattutto, un capolavoro di ipocrisia: siccome donne e uomini devono godere di pari diritti, anche il gentil sesso dovrà dare il suo contributo alla lotta contro la fannullaggine, rimanendo al lavoro per qualche altro anno. Il sasso nello stagno è stato lanciato e c'è da scommettere che prima o poi il discorso risalterà fuori. In ogni caso, è chiaro che il governo è deciso a portare avanti questa logica “ugualitaria” secondo la quale le donne devono sgobbare come gli uomini. Infatti, qualche tempo fa, il “Trio Lescano” Sacconi-Brunetta-Cazzola se n'è uscito con la bella pensata che, sempre per ragioni di eguaglianza e di rispetto delle normative europee, dovrebbe essere abolito il divieto del lavoro notturno per le donne in gravidanza e nel primo anno di vita dei figli. Strana concezione dell'eguaglianza o, meglio, applicazione alla lettera della “filosofia” del capitalismo per cui un essere umano, indipendentemente dal sesso, dall'età e dalle condizioni fisiche personali, non è nient'altro che uno strumento, una cosa da cui spremere denaro.

Anche questa pensata, per ora, è rimasta allo stato di pensata, ma, per così dire, ne è stata avviata la sperimentazione con le lavoratrici madri dell'ex Alitalia, le quali hanno dovuto di fatto rinunciare al “privilegio” di essere dispensate dal lavoro notturno, pur dovendo accudire figli minori. Ma, allora, i figli, la famiglia, di cui il governo con i suoi ministri divorziati e conviventi si è eretto a estremo difensore? Intanto, però, mentre i lanzichenecchi della borghesia si apprestano a imporre la loro visione della parità tra uomo e donna, le pensioni delle donne sono, in media, il 60% di quelle degli uomini, l'occupazione femminile è concentrata in settori e mansioni dove regnano precarietà e bassi salari, tanto che se nel 2007 il salario medio mensile netto era di 1171 euro, quello delle donne si attestava sui 961 euro. Giust'appunto, direbbero i “nostri” impagabili ministri: facciamole lavorare anche di notte, col pancione, col biberon appresso, così supereranno lo scalino che le distanzia dai colleghi maschi.

Purtroppo, non è una battuta di cattivo gusto, ma esattamente ciò che pensa (e fa) la borghesia. Sarebbe proprio ora di buttarla in quel posto e tirare la catena.

cb

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.