Si scrive Fiom, si legge Cgil

Calma piatta o quasi (purtroppo) sul fronte operaio da Mirafiori a Pomigliano; in entrambe sono prossime le elezioni per le rsu e tutta l'azione militante è indirizzata in tal senso e, ovviamente, ogni minimo accenno di critica - neppure radicale - alla situazione attuale va a farsi benedire o viene fagocitato dalle necessità del circo elettorale. Per inciso, notiamo come sia la Fiom che lo Slai-cobas, protagonisti/antagonisti nella nota contestazione in piazza il mese scorso a Torino, operino con le stesse modalità dove sono presenti; a riprova da quanto sosteniamo da tempo circa l'inutilità (ben che vada...) se non la dannosità della logica sindacale e la conseguente necessità del suo superamento da parte dei lavoratori più coscienti ed attivi.

Conferma ne viene anche dalla vicenda dei lavoratori interinali della ex-Ergom di Melfi, che, dopo aver scioperato e picchettato insieme ai colleghi “fissi” per essere assunti direttamente dall'azienda - non più cioè come interinali, bloccando di conseguenza anche la produzione dello stabilimento Fiat di cui è satellite, a causa del just-in-time là applicato - sono stati convinti a desistere dalla lotta in virtù di un inesistente accordo firmato tra enti locali, sindacati, dirigenti aziendali e Fiat in un incontro a cui, oltretutto, era stato loro impedito di assistere, neppure in delegazione!

A Mirafiori la Fiom, insieme ai minoritari Cobas e SdL, si fa capofila della lotta, sacrosanta, contro gli straordinari al sabato imposti dall'azienda - dopo mesi di cassa integrazione - che conta anche sulla fame di salario degli operai, oltre che sull'ovvio e stomachevole assenso di Cisl-Uil-Ugl ecc. ecc.

La cosa non ci sorprende affatto: da un lato ci si accredita come sindacato combattivo e di lotta con opere (poche, in verità, rispetto ai bisogni) e parole (molte, invece) con cui si tengono legati i lavoratori - magari anche i più combattivi, talvolta - alla propria disciplina d'organizzazione, limitandone coscientemente l'azione rivendicativa entro precisi e predeterminati ambiti territoriali e di categoria, allo scopo evidente di nascondere ai medesimi le reali potenziali di lotta, oltrechè, ovviamente, per farne sfogare l'impeto, potendo andare poi all'inevitabile trattativa con le credenziali in ordine e - magari - il morale operaio basso, cioè pronto a ricevere il solito accordo-bidone contro cui oramai si può “realisticamente” (parola molto amata dai sindacalisti) fare poco...

Dall'altra si fa finta di non far parte organicamente, se non addirittura di essere il cuore di un'organizzazione sindacale, la Cgil cioè, che dal 1992 - giusto per limitarci al recente passato - ha posto la propria firma su tutte le riforme del mercato del lavoro (e delle pensioni ovviamente) via via presentate come “necessarie ed inevitabili” dai governi di turno, con la differenza che se questi non erano “amici” (oibò!) tale firma era preceduta da qualche sciopero e manifestazioni anche nazionali, a ribadire con detta controparte governativa il proprio ruolo “istituzionale”.

Se si è legati mani e piedi, testa e cuore, alla presente società ed alle sue compatibilità economiche, è impensabile che si possa mai metterla seriamente in discussione e, quindi, anche difendere gli interessi di classe, oltretutto in presenza come oggi di una crisi mondiale che incattivisce sempre più padroni grandi e piccoli.

DS

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.