Elezioni regionali 2010: non votare, lotta!

Il 28 e il 29 marzo si svolgeranno le elezioni per “rinnovare” i governi regionali e molte altre amministrazioni locali. I politicanti dei diversi (diciamo…) partiti istituzionali - attraverso, la tv, i giornali, i media - stanno dando vita alla consueta battaglia per spartirsi i posti del potere, ovviamente non mancano le solite promesse. Noi giovani internazionalisti invitiamo tutti i proletari a non votare, a non partecipare a questa farsa, all’ennesima presa in giro.

Sì, perché è proprio di questo si tratta, di una presa in giro. In questi anni noi proletari (operai, impiegati, precari, pensionati) abbiamo subito un netto peggioramento delle nostre condizioni, di vita e di lavoro. La perdita del potere d’acquisto, i tagli allo “stato sociale” (sanità, pensioni, scuola, servizi), licenziamenti, cassaintegrazione, precarietà; stiamo diventando poveri, anzi molti di noi già lo sono. Adesso i politicanti vogliono continuare a farci credere che mettendo un segno con una matita su una scheda le nostre condizioni potranno migliorare. Che falsità! Il nostro voto non conta nulla, a decidere è sempre l’interesse dei padroni. Il Parlamento, la Regione, la Provincia, il Comune, le cosiddette istituzioni, sono strumenti totalmente gestiti dai padroni, sono le loro istituzioni.

Votare è inutile, questo è un dato di fatto. Dobbiamo andare infatti oltre le promesse, le parole, le presunte cose fatte o i dichiarati obbiettivi raggiunti. Dobbiamo andare aldilà di questo mare di menzogne e valutare i fatti. Ed allora non possiamo non accorgerci che dopo ogni tornata elettorale per noi proletari non cambia un bel nulla: sfruttati eravamo e sfruttati continuiamo ad essere. E questo è vero in Italia come in qualsiasi altra parte del mondo. Le condizioni delle famiglie proletarie, dopo le elezioni, non solo non miglioreranno ma magari continueranno a peggiorare, visto che i padroni continueranno a farci pagare i costi della loro crisi, della crisi del capitalismo. Noi invitiamo tutti i proletari a non votare ma, se proprio vogliono continuare a farsi prendere in giro dai politicanti borghesi, perlomeno li invitiamo il giorno dopo, tra un mese, tra un anno… a chiedersi: cosa è cambiato? Come sono cambiate le mie condizioni?

In realtà di elementi per rispondere a questa domanda ne avremmo già tanti da proporre. In questi ultimi anni si sono susseguiti - sia a livello nazionale che locale - governi di diverso (?) colore eppure la musica non è mai cambiata. Prendiamo per esempio la riforma del mercato del lavoro, che tanto drammaticamente interessa proprio noi giovani proletari. Un processo di riforma che viene da lontano fatto di pacchetti legge e “patti sociali” tra padroni e sindacati. I provvedimenti legislativi che di più hanno inciso sono stati certamente due: il “Pacchetto Treu” (1997) del centrosinistra e la più recente “legge trenta”, del centrodestra (2003) , insomma tutti i partiti parlamentari hanno dato il loro contributo... Gli stessi partiti formalmente più radicali, alla sinistra del Partito Democratico, a parole dicono di opporsi alla precarietà poi nelle amministrazioni locali vanno a braccetto con chi ha promosso quei provvedimenti legislativi. A parole sono contro la precarietà, ma poi localmente applicano quelle stesse leggi. Ridicoli!

Governi di destra, centro, sinistra, per noi proletari la musica non cambia mai e non potrebbe essere altrimenti.

“L’attuale potere politico dello stato moderno non è se non una giunta amministrativa degli affari comuni di tutta la classe borghese.”

Questo scriveva Marx più di centocinquanta anni fa e i fatti gli danno pienamente ragione. Proprio in questa fase di crisi economica è evidente quanto le istituzioni servano soltanto gli interessi dei padroni, quanto queste istituzioni siano semplicemente delle istituzioni borghesi.

Il nostro invito a non votare non è, ovviamente, un invito alla passività e alla rassegnazione. Al contrario, invitiamo i proletari ad essere realmente protagonisti, a cercare di incidere realmente sulla realtà. È un invito a lottare, a difendere, con la lotta, le proprie condizioni di vita e d i lavoro, fuori dai sindacati, autorganizzandosi. Ma non solo: la classe proletaria deve rifiutare la politica borghese ma deve fare politica! Una politica proletaria, una battaglia politica per costruire l’alternativa rivoluzionaria al capitalismo. Per questo è fondamentale che anche tra i giovani ci si aggreghi e ci si organizzi intorno ad un progetto politico rivoluzionario. Noi abbiamo già iniziato, unisciti a noi.

Giovani internazionalisti