Usb, il nuovo sindacato di base

Nei giorni 21-23 maggio scorso si è tenuto il congresso fondativo della Unione Sindacale di Base (Usb), quale risultato della fusione delle pre-esistenti sigle del sindacalismo di base RdB, SdL, e parte della Cub (e con il probabile ingresso prossimo venturo dell' Orsa, realtà sindacale del mondo dei trasporti). Lo slogan è “Connetti le tue lotte” con l'evidente richiamo alla omonima chiavetta per computer.

Ciò dopo che da circa due anni era in piedi il cosiddetto “Patto di base”, includente anche la Confederazione Cobas (che per ora resta spettatrice come lo Slai) che aveva dato vita ad iniziative, mobilitazioni e scioperi in comune.

Il nostro costume di comunisti rivoluzionari non è certo quello di guardare con superiorità quei proletari e quei compagni che si muovono in prima persona e con convinzione con l'obiettivo di difendere i propri interessi immediati ma non possiamo ignorare le pesanti ombre con cui nasce questo nuovo soggetto sindacale. Intanto possiamo dire che ci pare evidente il tentativo da parte di un certo ceto politico radical riformista di ritagliarsi uno spazio politico più significativo nel campo lasciato parzialmente libero (ancor più, forse, in prospettiva) dallo scivolamento o quantomeno dall'atteggiamento ondivago del gigante Cgil tra le sirene della collaborazione aperta con Cisl&Uil e la gestione di un tot di conflitto sociale. Non a caso i protagonisti parlano di sindacato di “conflitto e dei cittadini”.

Se è innegabile d'altronde che negli ultimi tempi sotto l'incalzare della crisi c'è stata una genuina spinta della base di questi sindacati verso la loro unificazione allo stesso tempo la neonata Usb nasce all'insegna della fusione tra più debolezze differenti allo scopo dichiarato di trasformarle in una forza sociale effettiva. Cosa che riteniamo alquanto improbabile – anche tralasciando il dato che gli attuali dirigenti sono praticamente gli stessi delle precedenti sigle, a conferma di un' unificazione “dall'alto” – visto che il programma politico è interamente iscritto all'interno del solito radical-riformismo stile “la crisi la paghi chi l'ha provocata” che mai mette in discussione le radici classiste dell'attuale società, della sua crisi e la neutralità di quello Stato che ne impone le soluzioni; per cui si reclamano diritti sindacali pur sacrosanti, piani di investimento in servizi pubblici per i cittadini contro la finanziaria-Dracula, genuine riduzioni d'orario di lavoro contro disoccupazione e cassaintegrazione e stabilizzazione dei precari ecc. ma sempre si persevera nell'illusione fuorviante e drammatica che queste conquiste siano oggi possibili all'interno di un capitalismo in crisi profonda, anzi siano un mezzo casomai per la sua stessa trasformazione in positivo. E prescindendo, oltretutto, dai modi e dalle forme di lotta che tali obiettivi richiederebbero, cui non si fa minimamente cenno, contribuendo così ad alimentare le illusioni su cui larghi settori di classe ancora riposano.

Ribadiamo con forza che secondo noi l'unica strada attraverso cui la classe può incominciare a difendere i propri interessi non passa per la creazione di nuovi sindacati, pur se radicali e combattivi (nonostante le genuine intenzioni di chi vi partecipa), bensì attraverso l'autorganizzazione delle lotte stesse tramite assemblee autonome con potere sovrano e delegati revocabili responsabili solo di fronte all'assemblea che li ha espressi (va da sé che almeno all'inizio in tale processo un peso non trascurabile l'avrà probabilmente la componente meno politicamente autoreferenziale del sindacalismo di base).

Solo in questo modo dette lotte potrebbero trascrescere sul piano politico anticapitalista prima di sterilizzarsi nell'orizzonte rivendicativo in sé (fine ultimo inevitabile della logica sindacale) sempre che incrociassero in modo fecondo la presenza attiva del partito rivoluzionario coi suoi militanti e simpatizzanti.

DS

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.