Oggi studenti, domani precari

Giovani proletari, su la testa!

Volantino distribuito nella zona universitaria di Napoli

Non si rimane a scuola per sempre, prima o poi si finisce di studiare e si cerca di trovare un lavoro più o meno soddisfacente. Anche gli studenti, e soprattutto quelli che non hanno alle spalle una famiglia ricca - cioè i giovani provenienti da famiglie di proletari - dovrebbero interessarsi agli inquietanti dati sulla disoccupazione giovanile in Italia. Un giovane su tre è senza lavoro! E allo stesso tempo, la metà dei giovani lavoratori dipendenti ha un contratto variamente precario, che significa instabilità, incertezza, forte ricattabilità e lavoro sottopagato.

Il capitalismo precarizza la forza lavoro giovanile, e allo stesso tempo innalza continuamente i limiti di età per la pensione, impedendo così l’accesso al lavoro a masse crescenti di giovani, proletari e non. Sempre che si possa chiamare “lavoro” un impiego saltuario e pagato quattro soldi. Giovani a spasso nel vuoto di un “tempo libero” imposto dal sistema, anziani spremuti fino all’esaurimento psicofisico: è una contraddizione stridente, ma questo e non altro può offrire oggi il capitalismo!

La fatica a tirare avanti, chi più chi meno, la stiamo sentendo tutti noi proletari (operai, semplici impiegati, disoccupati, precari, pensionati) e tanti di noi vedono davanti un futuro fatto solo di precarietà, rinunce, incertezza. Questo vale, in modo particolare, per la nuova generazione di lavoratori per la quale è diventato impossibile programmare qualsiasi cosa: completare gli studi, lasciare la famiglia d’origine, comprare casa, mantenere dei figli…

Sono anni che questo sistema economico, il capitalismo, va avanti affannando, negli ultimi anni stiamo semplicemente vivendo la fase più acuta della crisi. Non c’è paese al mondo o settore economico che non ne sia stato coinvolto. Ed è propria la dimensione della crisi che deve farci comprendere quanto questa sia un qualcosa di strutturale: la conseguenza di un sistema economico basato su leggi barbare e contraddittorie. Questa crisi è l’inevitabile modo d’essere del capitalismo.

I padroni, e i servili politicanti, fanno i loro gioco: difendono il loro interesse di classe sfruttatrice, difendono la loro posizione di dominio, salvaguardano i loro profitti.

Noi proletari, classe di sfruttati, dobbiamo fare il nostro di gioco, difendendo i nostri interessi di lavoratori. Basta con i partiti che siedono - o vogliono sedere - in parlamento e nelle altre istituzioni.. Andiamo oltre il sindacato, inutile se non - nel peggiore dei casi - apertamente collaborativo con i padroni. Superiamo la logica stessa del sindacato: i nostri interessi non possono essere rappresentati da un sindacato, dobbiamo difenderli noi in prima persona attraverso comitati di agitazione, assemblee… attraverso il reale nostro protagonismo.

Per anni l’ideologia dominante ci ha voluto far credere che l’alternativa comunista a questa società sia stata rappresentata dalla Russia stalinista, o dalla Cina, Cuba, ecc. ma queste sono state - o sono tuttora - semplicemente forme diverse di capitalismo. Altro che utopia, oggi più che mai c’è bisogno di lottare per il superamento di questa società basata sulla logica del profitto e sullo sfruttamento dei lavoratori. Questo sistema economico è ormai alla frutta ma l’alternativa può venire fuori solo attraverso l’azione della classe dei lavoratori unita al lavoro politico dei comunisti.

Lottiamo contro i padroni e per cambiare dalle fondamenta questa società.

I giovani internazionalisti di “Amici di Spartaco”

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Comments

Ho letto il vs. articolo, alla fine dite "contattaci" ma info per contattarvi di persona ( sedi, telefoni, incontri) non ce ne sono. La politica non si fa su internet! Sul vs. sito scrivete: "odia e combatti questa società infame". Questa società infame non va "odiata" con l'odio non si costruisce altro che bieca violenza. Questa società si infame va compresa e cambiata con l'inteligenza, la cultura, la comunicazione, la solidarietà, le idee. Io credo che partendo dal pensiero di Bordiga occorre costruire una nuova strada per il "cambiamento". L'odio e il tipo di lotta che ne consegue non costruiranno mai una società libera dal classismo e dalla violenza. Un compagno

Caro compagno, grazie per il tuo commento. “Odia e combatti questa società infame” è una foto scattata ad un muro, compare come slogan sul sito giovanile internazionalista. Personalmente lo slogan lo condivido molto. Ho quasi trenta anni, ho perso il lavoro da poco e davanti a me vedo il nulla, prospettive zero, e ti assicuro che non sono mai stato un “fannullone”. Ma questa oggi non è la sola mia condizione, è la condizione di tutta la futura classe di sfruttati, per non parlare delle condizioni di miseria che in tanti vivono dei paesi “non sviluppati”. Io questa società la odio, per questo condivido molto lo slogan. Questo non vuol dire pensare che debba essere l’odio a combatte il capitalismo e certamente non sarà l’odio a tracciare la linea da seguire per il superamento del sistema, non lo penso io e in fondo non lo dice neanche lo slogan: “Odia e combatti questo sistema infame”, odia e combatti, non "combatti il sistema con l’odio". L’odio verso questo sistema è solo un sentimento comprensibile, che anzi purtroppo ancora molti non hanno. Noi infatti non facciamo campagne di odio, facciamo attività politica e ovviamente non solo su internet.

Puoi contattarci a: info@leftcom.org , ovviamente se sei anche in una città dove siamo presenti possiamo incontrarci da vicino, presso le nostre sedi, così come possiamo continuare la chiacchierata virtuale via email, contattaci “in privato” all’indirizzo centrale se vuoi, poi magari i compagni mi passeranno il tuo contatto.

Caro compagno, come da secoli e secoli la stragrande maggioranza dell'umanità è sfruttata. Gli unici momenti in cui gli sfruttati si muovono è quando li si sfrutta al punto tale da lasciarli senza pane ( v. magreb). Il movimento degli sfruttati è, dunque, dettato dall'odio derivante dalle condizioni di sfruttamento portate a livelli insopportabili dal capitalismo che, attraverso la crisi, genera regime ( questa la mia personale opinione). Quindi, a mio parere, le rivoluzioni falliscono perchè generate dall'odio, creano violenza e, quindi, altri regimi borghesi e violenti. Facevo l'appunto sulla frase "odia e combatti" perchè può comunicare, in un momento come questo, nell'immaginario degli sfruttati che leggono un incitamento alla violenza che è l'unica cosa che non può cambiare il mondo in meglio, come la storia ci ha ampiamente dimostrato. Vengo a conoscervi molto volentieri fammi sapere se magari organizzate degli incontri o riunioni pubblici a cui partecipare.