Aggiornamenti dal fronte della crisi

Disoccupazione, cassa integrazione e precarietà in aumento

L’Istat (19 gennaio 2012) ci comunica che la disoccupazione in Italia è all’8,4% (media UE 9,6%), quella dei giovani poco più del 30%. Statisticamente parlando sarebbero un milione 574mila i proletari che in Italia non hanno mai avuto accesso al “mondo del lavoro”, quello naturalmente salariato e adeguatamente sfruttato dal capitale. Si tratta di uomini e donne dai 15 ai 64 anni, che nell’ultimo periodo hanno registrato un balzo del +6,5%. A questo esercito di “scoraggiati” si aggiungono i “soggetti in attesa” (719mila) ai quali il lavoro “promesso” ancora non è arrivato e che non figurano tra i disoccupati. In totale i lavoratori inattivi sarebbero il 37,8% mentre i lavoratori irregolari sono stimati al 12,3%. E nella UE (27 membri) secondo Eurostar sono 8milioni250mila i senza lavoro “sfiduciati,senza speranza, inattivi”, pari all’11,1% della forza-lavoro disponibile. Nella eurozona sarebbero 5milioni 645mila.

Veniamo ai dati e agli effetti subiti nel 2011 a seguito della cassa Integrazione (rilevazioni Inps, dicembre 2011, elaborate dall’Osservatorio Cig-Cgil) la quale ha interessato mezzo milione di lavoratori a zero ore con 8.000 euro in meno nelle buste paga di un anno e mediamente per ciascun operaio. Complessivamente un taglio di ben 3 miliardi 650 milioni di euro alla loro “solvibilità” in quanto possibili acquirenti di merci! Altre fonti parlano di quasi 2 miliardi (1.953.506.796) di ore di cassa integrazione complessive nel 2011 (CIG ordinaria, straordinaria e in deroga, quasi tutta per il settore industriale), col coinvolgimento nel pantano della “percezione di ammortizzatori sociali” di oltre 4 milioni dei 12 milioni e mezzo di assicurati INPS (cioè un terzo dei lavoratori assicurati). Negli ultimi tre anni il totale sarebbe di 3,4 miliardi di ore con “redditi” dei proletari ridotti di ben 48 miliardi di euro. L’INPS coi suoi “trasferimenti” ha compensato solo il 40% di tale cifra. Altre cifre: nell’ultimo triennio (2009-2011) la spesa per ammortizzatori sociali è stata di 54 miliardi di euro (dati Uil). Avrebbe interessato circa 4 milioni di lavoratori l’anno. Soldi prelevati dai saldi attivi dell’INPS, il quale poi va in rosso e riduce le pensioni!

Da segnalare inoltre che la diminuzione delle domande di pensione (94mila in meno nel 2011 rispetto al 2010) invece di creare nuove assunzioni – come gli “esperti” vanno blaterando – ha fatto sì che il numero degli “over 55” in attività sia salito di 168mila unità tra il terzo trimestre del 2010 e il medesimo periodo del 2011. Con l’altro bel risultato (i tecnici del “comitato d’affari” borghese brindano al successo!): sono diminuiti di 153mila unità gli occupati al di sotto di 34 anni: gli anziani al lavoro (ma presto per le esigenze di una maggiore produttività saranno messi in strada anche loro) e i giovani a casa a contare le stelle in cielo! Infatti, il 22,1% dei giovani tra i 15 e i 29 anni secondo l’Istat non studia e non lavora. Poi ci raccontano che il “mercato del lavoro” invecchia…

Chiaramente, un’organizzazione politica di classe, con tutti i suoi militanti, non può che essere partecipe nelle lotte a cui i lavoratori sono spinti per difendere il posto di lavoro, per opporsi ad un peggioramento delle loro condizioni di lavoro e di vita. Non si possono certamente ignorare, o peggio ancora snobbare limitandosi a rimpiangere obiettivi che nel passato un ben più concreto movimento operaio portava avanti e che oggi la stessa crisi capitalistica sta ponendo in primo piano e li ripropone all’ordine del giorno. Questa volta alla presenza di una realtà sociale che rischia il collasso nell’agitarsi di abbondanti stratificazioni di “cittadini” che si muovono dietro spinte disordinate e motivate da interessi in alcuni casi parassitari o impegnati in settori che nella democrazia parlamentare sono oggetto di corteggiamenti elettorali e formano le clientele di questa o quella cricca politica.

Poveri e ricchi

In Italia sarebbero tre milioni i “cittadini” in povertà assoluta (il 4,6% delle famiglie); altri 8,3milioni di individui (l’11% delle famiglie) sarebbe in condizioni di povertà relativa. In testa al “popolo”, i più ricchi della classe borghese in tutto il mondo vedono costantemente aumentare i propri patrimoni: secondo dati forniti dalla rivista americana Forbes e rielaborati da Italia Oggi, i ricchi aumentano i loro patrimoni a suon di centinaia di miliardi di dollari e di euro. Nomi quasi venerati nella platea adorante il dio Capitale: in Italia Michele Ferrero, Leonardo del Vecchio, Giorgio Armani, Silvio Berlusconi eccetera eccetera.

Leggiamo su Umanità Nova (15/1/2012) che Gilberto Benetton, proprietario di Atlantia (Società Autostrade S.p.A.) possiede un patrimonio di 2,4 miliardi di dollari, incrementato di 300 milioni nel 2010. Medesime cifre per i suoi tre fratelli. Gli incassi da pedaggi nel 2011 sono stimati in 3 miliardi 400 milioni di euro (lo Stato incassa come oneri concessori 309 milioni di euro, per cui si parla di un margine operativo lordo del 62,1%). Quanto ai piani di investimento per le autostrade, quelli relativi al programma del 2004 sono stati completati meno del 3%. E si sta ancora “studiando” il programma del 2008. Con tali risultati, il premio meritato è stato quello di un prolungamento delle concessioni autostradali da 30 a 50 anni!

Evasioni, che passione!

Sul tema della evasione fiscale, Daniela Bauduin, avvocato e coautrice del libro L’economia sommersa e lo scandalo dell’evasione fiscale (editrice Ediesse) scrive: “L’economia sommersa nel nostro paese ammonta a 330 miliardi di euro ogni anno: secondo la Commissione parlamentare antimafia, il fatturato della criminalità organizzata è pari a 150 miliardi; quello della pubblica corruzione, stando ai dati della Corte dei conti, di 60 miliardi, mentre il ministero dell’Economia segnala come l’evasione fiscale è pari a 120 miliardi. L’Istat valuta il sommerso tra i 255 e i 275 miliardi di euro, cioè tra il 16 e il 17 % del Pil”. Eppure, aggiunge la Bauduin, “uno studio della Confesercenti dimostra che la pressione fiscale già nel 2013 raggiungerà il record storico del 44,8%, facendo divenire l’Italia il paese con le tasse più alte in tutta l’Eurolandia”. Dunque, i 120mila miliardi di euro annualmente “sottratti” al fisco dalla borghesia, costituiscono una cifra pari al 28% del totale delle imposte pagate in Italia e riguardano, in ordine decrescente, Irpef, Iva, Irap, Ires, canone Rai, bollo auto e imposta di registro (affitti in nero. Si valuta poi il sommerso con un “fatturato” di 154 miliardi di euro e con 51 miliardi di contributi previdenziali evasi.

I lavoratori “stranieri” e il fisco

Le entrate per il fisco italiano provenienti dall’Irpef dei lavoratori stranieri ammontano a quasi 6 miliardi di euro, il 4,1% di quanto incassa complessivamente lo Stato (Fondazione Leone Moressa - dati del ministero delle Finanze sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2010). Più di 2 milioni, nel 2010, sono stati i contribuenti nati all’estero e che hanno pagato l’Irpef in Italia. Al Nord, naturalmente, si concentra il maggior numero di imposte pagate da stranieri. Altro dato: nel 2009 i nati all’estero hanno pagato mediamente una cifra di 2.810 euro per contribuente, contro i 4.865 dei contribuenti nati in Italia. La cifra sale a 3.600 e 3.410 euro per gli stranieri che vivono rispettivamente in Lombardia e nel Lazio. Il minor gettito fiscale degli immigrati occupati, rispetto agli italiani, è da attribuire al fatto che gli stranieri percepiscono, in media, salari inferiori dal 20 al 40% dei colleghi italiani.

C'è da aggiungere, inoltre, che secondo alcuni studi della Caritas e della Banca d'Italia, gli immigrati versano allo stato più imposte dei servizi poi effettivamente “goduti”, contrariamente a quanto va abbaiando la propaganda nazistoide della Lega Nord.

DC

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.