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Home ›Lotte operaie nel mondo - Polonia, Grecia, USA, Finlandia
Polonia
Nello stabilimento FIAT di Tychy in Polonia, agli inizi di febbraio 300 vetture sono state danneggiate come forma di protesta. A scatenare la reazione dei lavoratori sono stati i salari miseri e le continue pressioni della direzione affinché gli operai aumentino i ritmi di lavorino, siano più produttivi e accettino delle condizioni sempre più precarie e difficili; tutto questo sotto il ricatto della perdita del lavoro. Il sabotaggio non è che l’ultimo passo compiuto da lavoratori che da tempo vivono in condizioni insostenibili: infatti per 48 ore di lavoro su tre turni il salario base è di poco superiore ai 500 euro ed ora la direzione ha anche tagliato i bonus di produttività degli ultimi due mesi. Mentre l’azienda sta cercando di individuare i responsabili dei sabotaggi, Solidarnosc come ogni buon sindacato che si rispetti si è subito dissociato da questo tipo di lotte. Nello stabilimento di Tychy, modello della nuova politica FIAT, la conflittualità di classe, finora compressa con l’uso della forza e del ricatto, sta di nuovo riesplodendo e lo sta facendo in modo incontrollato, vedremo se nei prossimi mesi a queste azioni seguirà una lotta più coordinata ed incisiva anche sul piano politico.
Grecia
In Grecia continuano le proteste e gli scioperi, nonostante siano ormai trascorsi parecchi mesi. Dall’inizio delle proteste, i lavoratori portano avanti la loro lotta senza la presenza di un’avanguardia politica rivoluzionaria che sappia guardare oltre le rivendicazioni salariali e senza un reale sostegno da parte del proletariato internazionale. Negli ospedali è stato dichiarato sciopero ai primi di febbraio, contro gli insostenibili tagli che il governo si appresta ad effettuare a danno del sistema di sanità pubblica; alcuni medici hanno fatto irruzione nel ministero per poter parlare col ministro. Anche il settore dei trasporti pubblici ha scioperato per due giorni a febbraio, riprendendo la lotta iniziata mesi fa contro le riforme del governo, che comprende un aumento dei costi per i viaggiatori, una diminuzione sostanziosa dei salari e trasferimenti dei lavoratori. I tagli sono ovviamente imposti dal Fondo Monetario Internazionale e dall’Unione Europea, che monitorano attentamente la situazioni di tutti i settori economici greci.
Stati Uniti d’America
Nel settore auotomobilistico, i padroni e alcuni sindacati stanno spingendo avanti una campagna per introdurre un modello “pay for performance” nel nuovo contratto di lavoro che si negozia quest’anno per i lavoratori General Motors, Ford e Chrysler; in sostanza l’obiettivo è quello di legare i salari alla produttività, alla qualità e ai profitti. Ha sottolineato chiaramente Akerson, manager GM inserito dalla White House Task Force, come
gli stipendi non debbano più essere un costo fisso per l’azienda, i lavoratori dovrebbero invece ricevere dei bonus solo se la ditta fa profitti.
Questo modello andrebbe adottate in tutte le industrie, in accordo con il proposito del presidente Obama di rendere le grandi aziende americane più competitive. La proposta è di rivoluzionare completamente il modo in cui gli operai del settore automobilistico verranno pagati: anziché rinegoziare semplicemente un altro contratto lavorativo per i prossimi 3 anni, l’azienda e i sindacati decideranno di legare la paga sulla loro produttività. Il settore automobilistico sarebbe infatti troppo fragile oggi per sopportare un aumento dei salari e l’azienda ha già pronte i soliti ricatti e promette di dover delocalizzare la produzione se la proposta non verrà accettata.
Nel settore dei trasporti i diritti di base dei lavoratori non sono certamente più tutelati: John Pistole, capo della Transportation Security Administration (TSA) ha affermato durante un'audizione presso un sottocomitato del Parlamento che licenzierà i lavoratori che parteciperanno a scioperi o ad altre azioni sul posto di lavoro quali i rallentamenti volontari. In risposta alle preoccupazioni riguardo alla possibilità che i comitati in lotta per i propri diritti potessero incoraggiare gli scioperi, Pistole ha risposto:
Non hanno diritto di farlo, perciò se un individuo vuole rischiare di perdere il proprio posto di lavoro non presentandosi, sarà sottoposto a sanzioni disciplinari e a un possibile licenziamento.
Quando la TSA è stata fondata nel 2001, ai suoi 40 mila lavoratori è stato negato il diritto di riunirsi per effetture rivendicazioni collettive. Il 4 febbraio Pistole ha emesso un comunicato per permettere rivendicazioni collettive molto limitate, ma non saranno concesse per negoziare su temi quali la paga, le pensioni, i test di capacità, le qualifiche lavorative, le norme disciplinari, le norme di sicurezza o la mobilità del personale e dei mezzi.
In West Virginia i lavoratori dell’industria chimica Braskem stanno portando avanti uno sciopero da 6 mesi, nato dopo l’aumento dei costi dell’assicurazione sanitaria, dei tagli alle pensioni e dell’eliminazione delle pensioni per i nuovi assunti; ora l’azienda si trova costretta ad assumere lavoratori precari che sostituiscano quelli in sciopero... ecco un bel modello di flessibilità.
Finlandia
A seguito di una partnership con Microsoft sui cellulari, Nokia ha annunciato licenziamenti su larga scala:
Ci saranno riduzioni sostanziali in materia di occupazione in varie località in tutto il mondo, e che interesseranno anche la Finlandia.
Infatti, circa 6mila lavoratori rischiano subito il licenziamento; mille nella sola Finlandia. Il governo promette aiuto nella ricerca di un nuovo lavoro. Ma i dipendenti Nokia non si accontentano certo di vaghe rassicurazioni, comunque perdenti, e sono entrati immediatamente in sciopero.
JuBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #03
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