Fincantieri: sciopero a oltranza!

A Sestri gli operai di Fincantieri hanno cominciato lo sciopero a oltranza e in questo momento stanno bloccando l'autostrada sopraelevata: genova.repubblica.it

Così si fa, altro che sindacalismo!

Forum: 

La FIOM ha in mano la situazione e si è messa di traverso promettendo una dura battaglia, mentre i mass dicono che dopo Marzo non ci saranno piu commesse, niente piu lavoro dunque. Fare previsioni è difficile ma la vicenda sa di ultima spiaggia per i lavoratori, a meno che il sindacato non riesca in extremis a strappare un accordo (croste). E se non ci riesce è anche peggio, il tutto con il benestare magari incazzato della defilata ma presente LC, suggello questo della assoluta impossibilità di manovra... vista anche la crisi che imperversa a livello mondiale...

Ecco cosa significa secondo me lavorare al fianco dei sindacati, garanzia che nessuno sbocco è possibile.

Il fatto che gli operai abbiano deciso lo sciopero a oltranza e l'occupazione della fabbrica è comunque un segnale importante: anche se capitanata dalla Fiom si tratta comunque di una lotta che nei fatti supera i limiti legali imposti dal sindacalismo.

Io credo che in questi casi il sindacato si trovi nella condizione obbligata di dover anticipare o rincorrere una mobilitazione operaia che altrimenti gli sfuggirebbe di mano.

Si comincia così.

Cio' che è devastante è l'argine eretto dai sindacati, che rende stagno non solo un settore lavorativo rispetto ad un'altro, ma addirittura isola i lavoratori di una stessa città. Si tratta di campare in aria promesse e di raccogliere consensi tra gli operai occupati, facendo apparire distante e circoscritto il problema come si trattasse di un qualcosa di fisiologico. Queste balle reggono fino al giorno in cui l'attività non entra in crisi, poi si anticipa o rincorre a seconda dei casi. E' chiaro che un attacco al proletariato in una qualsiasi parte del mondo riguarderà prima o poi anche la nostra parte, ma cosa pensate al riguardo di chi vorrebbe che la crisi accelleri per avvicinare il momento in cui la lotta prenda i binari classisti?

L'azione di padroni e servile codazzo, sindacalisti e politici, tende ovviamente al contrario, ossia a fomentare la concorrenza tra lavoratori a tutto guadagno proprio. Perchè opporti alle pretese padronali, non vincerai mai, è troppo forte per te. Sii furbo, accanisciti contro il precario, contro il lavoratore che ha maggiori difficoltà ed risulta idebolito. Se verrà spremuto fino al midollo la ditta guadagnerà e non delocalizzerà altrove permettendoti di mantenere il posto. Da precartio ho visto sindacalisti Fiom incitare all'isolamento e repressioni dei contratti a termine, ho sorbito la spia concionare che per noi le quote produzione per macchina non valevano e che dovevamo far gara a chi produceva di più. La falsa promessa, chi vince forse avrà un posto. Ovviamente la ditta ha una commessa che vuol evadere nel minor tempo possibile, indi più produci e meno giorni lavori. Poi non hanno più bisogno di te. La crisi e lòa paura hanno aperto gli occhi a molti "fissi" che sprezzavano di salutarti per strada. Nascono comportamenti di appoggio reciproco prima impensabili

E' vero, la crisi sta aprendo gli occhi a molti lavoratori, almeno sul fatto che le condizioni di vita e di lavoro continuano a peggiorare a livello mondiale e che quindi il probema non è tanto "di governo" ma "di sistema".

Certo, sarebbe assurdo "tifare" per un peggioramento delle condizioni sociali (sarebbe come andare dai propri colleghi di lavoro e dirgli: spero che ci licenzino tutti!), ma è chiaro che la crisi porta con sé anche un'opportunità: quella di mettere in discussione il regime capitalista dalle fondamenta.

In cosa dovremmo sperare se non nel fatto che il sistema economico e sociale che combattiamo non faccia bancarotta completa! Forse che rimanga in piedi perpetuando all'infinito la distruzione del genere umano gestita e controllata invece che portata al parossismo dal avvitarsi della sua crisi? Anche nei momenti di bonaccia il capitalismo crea carestie devastanti e guerre (tipo la prima guerra mondiale e la guerra del Golfo 1990 - 1991 ) ma consente ad una percentuale significativa del proletariato mondiale di tirare a campare nonostante gli stenti. Solo quando la sua assurdità diviene palese inizia il dissenzo di massa che è nostro compito indirizzare nell'anticapitalismo. Se l'Austria non avesse invaso la Serbia nel '14 oggi Lenin sarebbe uno sconosciuto.

Non credo che i proletari Serbi e/o Austriaci che in quell'occasione ci hanno rimesso la buccia siano completamente daccordo con te..

Certo la fine del capitale dovrà pur arrivare in qualche modo: l'articolo "Crisi delle politiche sociali e lotta di classe", che ho appena letto nell'altra area del sito, mi ha praticamente già risposto e piuttosto bene. In particolare alla fine con "Verso le nuove forme di lotta del proletariato" in cui sostiene di badare alla dignità della propia condizione, di classe ovviamente, con obbiettivi e rivendicazioni al di fuori dei meccanismi del capitale, che chiama immediati.

Quindi una forma di lotta non estremista a mio modo di vedere, che vede gli operai non come una massa di pecoroni da condurre verso il nuovo pascolo socialista, ma coesa e almeno un poco consapevole, altrimenti...

Saluti compagni.

In realtà siamo daccordo. I proletari serbi e austriaci crepavano prima, durante e dopo. Hanno avuto un'occasione per smettere di crepare grazie al creparsi della tenuta politica ed economica del capitale. Russi hanno colto l'occasione, tedeschi ed italiani una via di mezzo che non è bastata a vincere la partita. Gli altri non hanno mosso un dito ed abbiamo avuto un altra guerra mondiale. Massacro evitabile se vi fosse stata la rivoluzione in precedenza. Anche questa opportunità è stata lasciata cadere permettendo che il capitalismo proseguisse la sua marcia di sangue. Uccide sempre in mille modi, le grosse crisi aprono gli occhi ed aumentano una reattività latente. Ovviamente il lavoratore medio la vede diversa, sospira rimpiangendo un tempo in cui poteva avere un lavoro fisso, un mutuo che lo lasciava in mutande ma gli garantiva una casa. ed un scuola che avrebbe permesso a suo figlio una vita migliore. Nostro compito è fargli capire che non è rimpiangere il passato ma aspirare ad un futuro diverso quello che deve fare. Fammi capire, per te la Guerra civile americana, un bagno di sangue, sarebbe stata dannosa? Dillo agli schiavi africani resi liberi. Le guerre per l'unità d'Italia uccidevano ma hanno permesso la creazione di un proletariato unico, premessa alla rivoluzione. Leggi gli articoli di Engels su Garibaldi in Sicilia. O forse engels e lenin non erano rivoluzionari?

Non vogliamo o possiamo guidare il proletariato come fosse una pecora, sta a lui fare la rivoluzione, a noi sostenerlo, istruirlo, combattere al suo fianco. Il partito è costituito dall'avanguardia ossia da quei proletari che prima degli altri hanno capito la necessità della società comunista. A gridare pace e benessere per tutti si rimane facilmente simpatici, modello Papa, ma non si dice niente

Mi ricollego all'intervento di GC: quali parole d'ordine lanciare tra i lavoratori - oltre all'obiettivo rivoluzionario, ancora lontano - è un argomento sempre molto vivo fra noi compagni, perché siamo consci che è anche grazie a queste indicazioni agitatorie che si può creare un "ponte" fra la nostra prospettiva finale e la lotta quotidiana.

Come metti in luce anche tu, l'estremismo è dannoso, e, più precisamente, è un indirizzo politico riformista, perché illude che sia possibile raggiungere obiettivi sindacali molto avanzati e in totale controtendenza rispetto all'attuale fase che vede i padroni all'attacco, senza il montare di lotte preinsurrezionali o comunque di livelli di mobilitazione proletaria di cui ancora non si vede traccia.

Salario garantito, lavorare meno a parità di salario, forti aumenti salariali per tutte le categorie... e perché no, due mesi di ferie all'anno per tutti... ma con quali forze? In quale film? E' per questo motivo (e anche per altri) che noi critichiamo duramente il sindacalismo di base.

Oggi i comunisti devono dire: difendiamoci. Fermiamo i licenziamenti, difendiamo il salario diretto e indiretto (pensioni, spesa sociale, ecc.) dai tagli forsennati dei padroni e dei loro governi, basta con la diffusione del lavoro precario, ecc.

Dall'urto di queste lotte "concrete" con le compatibilità del sistema, può diffondersi la consapevolezza che gli interessi dei lavoratori sono inconciliabili con quelli del capitalismo, e che dunque, in ultima istanza, è il regime capitalista nel suo complesso che bisogna mettere in discussione.

D'accordo su tutta la linea.

Il paragone con il papa di vasco mi ha fatto alzare la pressione..

E' difficile riuscire a parlare di politica, anche solo al bar, riuscire poi a condividere le idee ed essere capito... fantascienza!

Uno stimolo a prepararsi e impegnarsi.

Felice di riuscire ad emozionare l'uditorio!

Premesso che 1) noi riteniamo come la più adeguata per il genere umano la scietà scaturita da una economia comunista 2) siamo convinti che a cio sia possibile arrivare solo con una rivoluzione. detto questo, io mi pongo il problema disfruttare ogni situazione, anche da me non creata, come le guerre o le crisi economiche, per ottenere questo risultato. Non sono i comunisti a dichiarare la guerra ma hanno il dovere, qualora esploda, di provare ad utilizzarla a fini rivoluzionari. Liebknecht nel paralmento prussiano denunciava gli orrori della guerra, Marx rispondeva che Bismarck faceva un pezzo del suo lavoro, unificando la Germania, nel modo peggiore ma lo faceva. E spazzava via il "socialismo imperiale" del secondo impero. Nasce la Comune e Marx plaude entusiasta al secondo tentativo comunista della storia. Alcuni dicono: probabilità di vittoria poche lasciamo perdere. Lui rispondere, non importa quanti "capi" cadranno, fuggire creerebbe una demoralizzazione incalcolabile. Se il PCInt ti piace noi accettiamo adesioni.