Sempre peggio!

Sullo sciopero Cobas scuola

Com'era ampiamente scontato, i sindacati confederali hanno firmato l'ennesimo contratto peggiorativo di tutto il personale della scuola. Infatti, gli aumenti sbandierati in realtà sono ben poca cosa e, in ogni caso, assai lontani dal recuperare la forte diminuzione del potere d'acquisto subita dai nostri stipendi; inoltre, l'accordo dà un nuova spinta alla aziendalizzazione della scuola e alla divisione dei lavoratori con l'illusione di una finta professionalità, remunerata quel tanto (si fa per dire) che basta per attrarre i settori più deboli e ricattabili economicamente dei lavoratori della scuola.

Non solo, ma le clausole sulla formazione in servizio e quelle - volutamente vaghe - sull'orario prospettano, da una parte, l'eliminazione dei precari, e, dall'altra, l'aumento della flessibilità, gestita in modo esclusivo dal preside-padrone. È un ulteriore tassello della riforma scolastica, che, seppure effettuata un pezzo alla volta, va inequivocabilmente nella direzione di una immediata e diretta subordinazione della scuola alle esigenze del profitto capitalistico.

Infatti il contratto si incastra perfettamente nel sistema formativo integrato (accordi tra presidi-associazioni padronali - enti pubblici e religiosi - sindacati) per ora appena agli inizi, il quale piegherà i singoli istituti (specie i tecnico-professionali) alle esigenze del capitale (in primo luogo quello locale) preparando gli studenti a diventare forza-lavoro precaria e flessibile.

Precarietà e flessibilità della futura forza-lavoro, precarietà e flessibilità crescenti del personale docente e non docente, stipendi fermi o in calo, accorpamento-concentrazione degli istituti con conseguente perdita di posti di lavoro, aumento del potere dei presidi-manager: tutto ciò fa parte del più complessivo attacco alle condizioni di vita e di lavoro di tutto il proletariato e quindi anche al salario differito, comunemente detto stato sociale (sanità, pensioni, scuola ecc.).

La crisi strutturale in cui versa il capitalismo ha infatti generato una concorrenza feroce a livello mondiale che spinge i vari capitali a spremere in ogni modo possibile la forza-lavoro, per non lasciarle nemmeno più le briciole di quella ricchezza che essa, sola, produce e su cui si basa la società borghese. Dunque, chi non si accorge che le cause del super sfruttamento cui sono sottoposti l'operaio o la commessa sono le stesse che spiegano quello che accade ai lavoratori della scuola, è condannato alla sconfitta sterile o all'impotenza.

Esattamente come chi non sa vedere che il capitalismo non ha più "benessere" da distribuire e si ostina demagogicamente a illudere quei pochi elementi disposti a lottare con richieste che avrebbero bisogno di ben altre lotte che scioperetti rispettosi delle leggi anti-sciopero dello stato, proclamati burocraticamente via fax, al di fuori di qualsiasi assemblea... proprio come i confederali.

Lanciamo dunque un appello alle componenti proletarie della scuola (studenti proletari, docenti, non docenti e precari che vivono con il solo stipendio della scuola) affinché si liberino da tutte le incrostazioni corporative, ritrovando la coscienza di essere parte di un'unica classe comprendente tutti coloro che vivono di salario; una classe che solamente se lotta unità può strappare qualche vittoria, seppure parziale e temporanea, e che solo col rovesciamento rivoluzionario del capitalismo si potrà definitivamente liberare.

PCInt