Lavoro sempre più precario e sfruttato

Stipendi e salari schiacciati dal carovita

Condizioni e prospettive dei lavoratori

I ritmi di lavoro aumentano, precarietà, disoccupazione e sottoccupazione dilagano, il costo della vita cresce mentre salari stipendi e pensioni si assottigliano: arrivare alla fine del mese è una impresa che si fa sempre più ardua. Le condizioni di vita e di lavoro oggi, anche in una paese “sviluppato” come l’Italia, in molti casi già sono molto vicini alla soglia di sopportazione umana ma quello che più deve preoccuparci è la tendenza al progressivo peggioramento. Sono ormai trenta anni che il mondo del lavoro (produttivo e dei servizi) viene sottoposto ad un processo che mira ad abbassare il costo del lavoro impiegato e contemporaneamente ad aumentarne la produttività. Un processo che inizia già negli anni '70 con le prime ondate di ristrutturazioni industriali - la riorganizzazione dei cicli produttivi, le prime delocalizzazioni, lo sbriciolamento della “grande” fabbrica - che hanno come conseguenza immediata per gli operai il taglio di migliaia di posti di lavoro. Negli anni ’80 iniziano ad essere toccati anche i lavoratori pubblici e in generale tutti i lavoratori dei servizi. Nel ‘97 il governo Prodi di centro-sinistra (sostenuto anche da Rifondazione Comunista) vara il Pacchetto Treu, un insieme di leggi che aprirà le porte all’ondata dei contratti atipici, flessibilità e precarietà iniziano a dilagare in tutti i settori lavorativi.

Il motore di tutto questo è la crisi strutturale dell’economia mondiale (del capitalismo) che negli anni settanta inizia a far sentire il proprio peso e ad inasprire la concorrenza internazionale. Una crisi inevitabile in quanto frutto delle profonde contraddizioni del sistema capitalistico stesso. Necessità e volontà della borghesia (dei padroni) è di far pagare il costo di tale crisi al proletariato per non rimetterci in profitti e concorrenza e tenere in vita il capitalismo.

La crisi in questi ultimi anni si è ulteriormente acuita spingendo l’economia mondiale in una fase di pesantissima recessione che dura ormai da circa sei anni. Straordinaria sta diventando allora anche l’intensità dell’attacco borghese al proletariato mondiale. In Italia il governo di centro-destra, sulla scia del Pacchetto Treu, introduce la Legge 30, l’essere impiegati per brevi periodi, a intermittenza e con paghe ridicole è ormai il presente e il futuro per milioni di lavoratori. I progressivi tagli al cosiddetto “stato sociale” (sanità, scuola, pensioni, servizi) fanno poi il resto...

Bisogna fare sacrifici per difendere il sistema paese e il bene comune, sono queste le ingannevoli parole pronunciate spesso da padroni e governi che tradotte nella realtà diventano: sacrifici per i proletari per difendere i profitti padronali.

Proletari, bisogna reagire a questo continuo peggioramento delle nostre condizioni.

Il succedersi in Italia negli ultimi anni di governi di diverso colore e l’attuazione di identiche politiche antiproletarie è una dimostrazione evidente che la difesa degli interessi dei proletari non può passare attraverso la delega ai politicanti dei vari partiti parlamentari. La perfetta continuità politica tra il Pacchetto Treu e la Legge 30 è l’esempio più eclatante di questo.

Così come dobbiamo smettere di credere che i sindacati oggi siano un reale strumento di lotta dei lavoratori. In anni di attacchi al proletariato non c’è stata mai una reale opposizione sindacale. Solo scioperi finti, di poche ore, e dichiarati mesi prima; lotte finte perché non ledono mai la controparte (i padroni, la borghesia tutta). Non c’è legge antiproletaria che non abbia avuto la reale desistenza, se non il totale consenso, dei sindacati. Non c’è contratto e accordo che non si concluda se non con il peggioramento delle condizioni dei lavoratori.

Non bisogna nemmeno farsi ingannare dall’idea di un sindacato alternativo, un “sindacato di base”. Sono ormai più di venti anni che questi sindacatini continuano a proliferare ma mai sono stati capaci di intraprendere una reale azione di lotta. Anzi in occasioni degli scioperi “selvaggi” dei tranvieri di Milano, per esempio, questi di fatto hanno bloccato il processo di autorganizzazione e lotta dei lavoratori che si stava estendendo a livello nazionale, riportando il tutto nella logica dei finti scioperi. La funzione naturale di un sindacato non può essere che quella contrattualistica, ossia

contrattare le “migliori possibili” condizioni dei lavoratori tenendo conto delle esigenze del capitalismo che oggi significa l’inevitabile peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori.

Gli stessi episodi di lotte reali che si sono avuti in Italia negli ultimi anni - gli scioperi dei tranvieri, i picchetti alla FIAT di Melfi come esempi più risonanti - mostrano che solo i lavoratori in prima persona possono, e hanno interesse, a reagire e difendersi. Con lotte vere, organizzate e gestite da organismi basati sulle assemblee dei lavoratori aperte sui posti di lavoro. Devono esse i lavoratori con le loro assemblee a decidere quali sono gli obbiettivi e quali le modalità di lotta. Con la formazione inoltre di coordinamenti composti da lavoratori delegati dalle stesse assemblee per unire le lotte di diversi stabilimenti, di diversi settori, di diverse categorie di lavoro; in difesa dei comuni interessi proletari.

È innanzitutto indispensabile che su ogni realtà lavorativa gli elementi più coscienti inizino a svolgere un lavoro di sensibilizzazione e organizzazione tra gli altri lavoratori.

Solo una iniziativa autonoma del proletariato completamente sganciata dagli organi e dalle ideologie borghesi può aprire le porte ad una reale difesa dei bisogni e interessi di classe, fuori dalle esigenze e compatibilità capitalistiche.

È il proletariato - per decenni ingannato dalle falsificazioni ideologiche borghesi che hanno fatto passare i regimi di capitalismo di stato realizzati in Russia, Cina, Cuba, ecc. come comunismo - il soggetto sociale che deve costruire l’alternativa politica alle barbarie verso le quali ci condurrà il capitalismo. In questo senso, è un elemento indispensabile l’impegno a dar vita un riferimento politico di classe: il Partito del proletariato.

Lavoratori, proletari, uniamoci e lottiamo in difesa dei nostri interessi di classe!