Capitalismo significa sfruttamento e precarietà

Reagiamo con la lotta di classe! - Volantino per la manifestazione contro la precarietà del 4-11-2006 a Roma

La precarietà dilagante, la schiavizzazione della forza lavoro migrante, l’adeguamento della scuola ai criteri di gestione aziendale (con tutto quello che ne segue) non sono dovuti a un improvviso incattivimento della borghesia, ma all’incancrenirsi della crisi mondiale del capitalismo. Da questa situazione il capitale non può uscirne che con la guerra e l’intensificazione dello sfruttamento: tutte e due, da anni, hanno fatto irruzione anche là dove - il “ricco Occidente” - si credeva fossero il prodotto di epoche ormai passate.

L’attacco e’ globale

Dunque, guerra e precarietà sono il presente e, ancor più, il futuro che ci aspetta. Il tutto condito con il progressivo arretramento di salari e pensioni, anche per effetto della messa in concorrenza - al ribasso - della forza-lavoro su scala mondiale. Nessun settore lavorativo può sentirsi al sicuro dall’attacco globale del capitalismo “globalizzato”: dal progettista di aerei all’operaia tessile. Allo stesso modo, anche il lavoro a tempo indeterminato dovrà, tendenzialmente, assumere le caratteristiche del lavoro precario, per esempio, attraverso l’annualizzazione dell’orario che permette di abbassare i costi della manodopera (niente pagamenti degli straordinari) e di “ottimizzare” lo sfruttamento adeguandone l’intensità all’andamento del mercato.

Ai vantaggi economici - per i padroni - della precarietà, si aggiungono quelli politici: il ricatto del rinnovo contrattuale, l’insicurezza continua sono un coltello puntato alla gola del proletariato, in primo luogo di quello migrante.

Che fare, allora?

Centro-sinistra e sindacato non sono la soluzione

È pura illusione aspettarsi che il governo di centro-sinistra possa cambiare sostanzialmente in meglio le cose, poiché qualunque governo non esprime altro che gli interessi della borghesia: la legge 30 ha abbattuto una porta che la legge Treu (primo governo Prodi-Rifondazione) ha scassinato; le leggi sull’immigrazione e sulla scuola del centro-sinistra hanno spianato la strada a quelle del centro-destra.

Altrettanto inutile sperare nell’azione sindacale: i confederali hanno approvato e sottoscritto leggi e accordi uno peggio dell’altro, mentre il sindacalismo sedicente di base, pur contrario alla precarietà, si (e ci) illude che con scioperi annunciati due mesi prima, nel pieno rispetto delle fascistoidi leggi antisciopero, si possa seriamente contrastare l’attacco forsennato della borghesia. No, la strada è un’altra!

Autorganizzazione delle lotte e partito di classe!

È quella della vera autorganizzazione e della vasta mobilitazione dei lavoratori fatte di lotte che colpiscano realmente gli interessi borghesi! Indire assemblee, eleggere comitati di lotta, decidere insieme le iniziative di lotta più incisive. Solo se e quando in campo ci sarà un'estesa e intransigente lotta proletaria, sarà possibile contrastare le mille forme della precarietà e della privatizzazione dei servizi, come la scuola, difendere il proletariato migrante dallo schiavismo e, nel contempo, il salario e le nostre condizioni di vita, con la consapevolezza che ogni conquista, ogni vittoria, anche parziale (come il movimento contro il CPE in Francia, pur con tutti i suoi limiti) è provvisoria. La precarietà, in quanto espressione della necessità di intensificare sempre più lo sfruttamento della forza-lavoro, è iscritta nel Dna del sistema capitalistico e per porvi realmente fine è necessario sbarazzarsi di esso una volta per tutte.

L’altro passo fondamentale è dunque la costruzione del partito di classe, che convogli e guidi politicamente il proletariato nella direzione della generalizzazione delle lotta e per la costruzione di società diversa e migliore: la società socialista.

Partito Comunista Internazionalista (Battaglia comunista)