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Home ›Lo sciopero dei macchinisti in Germania
Da settimane la vertenza contrattuale che vede contrapposti il sindacato dei macchinisti GDL (Gewerkschaft der Lokfuehrer) e le ferrovie tedesche (Deutsche Bahn AG) sembra fissare l’agenda politica in Germania. Il management delle ferrovie tedesche si oppone decisamente alle richieste salariali del GDL ed è più che risoluto a voler statuire un esempio nei confronti dei macchinisti.
Con l'appoggio dei media, dei politici ed anche di rappresentanti della confederazione sindacale tedesca (DGB), niente viene tralasciato per gettare discredito sulla lotta dei macchinisti vista come una lotta per la difesa di interessi egoistici da parte di una categoria professionale, a sentir loro, privilegiata.
Nel modello delle ferrovie tedesche si specchia la dimensione di una offensiva capitalista portata avanti, negli ultimi anni, in maniera molto chiara.
Già dai primi stadi del processo di privatizzazione delle ferrovie tedesche i cosiddetti capi hanno eliminato più della metà dei posti di lavoro - dai 380.000 di allora si è passati ai 180.000 di adesso.
Mentre gli impiegati dovevano mettere in conto una perdita salariale, reale, del 9,5%, gli stipendi dei consiglieri d’amministrazione, in base ad una relazione sulla gestione 2006, sono venivano aumentati del 62,5%, quelli dei membri del collegio sindacale addirittura del 300%.
È destinata a continuare la tendenza verso nuovi tagli salariali così come la riduzione dei posti di lavoro ed il peggioramento delle condizioni lavorative, sempre in ossequio a quanto richiesto dai programmi di privatizzazione.
Fino ad oggi un macchinista guadagna 1.500 euro, netti, al mese lavorando 41 ore settimanali, vale a dire che i macchinisti devono lavorare 2 ore in più rispetto ad altri colleghi. Tutto questo con turni di lavoro non regolati da alcuna norma e con modifiche di servizio che hanno luogo ogni giorno, sia per quanto concerne l’inizio che la fine del turno di lavoro. Nessuno stupore quindi che l’umore del personale di macchina come pure quello del personale adibito ai treni sia già da lungo tempo, diciamo così, bollente. Nel 2003 alle S-Bahn (sistema ferroviario regionale) berlinesi hanno avuto luogo dei brevi scioperi selvaggi che però sono rientrati in maniera altrettanto rapida.
Il sindacato dei macchinisti (GDL), fondato nel 1867, ha, come vanto, il fatto di essere uno dei più vecchi sindacati della Germania ed ha operato nel corso degli anni più come una categoria corporativa che ha portato avanti un’esistenza abbastanza piena d’ombre. Nel 2003, su massiccia pressione della base, il GDL ha disdetto l’unione sindacale con Transnet (il sindacato ufficiale membro della confederazione generale DGB) per via del fatto che Transnet aveva negoziato una integrazione del contratto collettivo col consiglio d’amministrazione delle ferrovie tedesche, la qual cosa comportava un deciso peggioramento delle condizioni di lavoro nonchè dello stesso reddito, sia per i macchinisti che per il personale dei treni. Per la base del GDL tutto ciò significava la fine di ogni spirito collaborativo con Transnet, qualcosa che non poteva più essere mediato. Da allora nelle ferrovie vige una concorrenza accanita tra i sindacati Transnet, il GDBA (il sindacato dei funzionari ferroviari) e il sindacato dei macchinisti (GDL) che va dalle questioni legate al reddito a quelle relative al potere, alle zone di influenza. Con la rivendicazione di un proprio contratto di lavoro, relativo quindi alla categoria dei macchinisti e al personale dei treni, il GDL persegue, in primo luogo, l’obiettivo di rafforzare la propria posizione di “rappresentante della categoria” e, allo stesso modo, rimediare un posto di “rappresentanza” in seno al comitato direttivo delle ferrovie tedesche in qualità, appunto, di sindacato concorrenziale.
La richiesta di un contratto di lavoro distinto, ad hoc, per il personale di macchina e per quello dei treni è pertanto il punto cruciale della contrapposizione attuale. Val la pena notare come lo stesso GDL lasci anche intendere a più riprese che sulle questioni inerenti le retribuzioni ed i posti di lavoro sia senz’altro disponibile a scendere a compromessi senza, per questo, però, derogare dalle rivendicazioni relative al contratto di lavoro della categoria. Attualmente il GDL chiede un aumento salariale del 30% ( ciò significa un salario iniziale di 2.550 euro per i macchinisti, di 2.180 euro per il personale dei treni e di 1.820 euro per gli addetti alla ristorazione) così come una riduzione delle ore lavorative settimanali, da 41 a 40.
C’è da dire però che finora ha fatto veramente poco per dare particolare forza a questa sua rivendicazione e a voler prescindere da poche, brevi e annunciate con largo anticipo, sospensioni dal lavoro, non c’è stata finora nessuna vera lotta. Al posto di tutto questo è tenuto in vita, sempre dal GDL, un confronto giocato, per via mediatica e giuridica, col management delle ferrovie. Quotidianamente sui media vengono dibattute nuove profferte di trattative e soluzioni di compromesso. Questo eterno tiramolla come pure l’oscillante corso legalistico del GDL contribuisce di certo al disorientamento e alla demoralizzazione della base.
La dirigenza delle ferrovie tedesche, di contro, nelle ultime settimane si è sistematicamente preparata al conflitto e sembra quasi decisa a condurlo avvalendosi anche di mezzi non proprio ortodossi.
Contro circa 200 macchinisti che danno vita a queste sospensioni dal lavoro sono state infatti minacciate diffide e disdette proprio allo scopo di intimidire il personale.
Accanto alla stesura (indicazione) dei cosiddetti servizi d’emergenza è stato dato rilievo, tramite appositi annunci sulla stampa, al fatto che sarebbero pronti 1000 nuovi posti per macchinisti. È di evidenza palmare che in prospettiva si intenda mettere sù una struttura antisciopero che possa operare da vero cuneo di divisione all’interno della categoria dei ferrovieri. Di scottante attualità è inoltre la decisione del tribunale del lavoro che ha proibito gli scioperi nel settore-merci facendo leva su una motivazione bizzarra che fa riferimento al danno economico originato da uno sciopero che attenta al bene comune.
Ciò costituisce il primo tentativo, diciamo per tastare, ma nondimeno sempre più incalzante e perciò grave, da parte della borghesia tedesca, di affossare ulteriormente il diritto di sciopero.Tenuto conto di questa situazione diventano sempre più palesi i limiti di un sindacato chiuso, il GDL, che ha la fissa delle questioni giuridiche e della legalità a tutti i costi..
In particolar modo la spaccatura dei lavoratori delle ferrovie in tre sindacati in concorrenza tra loro ha delle conseguenze nefaste. Da un lato abbiamo, per fare un esempio, lavoratori organizzati nel GDL che scioperano, dall’altro troviamo le altre sigle sindacali che organizzano servizi col preciso scopo di sabotare e far fallire la lotta dei primi. Tutto sommato una bizzarra situazione che approfondisce il fossato tra i lavoratori delle ferrovie e porterà ad ulteriori spaccature.
È quindi da dare per scontato che i capoccioni delle ferrovie tedesche accentueranno ulteriormente questa linea di divisione avvalendosi di tutto ciò che potrà contribuire ad isolare i macchinisti per poi sferrare contro di loro il colpo decisivo. La lotta dei macchinisti è un ulteriore spia che segnala l’acutizzarsi del conflitto di classe in Germania ma che pone altrettanto in evidenza come questa strategia operativa sottesa a enfatizzare questo aspetto legalistico e parziale abbia dei limiti molto angusti. Se non riescono ad andare al di là di questo quadro di riferimento, se non riescono ad allargare la lotta e generalizzarla a livello politico, i macchinisti possono subire una pesante sconfitta che per la classe lavoratrice tedesca potrebbe avere pesanti conseguenze.
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