Anarchismo e comunismo rivoluzionario

Le differenze storiche principali fra anarchici rivoluzionari e comunisti rivoluzionari sono essenzialmente due, ovvero:

  • gli anarchici rivoluzionari sostengono che si possa e si debba passare dal capitalismo al comunismo senza nessuna fase intermedia, semplicemente distruggendo la macchina del potere borghese;
  • i comunisti rivoluzionari sostengono invece che sia necessaria la fase intermedia della “dittatura proletaria” che consiste nel potere esclusivo della classe lavoratrice, necessario per combattere e spazzare via definitivamente la reazione borghese che inevitabilmente si organizza per proteggere i suoi privilegi e il suo potere economico il quale - come è ovvio - non può certo essere cancellato dall'oggi al domani; è chiaro poi che, quando le classi saranno realmente scomparse, e non solo abolite sulla carta, la dittatura proletaria, in quanto potere coercitivo anti-padronale, non avrà più ragion d'essere e quindi si estinguerà.

Dal nostro punto di vista, la linea comunista rivoluzionaria è stata più volte confermata, a partire dalla Rivoluzione d'Ottobre in cui L'Armata Rossa non è stata altro che la risposta proletaria all'Armata Bianca finanziata dal padronato e dai contingenti militari di una dozzina di nazioni mandati a schiacciare il proletariato al potere per ristabilire il dominio borghese. Stessa cosa nella Germania e nell'Ungheria rivoluzionaria del 1919, dove proprio la disorganizzazione del proletari ha permesso alle armate reazionarie di soffocare la rivoluzione e di operare in seguito sanguinosissime rappresaglie. Poi:

  • gli anarchici rivoluzionari sostengono che i proletari possano e debbano fare la rivoluzione senza la guida di un partito e che quindi possano maturare spontaneamente la necessità del comunismo
  • i comunisti rivoluzionari sostengono invece che, dato che la cultura dominante è inevitabilmente la cultura della classe dominante In quanto detentrice dei mezzi di produzione culturale (chiesa, scuola, università, libri, giornali, televisioni, ecc.) e che quindi, finché vige il potere borghese, soltanto una minoranza potrà maturare una coscienza comunista rivoluzionaria, è necessario che questa minoranza si organizzi affinché riesca a essere sufficientemente forte da saper indicare al proletari la strada per la liberazione dallo sfruttamento.

Esemplare conferma di questo è stata ancora la Rivoluzione d'Ottobre: i bolscevichi, infatti, unici portatori del programma comunista in Russia contro menscevichi e "socialisti rivoluzionari" che non vollero nemmeno uscire dalla guerra imperialista con la Germania, crebbero in maniera esponenziale all'interno dei Soviet di soldati, operai e contadini soltanto durante la Rivoluzione e non prima, cioè raggiunsero la maggioranza assoluta all'interno del consigli aumentando senza sosta nel periodo che va dalla rivoluzione anti-zarista di febbraio all'Ottobre rosso.

Conferma amara poi di quanto sia necessario il Partito rivoluzionario è stata l'occupazione armata delle fabbriche del triangolo Genova-Torino-Milano nel 1920 che, dopo appena un mese, si esaurì nel nulla dato che gli operai, non avendo maturato autonomamente la coscienza della insurrezione rivoluzionaria per la conquista del potere politico e frenati in questo intento da sindacalisti e P.S.I. (unici riferimenti del proletariato di allora), senza organizzazione e prospettiva, abbandonarono armi e bandiere, travolti negli anni seguenti dalla reazione fascista finanziata dal padroni. il Partito Comunista d'Italia, che in origine aveva una direzione rivoluzionaria, nacque solo nel 1921; troppo tardi...

Riguardo poi allo stalinismo, noi riteniamo che ci sia una frattura netta fra la condotta rivoluzionaria di Lenin e quella apertamente contro-rivoluzionaria di Stalin, frattura segnata nella storia da eventi indiscutibili, ma falsificati o sepolti dalla storiografia borghese:

  • Lenin: tutto il potere ai Soviet, organi della dittatura proletaria
  • Stalin: neutralizzazione della dittatura proletaria attraverso il passaggio forzato del potere dai Soviet alla dittatura di Partito-Stato
  • Lenin: impossibile costruire il socialismo in un solo paese: resistere e favorire la rivoluzione in Occidente (1919: creazione dell'Internazionale)
  • Stalin: costruzione del capitalismo di Stato (spacciato per "socialismo in un solo paese"): potere alla borghesia burocratica e militare, sfruttamento operaio, patriottismo, imperialismo.

Poi, non dimenticarsi mal della eliminazione fisica del bolscevismo da parte di Stalin: fra il 1934 e il 1939, 600 mila iscritti del Partito bolscevico furono fucilati, più di 500 mila fra quelli radiati e quelli inviati in Siberia. Tutti i membri del Comitato Centrale del Partito che diresse la rivoluzione (Trotzky, Bucharin, Kamenev, Zinoviev, ecc.) furono passati per le armi, accusati di... tradimento.

L'incompatibilità fra marxismo, leninismo, bolscevismo da una parte e stalinismo dall'altra è stata scritta con fiumi di sangue proletario e comunista, che ancora grida “verità!”.