Terzo millennio - La resa dei conti

Giusto nell'XI secolo, cioè all'inizio del millennio che si è appena concluso, fecero la loro comparsa in Europa i negotiatores, ovvero i mercanti medievali, progenitori degli odierni capitalisti. Furono loro a minare dalle fondamenta la rigida società feudale, dando un fortissimo impulso allo sviluppo delle città che andavano sempre più contrapponendosi al potere della nobiltà rurale.

L'invincibile arma del mercante fu il denaro: progressivamente si passò da una sistema in cui la forza militare procurava la ricchezza, ad una sistema in cui la ricchezza controllava la forza militare e se ne serviva per ingrandirsi. Durissimi furono gli scontri fra aristocrazia e borghesia nascente, e per secoli il potere politico rimase quasi completamente nelle mani della nobiltà, mentre l'economia mercantile si allargava un po' ovunque ai danni di quella feudale.

L'accumulazione primitiva dei capitali borghesi fu un vero e proprio processo di espropriazione che colpì non solo la nobiltà, che comunque non se la passava certo male, ma anche e soprattutto i contadini, a cui vennero strappati con la forza i campi, i pascoli, le case. I senza-terra, che è come dire i senza-niente, finirono in città a cercar da vivere e divennero così proletari, lavoratori al soldo di un padrone nelle manifatture dei borghi.

Già nel XIV secolo la lotta proletaria e contadina iniziò ad infiammare l'Europa: le prime insurrezioni esplosero nella Fiandra marittima, dove si sollevarono sia i contadini che gli operai delle manifatture. Poi ci fu la violenta Jacquerie antifeudale dei contadini francesi, e poco tempo dopo l'agitazione sociale germogliò in diverse città dell'Italia centrale: basti ricordare la rivolta del rione S.Angelo a Perugia, la sommossa del Bruco a Siena, il tumulto dei Ciompi a Firenze.

Infine venne la grande rivolta del Kent e dell' Essex in Inghilterra, guidata da Wat Tyler, e John Ball, che marciarono su Londra con un grande esercito.

Nei due secoli successivi si susseguirono numerose rivolte contadine, soprattutto in Germania, dalla congiura di Hans il Pifferaio, passando per la rivolta di Bundschuh guidata da Joss Fritz, fino alla grandiosa sollevazione di Thomas Müntzer, che riuscì a organizzare un'armata di circa 350.000 insorti. Inutile dire che la repressione fu sempre spietata, e che le classi dominanti, dai principi ai banchieri, furono sempre solidali quando si trattò di schiacciare i lavoratori.

Nel 1648 scoppiò in Inghilterra la prima rivoluzione antimonarchica, ma anche in quell'occasione nelle file dell'esercito rivoluzionario, a fianco dei ceti borghesi, c'erano i lavoratori, rappresentati dai diggers, gli zappatori, che lottavano per la comunanza della terra, come già secoli prima avevano fatto Tyler e Ball. Ma niente da fare, era ancora la borghesia che teneva saldamente, e inevitabilmente, le redini della lotta contro l'aristocrazia. E così anche quasi un secolo e mezzo dopo, nella Rivoluzione francese, in cui i contadini e il giovane Quarto Stato proletario servirono la causa del potere borghese. Ma anche allora ci fu chi volle andare oltre, chi capiva che gli interessi dei lavoratori, per essere realmente difesi, dovevano essere perseguiti indipendentemente dagli interessi della borghesia, che, al di là della temporanea alleanza, restava comunque nemica. Ecco dunque François Babeuf e Filippo Buonarroti organizzare nel 1796 la congiura degli Eguali, con il proposito di abolire la proprietà privata e promuovere una rivoluzione europea repubblicana e comunista.

Ma bisogna aspettare l'Ottocento per vedere definitivamente trionfare in Europa la borghesia rivoluzionaria sul morente potere aristocratico-feudale, ed è sempre nell'Ottocento che per la prima volta il proletariato, con la Comune di Parigi del 1871, prenderà il potere nelle proprie mani lottando fino alla morte contro la terribile reazione delle classi dominanti.

Fu però un sacrificio preziosissimo: i comunardi parigini mostrarono ai proletari di tutto il mondo e ai comunisti stessi qual era la forma che doveva assumere il potere rivoluzionario: la dittatura democratica del proletariato: dittatura perché la borghesia era assolutamente esclusa dalla sfera del potere in quanto nemico di classe, democratica perché era il proletariato nel suo insieme a gestire il potere e la base poteva revocare in qualsiasi momento il mandato ai propri rappresentanti, che peraltro ricevevano un compenso economico pari a quello di qualsiasi altro operaio.

Arriviamo così al Novecento, il secolo della prima guerra mondiale, della Rivoluzione d'Ottobre, della contro-rivoluzione staliniana, della reazione nazi-fascista, della seconda guerra mondiale, dello sterminio degli ebrei, delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, della "guerra fredda", fatta di cento altre guerre in cui il blocco imperialista americano e quello russo si sono contesi il mondo. È stato poi il secolo del crollo dei regimi dell'Est e della guerra nei Balcani, mentre la guerra russo-cecena entra di prepotenza anche nel nuovo millennio.

Quest'ultimo insomma è stato decisamente un secolo di sangue e un secolo di sconfitta per il proletariato, che ha visto la sua prima grande rivoluzione non solo cadere, ma trasformarsi nel suo opposto, e quindi generare una gravissima falsificazione che pesa e peserà come un macigno sulla lotta per il comunismo.

Ma questo secolo ha anche dimostrato chiaramente che la società borghese è marcia fino alle radici e che per continuare a sopravvivere non potrà fare altro che produrre marciume, cioè guerra, povertà e sfruttamento.

In passato la borghesia ha reso anche fondamentali servigi all'umanità, opponendosi alla cultura oscurantista clerico-feudale e promuovendo la ricerca scientifica. È grazie alla borghesia se sappiamo che la terra è sferica e non piatta e che è la terra che gira intorno al sole e non viceversa. È merito del capitalismo se oggi l'uomo dispone di una tecnologia grazie alla quale potrebbe vivere dedicando pochissimo tempo al lavoro manuale che è socialmente necessario per garantire ovunque nel mondo un tenore di vita come quello occidentale (magari ripulito di qualche "bisogno imposto" di troppo). Potrebbe, ma così non è, altrimenti non sarebbe più capitalismo, cioè non sarebbe più una società fondata sul profitto, la divisione in classi e la proprietà privata dei mezzi di produzione.

Ormai la pianta borghese produce solo frutti bacati. Il testimone che il vecchio millennio passa alla rivoluzione proletaria sia dunque un'ascia con cui abbatterla.

La rivoluzione avrà poi in tasca il seme del comunismo con cui far nascere un mondo nuovo.

Gek