Lotta dei lavoratori ospedalieri: quali prospettive?

Volantino distribuito tra i lavoratori ospedalieri a Roma

È oramai chiaro come le classi dirigenti borghesi abbiano deciso di portare il colpo finale agli ultimi residui di ciò che rimane del cosiddetto sistema sanitario universalistico per come lo abbiamo conosciuto. Un attacco che è parte del più complessivo smantellamento dello “Stato sociale” al quale si accompagna un peggioramento a tutti i livelli delle condizioni di vita e lavoro della classe lavoratrice e proletaria.

Destrutturare per ristrutturare” (su basi classiste) è l'indirizzo che perseguono le varie riforme che si sono succedute nel tempo nel settore sanitario.

Chiusura di presidi ospedalieri, smantellamento di interi reparti e servizi, dismissioni, riconversioni, con tutto il quadro di ricadute sul piano occupazionale sono solo gli aspetti più macroscopici degli effetti di queste politiche, per non parlare della sempre più evidente difficoltà ad accedere alle cure da parte degli strati più disagiati.

Ma tutto ciò non nasce oggi e non è nemmeno il prodotto della cattiva volontà di qualche tecnico e burocrate borghese oggi chiamato a sostituire i suoi pari del passato, magari con maggior zelo nel far quadrare i conti.

In realtà queste misure si pongono come condizione necessaria alla gestione della crisi economica capitalistica dal punto di vista delle classi dirigenti borghesi.

Il “diritto alla salute”, il “diritto al lavoro” divengono solo parole vuote di fronte alle logiche e alle leggi economiche del sistema capitalistico, a maggior ragione in una fase di crisi come questa dove lo scopo di abbassare i costi di produzione e riproduzione della classe proletaria e lavoratrice è anch'esso funzionale al tentativo di recuperare nuovi margini di profitto erosi dallo stesso meccanismo di accumulazione capitalistico.

Per questo motivo ciò che oggi si rovescia sul settore sanitario non è che un tassello di un disegno più grande, di un attacco a 360 gradi del capitale contro il lavoro, della classe dominante contro la classe sfruttata: la classe dei lavoratori, il proletariato tutto.

Dalle varie riforme delle pensioni, a quelle del mercato del lavoro (come l'ultimo accordo sulla produttività), a quelle della scuola e così via è comune il medesimo segno classista ed antiproletario.

Nello specifico del settore, la cosiddetta gestione dei deficit di bilancio dei vari Sistemi Sanitari Regionali, gestione fortemente centralizzata a livello governativo, assieme alla progressiva riduzione dei fondi erogati, è stata la chiave di volta intorno alla quale si sono imposte nuove modalità e livelli di sfruttamento nell'organizzazione del lavoro e una revisione delle prestazioni adeguate alle “esigenze di bilancio”:

  • blocco del turn-over e delle piante organiche;
  • aumento dei tempi e dei carichi di lavoro;
  • stratificazione sempre più marcata degli inquadramenti normativi e salariali differenti;
  • copertura del sottorganico cronico con lavoratori a tempo determinato, a part-time, con quelli super-sfruttati delle cooperative.

Sono questi solo alcuni dei problemi di una condizione lavorativa con cui i lavoratori si sono dovuti confrontare.

Sul piano dell'assistenza già in questi ultimi 10 anni sono stati soppressi più di 40mila posti letto accanto ad una continua revisione al ribasso dei famigerati L.E.A . (Livelli Essenziali di Assistenza) e quindi dei tempi di degenza e cura.

Nella Sanità Privata lo stesso meccanismo ha fatto esplodere tutto il sistema opaco che gli sottostava, di cui il S.Raffaele di Milano e l'IDI di Roma sono solo la punta più evidente.

Una crisi scaricata per intero sui lavoratori:

  • licenziamenti;
  • cassa integrazione;
  • mancanza di stipendi;
  • condizioni di lavoro pessime;
  • continuo uso del ricatto del posto di lavoro per piegarsi alle necessità aziendali.

Questa realtà non solo ci fa vedere come non convergano affatto gli interessi dei lavoratori e quelle delle varie aziende sanitarie - preoccupate solo di perpetuare se stesse costi quel che costi - ma ci fa anche vedere come la vera unità di intenti può essere realizzata solo a partire dalla realtà che attraversano tutti i lavoratori del settore, fuori dai particolarismi e dagli atteggiamenti piegati sulle necessità aziendali, pubbliche o private che siano.

Ma questo è solo un primo passo.

La fase di lotta che si è aperta sul piano della resistenza immediata alle misure governative e commissariali porta con sé tutto il peso dell'arretramento complessivo subito rispetto al passato e di come i processi di ristrutturazione si siano abbattuti sulla classe lavoratrice finendo per offuscare la stessa capacità di comprensione dei propri interessi in quanto classe.

È proprio per questo che le diverse mobilitazioni messe in campo rischiano solo di essere viste e vissute negli intendimenti come “forza di pressione” verso quegli stessi ambiti istituzionali, politici o sindacali, che non solo sono quelli che hanno gestito le politiche del passato ma che a tutt'oggi si muovono su una linea completamente divergente dai veri interessi proletari e dei lavoratori.

Noi, lavoratori comunisti ed internazionalisti, proponiamo un'altra strada, per quanto più lunga e difficile.

Una strada che a partire dall'indipendenza degli interessi proletari da quelli borghesi faccia propri i reali interessi di classe nella lotta immediata e abbia come risvolto la costruzione di comitati di lotta che sappiano farsi carico, a partire dalla propria impostazione di classe, di rompere il quadro di compatibilità economiche borghesi e le vie negoziali imposte dalle logiche neo-corporative ed istituzionali, promuovendo un fronte unico di lotta con tutte le altre realtà di lavoratori e proletari che si muovono sullo stesso terreno.

Come lavoratori comunisti internazionalisti, essendo convinti che la causa di questa crisi è il sistema capitalistico stesso che l'ha generata e che ora la ribalta sulle spalle dei proletari e dei lavoratori, sosteniamo che questo sistema è irriformabile nella sua sostanza e che quindi assumerà sempre più importanza e peso la lotta politica per spazzarlo via e sostituirlo con una reale alternativa ad esso: il Comunismo.

Per questo alle avanguardie di lotta più coscienti ,ai militanti più attivi, ci rapportiamo ponendo al centro la necessità di organizzarsi e lavorare per la costruzione di un solido punto di riferimento strategico, politico ed organizzativo: Il partito comunista internazionalista.

Lavoratori comunisti internazionalisti
Venerdì, December 14, 2012