Cosa fa la sinistra comunista?

Traduciamo un articolo dei compagni della CWO, perché, al di là dei riferimenti specifici alla Gran Bretagna, risponde efficacemente a una domanda che in buona o, non di rado, in mala fede, viene posta anche a noi.

È di moda oggi dire che la sinistra comunista "non fa niente". Questo malinteso - sia che si tratti di una conseguenza della riduzione dell'esperienza storica della nostra tendenza solo a quelle correnti che hanno adottato l'approccio dell'attesa (1), o per il luogo comune diffuso in internet che ha reso l'immagine della “sinistra comunista” sinonimo di "pantofolai" - dovrebbe essere affrontato. Sia online che nel mondo reale, i membri della CWO hanno ricevuto questa accusa da attivisti di sinistra, anarchici e persino da gruppi come gli Angry Workers per i quali non è "chiaro come la CWO si rapporti con la classe operaia che le sta intorno". In parole povere, tutto si riduce a una sola domanda: che cosa facciamo esattamente?

Come potrebbe confermare chiunque sia coinvolto nella gestione effettiva di un'organizzazione, ciò richiede un grande sforzo dietro le quinte. La CWO esiste ormai da quasi 45 anni. Libri, opuscoli, bollettini, volantini e articoli non si scrivono e distribuiscono da soli. Il chiarimento politico e le esperienze pratiche di lotta non arrivano dal cielo. Ma, più che alla vita di un'organizzazione, ciò su cui ci concentreremo in seguito è come capire il legame inscindibile tra teoria e pratica e come questo si rifletta sulla nostra attività.

Teoria

La comprensione della natura della coscienza della classe operaia, il modo in cui essa nasce e il modo in cui tale coscienza diventa una forza materiale nella storia, è la questione più importante per definire la natura dell'azione rivoluzionaria.

Coscienza di classe e organizzazione rivoluzionaria, opuscolo della CWO in corso di traduzione

Tra i movimentisti è normale vedere le organizzazioni marxiste rivoluzionarie come intellettuali parolai, più interessati a leggere i tomi del 19° secolo che a sporcarsi le mani. Non è un segreto che siamo molto critici nei confronti dell'attivismo privo di una solida strategia, che oscilla da una "campagna" all'altra, agganciandosi alle ultime tendenze dei discorsi accademici o che si accoda acriticamente a questo o quel movimento popolare. Ma, e alcuni potrebbero non esserne consapevoli, questo non significa che in alternativa sosteniamo gruppi di lettura senza fine e discussioni online per puro gusto intellettualistico.

Teoria significa un quadro di riferimento per comprendere la realtà della società in cui viviamo, una comprensione che può darci un modus operandi. Questa teoria non consiste in principi eterni da invocare a ogni occasione. Il marxismo (o materialismo storico) è un metodo basato sull'analisi e sulla critica: nulla è sacro. Quindi le tattiche che adottiamo dipendono dalla situazione data. Per esempio: non rifiutiamo il sindacalismo per una qualche purezza ideologica. I sindacati non sono mai stati rivoluzionari, ma sono emersi come strumento di contrattazione dei lavoratori sul prezzo della nostra forza lavoro. Nella fase imperialista del capitalismo, tuttavia, questi sindacati sono stati incorporati nello stato capitalista come un ulteriore elemento per mantenere e preservare l'attuale modo di produzione. E questo è facilmente osservabile: nel XX secolo sono stati i sindacati stessi, ora istituzionalizzati, a imporre l'austerità alla classe operaia (facendo rispettare i tagli salariali, le normative antisciopero, imponendo la cosiddetta solidarietà nazionale, sabotando le lotte, ecc.) Se riconosciamo che le assemblee dei lavoratori, i comitati di agitazione e di sciopero sono il mezzo per portare avanti le nostre lotte, è perché:

È un fatto storicamente provato fin dagli albori del capitalismo che la classe crea i propri organi per combattere per le proprie necessità, anche senza la presenza dei rivoluzionari. Ma la stessa esperienza storica mostra anche che le espressioni ideologiche dominanti che potrebbero emergere da tali movimenti spontanei possono essere recuperate dal capitalismo. Questo spiega perché i comunisti devono essere dentro la lotta per fare propaganda, proposte, essere parte attiva negli organi di lotta auto-organizzata: le assemblee operaie, i comitati di agitazione e di sciopero e sui picchetti. Nel fare questo devono sempre cercare di fornire un quadro politico comunista e allo stesso tempo sostenere ogni iniziativa che tenda allo sviluppo dell'autonomia dei lavoratori coinvolti.

Tesi sul ruolo dei comunisti nella lotta economica della classe operaia

La coscienza di classe non arriva spontaneamente, è un processo di riflessione sulle esperienze di lotta della classe oggi e nel passato. L'organizzazione politica è espressione di questa coscienza. Senza questo lavoro di educazione politica e di auto-chiarificazione, che deve essere un processo collettivo continuo, i rivoluzionari non saprebbero nuotare controcorrente in una società dove tutte le ideologie dominanti rispondono alle esigenze del capitalismo. Senza un quadro di riferimento, molti gruppi di attivisti sono caduti preda delle ideologie della classe dominante in riferimento a nazionalismo, parlamentarismo e ora alla pandemia. Basti pensare alla Brexit, al corbinismo, o allo spirito di trovarsi "tutti nella stessa barca". Detto questo, un'organizzazione politica può essere un grande contenitore di teoria rivoluzionaria, ma, se non si radica nella vita della classe, il suo messaggio, per quanto corretto, cadrà nel vuoto e non potrà avere un ruolo nelle lotte a venire. È qui che entra in gioco la pratica.

La pratica

... i tenui legami tra i rivoluzionari e la massa della classe devono essere approfonditi e rafforzati. L'organizzazione politica deve adottare mezzi per mantenere il contatto con strati più ampi di lavoratori che non si considerano ancora rivoluzionari, ma che sanno di voler combattere il capitalismo.

Coscienza di classe e organizzazione rivoluzionaria

Attraverso il nostro sito web e le nostre pubblicazioni analizziamo, promuoviamo e portiamo l'attenzione sulle lotte della classe operaia [naturalmente, intesa in senso di lavoro salariato in generale, ndr] di tutto il mondo. Nel concreto, se e quando possibile, è dovere di ogni membro della CWO impegnarsi nelle lotte sul posto di lavoro e nel territorio - ma senza mai diventare organizzatori retribuiti, rappresentanti sindacali o consulenti per la lotta (non vogliamo riprodurre la divisione del lavoro tra i rivoluzionari come "fornitori di servizi" e i lavoratori come "utenti di servizi"). Laddove ciò sia significativo, riferiremo e rifletteremo sul nostro coinvolgimento. Dal crollo finanziario del 2008, potrebbero essere un centro ricreativo a Stocksbridge, assistenti didattici a Durham, università del Nord Est o corrieri a Liverpool. Poi ci sono tutti i soliti picchetti, comizi, proteste e incontri a cui portiamo regolarmente il messaggio internazionalista - incoraggiamo l'autorganizzazione e promuoviamo prospettive politiche al di là della lotta isolata. E non dimentichiamo che facciamo parte di un'organizzazione internazionalista, l'ICT, che interviene sulla stessa base in altre regioni del mondo (in Italia per esempio, esempi degni di nota sono stati gli scioperi delle fabbriche di Pomigliano e Bologna).

Inevitabilmente, a causa delle nostre dimensioni, questi interventi sono limitati e, a causa dell'equilibrio delle forze di classe, la maggior parte di queste lotte finisce con una sconfitta (ma del resto la nostra classe rimane sconfitta fintanto che restiamo schiavi salariali!). In un momento come questo, in cui la classe operaia sta solo cominciando a rilanciare le sue lotte, l'obiettivo dei nostri interventi deve essere:

  • acquisire esperienza (certamente non una considerazione secondaria);
  • presentarci politicamente come un'organizzazione che ha a cuore la classe operaia e le sue lotte;
  • coinvolgere contatti e sostenitori, per avvicinarli al nostro lavoro;
  • fornire alle sezioni nuovi militanti e simpatizzanti;
  • quando è possibile, iniziare i lavori che porteranno alla costruzione di gruppi internazionalisti sul posto di lavoro o nella comunità;
  • iniziare a radicare nella classe operaia la consapevolezza della necessità della rivoluzione comunista.

Il messaggio internazionalista non può sempre essere ascoltato, ma questo non deve indurci ad arrenderci o a cercare di creare lotte artificiali dal nulla. Quando si presenta l'occasione, quando la nostra classe comincia a muoversi, dobbiamo sapere cosa dire ai nostri compagni di lavoro, perché è allora che le idee anticapitaliste cominciano a risuonare. Aumentare la confusione già esistente sarebbe del tutto controproducente. Ecco perché il CWO, e l'ICT nel suo complesso, si organizza attorno a una Piattaforma comune, frutto di una discussione tra compagni durata decenni. Ecco perché, oltre a raccogliere semplicemente dati sulle lotte, continuiamo ad analizzare il funzionamento del modo di produzione capitalista e delle rivalità imperialiste. Se siete d'accordo con quello che diciamo, contattateci e aiutateci a costruire un'organizzazione politica internazionalista degna di questo nome. Nel processo, speriamo vi accorgerete che non siamo solo un mucchio di pantofolai!

Per concludere, ripetiamo ciò che abbiamo detto durante la nostra partecipazione a No War But the Class War (NWBCW) in vista della guerra in Iraq del 2003:

Riconosciamo il nostro dovere centrale di salvaguardare e sviluppare la teoria e la pratica comunista, ma questo è un compito impossibile se rimaniamo isolati e introversi. I comunisti possono difendere e arricchire il loro programma e la loro organizzazione solo interagendo con la realtà sociale. Dobbiamo riconoscere le caratteristiche delle forze in via di sviluppo e adeguare la teoria e la pratica in relazione a questi sviluppi. Questo vale sia per gli sviluppi di fondo dell'economia mondiale, sia per quegli elementi che sono coinvolti in tutti i tipi di movimenti sociali e sono ricettivi al programma comunista.

Nessuna guerra ma guerra di classe - Uno Slogan che mobilita

(1) Pensiamo ai bordighisti e ai consiliaristi, i primi in attesa del giorno in cui la classe operaia li riconoscerà finalmente come il "vero" Partito del Proletariato, i secondi in attesa dell'arrivo spontaneo della coscienza di classe.

Sabato, April 25, 2020