1944 - Per la creazione del fronte unico proletario contro la guerra

A dimostrazione che l'iniziativa NWBCW (No alla guerra imperialista, sì alla guerra di classe) intrapresa dalla TCI non è estemporanea né, tanto meno, al di fuori della nostra impostazione politico-metodologica, ripubblichiamo l'Appello per il fronte unico proletario contro la guerra che il nostro partito fece uscire nel pieno del Secondo conflitto mondiale.
Il partito si era formalmente costituito da pochi mesi, in un anno in cui la classe operaia italiana aveva dato vita a grandi episodi di lotta contro la guerra e le condizioni durissime che ne conseguivano (probabilmente i più estesi tra la classe operaia europea, schiacciata sotto il tallone della guerra imperialista). Episodi che avevano accelerato la crisi e la caduta del regime fascista, provocata, quest'ultima, da una borghesia molto preoccupata di come si erano messe le cose e per questo ansiosa di cambiare cavallo in corsa, al fine di non essere travolta dal crollo del regime e da una possibile, temutissima “insorgenza” proletaria. Infatti, c'erano stati i grandi scioperi del 1943, il primo a marzo e poi, di lì a poco, ne sarebbero seguiti altri. Quindi, anche da questo punto di vista, la situazione era molto diversa rispetto a oggi, quando, finora, non ci sono stati momenti di lotta che abbiano visto la partecipazione di settori consistenti di classe operaia (intesa in senso lato) contro la guerra e/o la sua minaccia. Al di fuori dell'Ucraina e della Russia, ancora il proletariato non è stato costretto ad ammazzare e a farsi ammazzare sotto le bandiere delle “proprie” borghesie, ancora sulla popolazione non piovono bombe. Però, i contraccolpi della guerra, che rafforzano le difficoltà presenti da tempo nell'economia mondiale, stanno imprimendo velocità e nuova forza a una tendenza presente da molto tempo, cioè il peggioramento delle condizioni di vita della classe proletaria e di strati sociali ad essa vicini.
Se il cosiddetto disagio sociale dovesse non solo perdurare, ma approfondirsi (e niente ci dice il contrario...) la borghesia potrebbe fare più fatica ad amministrare la situazione; lo stesso vale per i sindacati, “fiancheggiatori” del capitale, che potrebbero vedere indebolirsi la loro capacità di controllo e di “governo” della classe lavoratrice esercitato in nome del solito “interesse del Paese”, vale a dire del capitale operante in Italia. Se la classe o suoi settori significativi aprissero dei varchi nei reticolati politico-ideologici dietro i quali il sindacalismo e il riformismo (ma anche il cosiddetto sovranismo) l'hanno rinchiusa, se strappasse la cappa di rassegnazione e passività, frutto di decenni di sconfitte e delusioni, allora si potrebbe aprire una fase nuova, in cui i principi basilari della lotta di classe proletaria, tanto stravolti e persino dimenticati, avrebbero la possibilità di tornare ad essere patrimonio della classe e guida delle sue lotte. I comitati, là dove sono nati e dove eventualmente sorgessero, hanno proprio questo compito: far “lavorare” assieme coloro che si richiamano al vero internazionalismo per agitare nella classe lavoratrice indicazioni politiche autenticamente classiste. Non è dunque, in sé, un esercizio di costruzione del partito – per questo si rivolge agli internazionalisti in generale - ma indubbiamente, se i comitati attecchissero in maniera significativa, ciò creerebbe condizioni più favorevoli per la costruzione e lo sviluppo del partito rivoluzionario su scala mondiale: l'Internazionale. Se dovessero attecchire, questo sarebbe dovuto non solo al lavorio dei militanti internazionalisti (maschi e femmine, ovviamente), ma anche e diremmo prima di tutto alla ripresa della lotta di classe, magari grazie anche al contributo degli internazionalisti stessi. Allora sì che l'organizzazione comunista troverebbe spazio per uscire dal minoritarismo estremo in cui ormai un secolo di controrivoluzione l'hanno relegata ed essere parte attiva nel coordinamento e nella direzione politica della conflittualità “operaia”.
Occorre quindi che la classe lavoratrice spezzi quell' “incantesimo” che da troppo tempo la disorienta e la paralizza. Solo così si potranno riaprire i giochi per il superamento di questo mondo sempre più cupo e disumano, per il comunismo: non è una condizione sufficiente, ma di certo necessaria.

Per la creazione del fronte unico proletario contro la guerra

Appello del Partito Comunista Internazionalista

Operai!

Chiusasi appena una fase delle vostre agitazioni di fabbrica, già si pone la ripresa della lotta: non vi vien dato quello che solo in parte vi era stato concesso: ed anche se concesso, esso non poteva, come non potrà domani, soddisfare i bisogni vostri e delle vostre famiglie, poiché le paghe non consentono il lusso degli acquisti sul mercato nero, e con la tessera ne avete appena a sufficienza per non morire di fame.

Il nostro partito vi aveva ammonito che una tale situazione si sarebbe in breve verificata, dato che il vicolo cieco in cui si è cacciata l’economia capitalistica ha gettato in un vicolo cieco tutte le rivendicazioni contingenti economiche e morali della classe operaia.

Perché questo?

La ragione va ricercata nella guerra che da cinque anni ormai si alimenta esclusivamente del vostro sangue sui vari fronti del conflitto, e dei vostri sudori e del vostro pane sui posti di lavoro.

Vi diciamo anzi che le vostre condizioni continueranno a peggiorare ad onta degli scioperi a cui sarete costretti, perché è mancata fin qui alla vostra lotta la chiara visione politica dei vostri compiti fondamentali e, soprattutto, vi è mancata una guida veramente di classe, animata dallo spirito della rivoluzione.

Infatti siete andate e continuate ad andare disarmati davanti ai vostri padroni e ai loro sgherri politici, perché la terribile arma di lotta, lo sciopero, non ponendo al centro del vostro movimento il problema della lotta contro la guerra, anzi acconsentendo che forze politiche a voi estranee, quelle dei sei partiti democratici, con a capo il partito comunista centrista, prendessero la guida del vostro movimento per trascinarlo sul piano politico antioperaio e controrivoluzionario della guerra nazionale, è stata praticamente spuntata.

Così, non soltanto siete rimasti scornati da una “vittoria” che vi lascia la pancia vuota come prima ma, quel ch’è peggio, vi siete prestati, certo inconsciamente, ad una manovra politica peggiore, nella conseguenza di una sconfitta di classe, perché avvilisce e disonora le ragioni ideali e politiche della lotta del proletariato. La guerra imperialista non è forse la più feroce, la più disumana, la più assassina guerra condotta dalla borghesia contro il proletariato? Porsi perciò su questo piano significa favorire l’opera distruttrice della classe nemica a danno della propria classe.

Contro i vostri padroni fascisti che, soddisfacendo in parte le vostre richieste, tentano di aggiogarvi una volta di più alla loro guerra; contro coloro che, approfittando delle vostre condizioni economiche e del vostro naturale odio contro il fascismo sanguinario, vi sobillano allo sciopero a ripetizione perciò ciò rientra a meraviglia nel loro piano di guerraioli che operano oggi come avanguardia dell’esercito alleato, cosiddetto liberatore, e opereranno domani al suo fianco per la continuazione della guerra democratica:

contro coloro che tentano di incanalare la vostra lotta nel fronte della liberazione nazionale fingendo d’ignorare che la “patria” del proletariato, quella del lavoro e della solidarietà senza frontiere, non ha nulla di comune con la “patria” dei borghesi; voi, operai, rispondete con le parole di Lenin:

La guerra è un inevitabile stadio del capitalismo, una forma altrettanto normale della vita capitalistica quanto la pace... Il rifiuto di prestare servizio militare, gli scioperi contro la guerra e simili cose, sono pure stupidità, un pallido e codardo sogno di lotta inerme contro la borghesia armata, un sospiroso desiderio di ottenere l'annientamento del capitalismo senza una disperata guerra civile.

Oggi, chiusa in se stessa, la lotta per le rivendicazioni economiche immediate perde significato e valore; a che gioverebbe la parziale soddisfazione delle vostre richieste, se l'immane massacro continuasse succhiando il vostro sangue e il vostro sudore?

Operai!

L'ora presente impone la formazione di un fronte unico operaio, l'unione cioè di tutti coloro che non vogliono la guerra, sia essa fascista o democratica.

Operai di tutte le formazioni politiche proletarie e senza partito! Unitevi ai nostri operai, discutete insieme problemi di classe al lume degli avvenimenti della guerra e formate di comune accordo in ogni fabbrica, in ogni centro, comitati di fronte unico capaci di riportare la lotta del proletariato al suo vero terreno di classe.

Il fronte unico tra operai sarà una realtà viva e operante alla sola condizione che voi, qualunque sia la vostra posizione politica di partito, siate d'accordo sulle seguenti

Premesse sulla guerra

  1. La guerra imperialista è il tentativo più vasto, violento e corruttore condotto contro il proletariato per sbarrargli la strada che conduce alla conquista del potere;
  2. Tra i due poli della guerra, il fascista e il democratico, il primo sintesi di violenza e il secondo di corruzione, il proletariato esprime avversione ad entrambi come ad aspetti diversi della stessa realtà capitalistica;
  3. Nessuno sarà più disposto a far credito alla ormai vecchia e ridevole storiella della “manovra tattica”, che comporta la lotta al male maggiore (leggi nazifascismo) per preferire l'alleanza al male minore (leggi dittatura democratica);4
  4. Le parole d'ordine dell'insurrezione armata, cara ai guerriglieri della liberazione nazionale, è soltanto verbosità rivoluzionaria che nasconde il tradimento della rivoluzione proletaria e mira a creare ai sei partiti una sufficiente base elettorale per la scalata al potere politico.

Premesse sulle lotte del lavoro

  1. Nella fase attuale della crisi e sotto l'imperversare più furioso della guerra, le rivendicazioni di natura salariale o di contingenza politica, se da un canto esprimono i bisogni gravi e urgenti delle masse e sono inevitabili, come inevitabile e insopprimibile è il diritto proletario di valersi dei mezzi che gli sono propri per la difesa dei suoi interessi, dall'altro sarebbero praticamente vane e illusorie se nel proletariato non esistesse la coscienza che solo l'avversione attiva, classista alla guerra, solo la guerra spietata all'imperialismo comunque camuffato, solo la lotta rivoluzionaria vittoriosa assicureranno il potere al proletariato.
  2. È necessario distinguere fra lo sciopero, espressione organica della lotta operaia e mezzo normale di difesa della classe, e la scioperomania di coloro che portano nella direzione del movimento una mentalità da guerrigliero balcanico e da organizzatore di bande armate. Ciò serve in definitiva a rendere inefficace l'arma dello sciopero e a screditarlo nella coscienza delle masse.
    Solidali perciò con gli scioperi e con ogni manifestazione classista di fabbrica, promotori anzi della loro condotta, gli operai siano soprattutto gli assertori costanti, instancabili, della suprema necessità della lotta per il potere da parte del proletariato nel cui clima storico le lotte contingenti, nella loro stessa parzialità e inutilità, si illuminano e assumono così colore e sostanza di classe.
    In una parola, all'ordine del giorno della storia oggi per il proletariato è la conquista del potere; tutto il resto va considerato in funzione di questa necessità fondamentale.

Premesse sull'organizzazione del “Fronte unico proletario”

  1. Sulla base di queste premesse gli operai (l'etichetta della loro fede politica non conta) si facciano divulgatori dell'appello del nostro partito e, dibattute e chiarite e accettate le idee che ne sono la giustificazione, si facciano essi iniziatori dei primi contatti e dei primi raggruppamenti organici sul posto di lavoro. Del resto, gli operai hanno dimostrato chiaramente di essere ormai maestri nell'arte di organizzarsi in barba dei padroni e dei loro servi fascisti.
  2. Il fronte unico operaio raggruppa e cementa le forze destinate a battersi sulle barricate di classe contro la guerra e le sue forze politiche di direzione, tanto fasciste quanto democratiche.
    Suo compito maggiore e più urgente è impedire che gli operai siano appestati dalla propaganda guerraiola; di smascherare gli agenti camuffati da rivoluzionari, ed evitare che lo spirito di lotta e di sacrificio che anima il proletariato sia comunque sfruttato ai fini della guerra e della sua continuazione, sia pure sotto le bandiere della libertà democratica.

Viva il fronte unico operaio per la lotta contro la guerra!

Viva la rivoluzione proletaria!

Il Comitato Centrale del Partito Comunista Internazionalista

Da Prometeo n. 4, 1 febbraio 1944

Giovedì, October 27, 2022