Francia 2023. Sulla riforma delle pensioni.

La valutazione che segue è necessariamente una prima riflessione a caldo(1) sul movimento di lotta contro la riforma delle pensioni imposta dal governo. Può apparire pessimista, se rimaniamo alla prima lettura. Ma, da un lato, solo la verità è rivoluzionaria, ed è quello che stiamo descrivendo; dall'altro, per la sua portata e la rabbia che mostra contro le attuali condizioni di vita imposte dalla crisi del capitalismo, ci saranno necessariamente lezioni positive da trarre, ad esempio: come lottare? Come costruire un rapporto di forza? La decantazione politica che ne seguirà dimostrerà che non possiamo mai fidarci dei sindacati e che, per vincere, dobbiamo prendere in mano le nostre lotte, creando comitati di sciopero, organizzando assemblee sovrane (AG, Assemblee generali) e coordinamenti tra tutte le situazioni di lotta. In realtà, dovremo fare il contrario di ciò che abbiamo appena subito.

Senza l'autorganizzazione alla base, il fallimento era assicurato.

Dal 1995, la Francia ha vissuto cinque grandi movimenti quasi simili a quest'ultimo movimento contro le pensioni. Ci sono stati tre movimenti con manifestazioni di dimensioni quasi uguali, che hanno superato il milione di manifestanti, sulla riforma delle pensioni (1995, 2003, 2010)(2) e altri due sul CPE (Contrat Première Embauche, Contratto di primo impiego) nel 2006 e contro la legge sul lavoro nel 2016. Le tattiche dei sindacati sono collaudate per far fallire le lotte dei lavoratori: soprattutto, niente comitati di sciopero. Due movimenti sono riusciti ad affossare la riforma prevista. Nel 1995, durante la riforma delle pensioni di Juppé, il paese è stato bloccato per tre settimane, in particolare dai lavoratori dei trasporti della SNCF e della RATP, e soprattutto c'erano assemblee, comitati e coordinamenti. La situazione politica di allora era quindi più favorevole. La borghesia teme sempre i movimenti studenteschi. Nel 2006, durante il CPE, gli studenti hanno potenziato la protesta e c'è stata una certa auto-organizzazione di base, soprattutto nelle università. Sono queste organizzazioni, anche se minime, con un clima di forte sfiducia nei confronti dei sindacati, che hanno spinto la borghesia a rinunciare a queste due riforme.

Bisogna imparare dalle sconfitte precedenti. Ma nel 2023, si è rimesso in moto lo stesso meccanismo destinato alla sconfitta. I sindacati, ampiamente screditati, questa volta hanno trovato una via d'uscita e per la prima volta si sono uniti in un'Intersindacale. Si vede che la borghesia sa come imparare dall'esperienza quando vuole, ancora una volta, per essere in grado di trascinare la classe operaia dietro di sé. Inoltre, grazie a questa manovra i sindacati uniti hanno riacquistato credibilità.

Inoltre, dovremmo ricordare la lotta dei Gilets Jaunes iniziata nell'ottobre 2018? Perché lo Stato ha abbandonato alcune misure economiche e sociali e ha rinunciato alla tassa sui carburanti? In gran parte perché il movimento era incontrollato. Non c'era un leader. La borghesia ha molta paura di queste rivolte senza leader. Ma in Francia c'erano ovunque assemblee, discussioni sulle rotonde con tentativi di coordinamento. Sono queste modalità di azione più che gli scontri che hanno spinto lo Stato ad abbandonare le misure.

E oggi, purtroppo, i proletari, ancora una volta, non hanno imparato la lezione di diversi decenni di lotte sconfitte dietro i sindacati.

Possiamo parlare di un non-movimento?

Dobbiamo raccontare l'annunciato fallimento del movimento contro la riforma delle pensioni per sottolineare le manovre(3) della borghesia.

Mentre la classe operaia viene attaccata da tutte le parti: calo del tenore di vita, inflazione, aumento del prezzo dell'energia, attacco ai disoccupati(4), ecc. ... la borghesia ha ingaggiato una lotta per la riforma delle pensioni. Era questo il modo per evitare movimenti più duri e forse meno controllabili come sembravano essere quelli in corso in Inghilterra, negli Stati Uniti e in Germania per gli aumenti salariali? La borghesia francese non voleva che si sviluppassero tali rivendicazioni e lotte.

Abbiamo appena vissuto un movimento che colpisce per la sua portata e la sua energia. È una testimonianza del potere potenziale della classe operaia che si esprimeva già da alcuni anni prima del periodo di Covid. Al momento la classe operaia brancola senza un orientamento politico e, di conseguenza, si lascia facilmente deviare dai suoi interessi.

La forza e l'energia colossali espresse da queste grandi folle, che di fatto hanno espresso un enorme rifiuto del mondo di miseria che devono sopportare, hanno teso verso un solo obiettivo, mettere i sindacati in condizione di ottenere il mantenimento dell'età pensionabile a 62 anni. Ridicolo, vista l'aggressività nei confronti dello Stato e dei suoi provvedimenti sempre più iniqui, quando sappiamo che comunque i lavoratori non se ne andranno in pensione, nemmeno tutti, a 64 anni. È necessario avere la doppia condizione dell'età e degli anni di contribuzione per avere una pensione piena, che per molti è una pensione misera.

Vanno segnalate due caratteristiche importanti di questo movimento. La prima è la sua durata (più di tre mesi), segno dell'immensa rabbia accumulata all'interno della classe e delle frange in forte difficoltà della popolazione. La seconda è il numero esiguo di scioperanti coinvolti, che può spiegare anche la mancanza di comitati di sciopero, AG o coordinamenti decisionali. In un periodo di lotta intensa di questa portata, il suo fallimento può portare a reazioni incontrollate, perché la combattività e i problemi della vita quotidiana non sono spariti.

Come si sono preparati la borghesia, lo Stato e i sindacati, ad attaccare la classe operaia?

L'organizzazione della borghesia di Stato, dei "gauchistes" [sinistrorsi, cioè radical-riformisti], dei sindacati e delle sue appendici "di sinistra" (LO-Lutte Ouvrière, NPA-Nouveau Parti Anticapitaliste, ecc.).

Finora, tutto sta andando secondo i piani del governo Macron-Borne.

  • L'11 aprile 2022 il Presidente Macron ha annunciato l'innalzamento dell'età pensionabile a 65 anni.
  • Il 15 settembre 2022, il Conseil d'orientation des retraites (dove siedono i rappresentanti altamente retribuiti dei sindacati: CFDT, CGT, FO, UNSA, FSU, CFE-CGC, CFTC) ha presentato la sua relazione annuale al governo, annunciando un problema di finanziamento.
  • Da settembre a dicembre si sono svolte diversi cicli di "concertazione con le parti sociali" presso il Ministero del Lavoro, con tutte le leadership sindacali, che hanno accettato di discutere tranquillamente il progetto pensionistico annunciato da Macron con il ministro del Lavoro Dussopt. Nessuna organizzazione sbatte la porta.
  • Il 30 novembre 2022, il primo ministro Borne ha dichiarato che l'età pensionabile doveva essere posticipata per "riportare il sistema in equilibrio".
  • L'8 dicembre, i leader sindacali sono stati ricevuti da Elisabeth Borne. Le hanno fatto delle "proposte".
  • Il 3 e 4 gennaio 2023, Borne li ha convocati nuovamente a Matignon, nessuno dei sindacati (CFDT, CGT, FO, UNSA, CFE-CGC, CFTC) ha rifiutato di discutere il progetto pensionistico.
  • Il 23 gennaio 2023, il Consiglio dei ministri ha adottato il progetto di legge sulle pensioni.
  • Dal 6 febbraio al 16 marzo, il Parlamento discute il progetto. I deputati e i senatori della cosiddetta sinistra hanno fatto la loro sceneggiata in Parlamento, mentre i sindacati sono scesi in piazza.

Per quanto riguarda i sindacati, tutto è andato secondo i piani. L'intersindacale ha organizzato la cosiddetta risposta con il solito dispositivo:

  • Il 18 gennaio, Martinez (CGT) ha chiamato a "scioperi a oltranza ovunque sia possibile".
  • Il 19 gennaio, il blocco di tutti i sindacati (CFDT, CGT, FO, SUD, UNSA, FSU, CFE-CGC, CFTC) ha decretato "giornate di azione, scioperi e manifestazioni", senza chiedere il ritiro del disegno di legge.
  • L'intersindacale propone "scioperi a oltranza", spiegando che il Parlamento deve decidere sul disegno di legge, mentre ciò che i lavoratori vogliono è il ritiro puro e semplice del testo.
  • Tutte le organizzazioni politiche cosiddette "di sinistra", tra cui LO, l'NPA e tutti quanti, sostengono l'intersindacale e spiegano che tutte le giornate di azione saranno come "un trampolino di lancio" per lo sciopero generale.
  • Dal 19 gennaio al 28 marzo, l'intersindacale ha indetto 10 giorni di azione puramente dimostrativa, facendo attenzione che fossero talvolta intervallati da una settimana. E pur essendo una grande presa in giro, queste manifestazioni hanno raccolto ogni volta quasi 2 milioni di lavoratori.
  • Il 7 marzo, i manifestanti erano 3 milioni. La sera i sindacati, invece di indire uno sciopero generale fino al ritiro del progetto, lamentano il "rischio di esplosione sociale" e chiedono al governo di ascoltarli.
  • E con un'ulteriore pugnalata, di cui pochi giornali hanno dato notizia, quelli che avrebbero potuto bloccare il Paese, hanno ottenuto rapidamente delle concessioni finanziarie. Il 2 marzo il sindacato nazionale dei piloti ha annunciato che "l'età pensionabile legale non sarebbe stata toccata dalla riforma" e che quindi avrebbero potuto andare in pensione a pieno regime a 60 anni.(5) Due giorni prima dello sciopero del 7 marzo, i camionisti, ma anche gli autisti della vigilanza privata, gli addetti ai traslochi, ecc. hanno ottenuto che il governo prorogasse il loro congedo di fine lavoro fino al 2030, una sorta di regime speciale, mentre la loro abolizione doveva essere votata. I camionisti possono lasciare il lavoro 5 anni prima dell'età legale, conservando dall'80% al 100% del loro stipendio netto.(6) Quindi niente più blocchi!

Anche altre categorie di dipendenti pubblici hanno ottenuto accordi per dividere e indebolire i grandi battaglioni di lavoratori [nell'originale, bataillons ouvriers, ndt].

A livello di base, nonostante la rabbia e qualche “tracimazione” dell'argine sindacale qui e là*, la classe operaia non è stata in grado di organizzarsi alla base con comitati di lotta, comitati di sciopero e coordinamenti. La classe operaia non è mai stata in grado di creare un vero rapporto di forza(7). E, peggio ancora, i cosiddetti movimenti spontanei, come quello di Place de la Concorde la sera del 16 marzo in seguito all'applicazione del 49.3 (l'articolo della Costituzione che permette di convalidare la legge senza votazione), erano stati pianificati dall'Union syndicale Solidaires di Parigi. Lo stesso vale per altre manifestazioni, anche violente, in tutta la Francia. Si trattava di alcuni sindacati marginali, che hanno più connotazione operaia.

Per la prima volta i coordinamenti e le assemblee sono stati ampiamente distolti dal loro scopo con decisioni prese in anticipo.

Ad esempio, diverse AG hanno votato, come il sindacato dei vigili del fuoco del Rodano (17 gennaio), la seguente mozione:

Per vincere, la questione è quella di durare il più a lungo possibile, ma di colpire il più duramente possibile tutti insieme per vincere il più rapidamente possibile, e per questo la parola d'ordine deve essere: sciopero generale fino al ritiro. La CGT deve indire immediatamente uno sciopero generale fino al ritiro del progetto.

Lo stesso è avvenuto, il 31 gennaio, all'Assemblea generale del settore dell'istruzione superiore di Lione o all'Assemblea generale dei lavoratori del trattamento delle acque della città metropolitana di Nantes. Ci sono state molte altre mozioni in questo stile, e poi i sindacalisti e i gauchistes hanno fatto in modo che queste mozioni non venissero attuate. D'altra parte, hanno portato i lavoratori o gli studenti ad azioni "radicali" senza futuro, chi su una rotonda, chi sui binari per bloccare i treni, chi sulle rampe delle autostrade, ecc. ...

Al di là di questo movimento contro la riforma delle pensioni, gli attacchi non smetteranno di piovere, perché la crisi economica è ancora presente, l'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità continua e la borghesia dovrà finanziare la sua marcia verso la guerra nonché la forte accelerazione alla produzione di armi. La borghesia pianifica le misure a breve termine, per il momento ha segnato un punto importante. Pertanto, le lotte riprenderanno inevitabilmente e i lavoratori dovranno imparare la lezione di questa nuova sconfitta, perché sono stati seguiti ciecamente i sindacati.

Dalla parte del potere statale.

I media ci parlano di crisi istituzionale o di crisi al vertice dello Stato. Si tratta solo di fumo negli occhi. La classe operaia non deve interessarsi a questo polverone. La borghesia troverà una soluzione alla sua crisi istituzionale, non sta a noi discuterne. Inoltre, non cambierà nulla dopo la partenza del Primo Ministro E. Borne o anche di Macron. Non cambierà nulla nemmeno con un nuovo parlamento, come vorrebbero far credere i Nupes (la cosiddetta estrema sinistra).

Già il capo dei padroni Geoffroy Roux de Bézieux, su France Info, fa capire che vorrebbe una direzione diversa alla guida dello Stato. Lo rende noto, in parole povere, durante l'intervista di lunedì 27 marzo. In relazione all'index seniors8 , ad esempio, proclama che si tratta di "una visione burocratica, centralizzata, quasi sovietica del Paese". Santo cielo! Che succede? "Siamo stufi che lo Stato ci dica di fare come dico io, non come faccio io", dice. Se questo non è denunciare il suo procuratore, Macron, cos'è? E ancora: "Il governo deve cambiare metodo", indicando i rapporti tra l'esecutivo e i sindacati. Non state sognando, è il capo dei capi che critica lo Stato perché non tiene conto del ruolo "eminente" dei sindacati! È dunque l'intera politica di Macron che deve essere rivista, se sviluppiamo il discorso fino in fondo.

Possiamo vedere che l'intera borghesia, anche se si trova in una fase difficile, è ben posizionata contro i lavoratori. La classe operaia può solo contare su se stessa per imparare a costruire un rapporto di forze a suo favore, invece di abbandonarsi a un salvatore supremo, e in questa lunga lotta dovrà anche contare sulle sue organizzazioni operaie che sono ancora molto carenti e che domani saranno assolutamente necessarie, come le ultime lotte hanno appena dimostrato ancora una volta.

Abbiamo perso una battaglia, ma non la guerra di classe! La storia ci dimostra che un movimento sociale, anche inefficace all'inizio, può diventare incontrollabile e minacciare l'ordine sociale esistente.

Ol
Bilan et Perspectives
3 aprile 2023

Note:

(1) Ad oggi, il movimento non è ancora finito

(2) Secondo la polizia, la manifestazione che ha eguagliato le ultime mobilitazioni è stata quella del 12 ottobre 2010 con oltre 1,25 milioni di manifestanti. E il movimento è stato un fallimento!

(3) Quando parliamo di manovre, parliamo di manovre generali della borghesia, il che non significa che ogni frazione non abbia interessi divergenti. Per esempio, lo Stato e i sindacati hanno gli stessi interessi nel mantenimento dell'ordine sociale, ma ognuno di loro ha altri interessi, per i sindacati significa non screditarsi.

(4) Nuove regole sui sussidi previste il 1° febbraio 2023 per incoraggiare il ritorno al lavoro. In realtà, molti disoccupati hanno perso e stanno perdendo il sussidio di disoccupazione. Bisognava fare nuovi risparmi. La precedente riforma ha portato a un saldo positivo stimato di 4,4 miliardi di euro nel 2022.

(5) Le canard enchainé del 22 marzo 2023.

(6) Les Echos del 10/3 in cui il Ministro si vantava che si trattava di "un impegno importante... che pochi sindacati si aspettavano".

(7) Sia chiaro, la sconfitta del movimento e le manovre dei sindacati sono state possibili solo per la debolezza della classe operaia che non ha stabilito un rapporto di forze auto-organizzandosi alla base, ma anche per la mancanza di una leadership politica fornita da vere organizzazioni politiche.

(8) Molti lavoratori sono spinti ad andare in pensione prima nelle aziende a causa degli stipendi più alti alla fine della loro carriera. Ecco perché c'è un dibattito su questo tema. La sinistra proclama che prima di riformare e anticipare un'età pensionabile come 64 anni, i lavoratori dovrebbero essere autorizzati a lavorare dopo i 55 anni!

Mercoledì, April 19, 2023