2009-04-23 - Primo Maggio 2009 - Il capitalismo non ha futuro

BCinforma - Newsletter del P.C. Internazionalista (Battaglia Comunista)

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Il capitalismo non ha futuro

E` ora di dire basta ai sacrifici - Organizziamoci e lottiamo per un mondo migliore!

Documento del BIPR per il Primo Maggio 2009

Questa e` la loro crisi

Questo Primo Maggio giunge in un momento di drammatica crisi della classe operaia mondiale. In appena tre mesi, 50 milioni di persone hanno perso il lavoro in tutto il mondo. Negli USA 32,2 milioni di persone, cioe` oltre il 10% della popolazione, stanno ricevendo tessere per il cibo (del valore di 83$, o 62 euro, al mese). Questa non e` solo una crisi del capitalismo deregolamentato, ma e` la piu` profonda crisi del capitalismo dalla fine della seconda guerra mondiale: esplosa sul terreno della speculazione finanziaria, ha e avra` ricadute pesantissime sull'economia reale da cui e` nata.

Infatti, per cercare di contrastare la caduta dei saggi del profitto, da almeno trent'anni i capitalisti percorrono due strade. Da una parte, hanno dato un impulso gigantesco alla speculazione finanziaria, al parassitismo, al debito di Stati e famiglie, con la speranza - assurda - che si potesse non solo fare denaro, ma addirittura allontanare il fantasma della crisi indipendentemente dalla concreta produzione di merci, tramite i giochi di prestigio della finanza truffaldina. Dall'altra, hanno enormemente aumentato lo sfruttamento della classe operaia - e del lavoro dipendente in generale - mettendo in concorrenza al ribasso il proletariato mondiale, compresi strati di forza-lavoro altamente qualificata che, un tempo, credeva di essere - e in parte lo era - al riparo dagli attacchi feroci del capitale.

I sacrifici non salveranno posti di lavoro

Delocalizzazioni, abbassamento del salario, intensificazione dei ritmi di lavoro, allungamento della giornata lavorativa anche nelle cittadelle del capitalismo "avanzato", furto del salario indiretto e differito (stato sociale, welfare state) la` dove esiste, precarizzazione accelerata della forza-lavoro (di tutti i settori) al fine di renderla totalmente funzionale e sottomessa alle esigenze di profitto delle imprese, costrette ad affrontare una concorrenza mondiale sempre piu` aspra. Tuttavia, questo non e` bastato a impedire l'esplosione della crisi con le sue drammatiche e inevitabili conseguenze: milioni di persone che hanno perso o rischiano di perdere la casa, sottoccupazione (lavoro nero o lavoro part-time imposto contro la volonta` del lavoratore) e disoccupazione dilaganti, caduta verticale dei salari, appena attenuata dai residui di stato sociale la` dove esistono ancora. Lo spettro della fame o di non arrivare alla fine del mese non sono piu` una triste prerogativa dei paesi "in via di sviluppo" e dell'ex blocco sovietico.

Ma mentre i governi hanno dato e daranno montagne di soldi ai finanzieri e agli industriali, per i lavoratori, per gli strati sociali piu` bassi ci saranno solo elemosine, dirette a prevenire lo scoppio della lotta di classe proletaria: il grande assente, finora.

Sindacati e riformisti contro il lavoro salariato

Infatti, ridotte le grandi concentrazioni operaie (in "Occidente), "messi all'angolo" da anni di attacchi crescenti, storditi da una martellante campagna ideologica sull'impossibilita` di un'alternativa al capitalismo, "drogati" da decenni di consumismo (nelle "metropoli") e, non certo da ultimo, anestetizzati da sindacati per lo piu` complici dei padroni, i lavoratori hanno sostanzialmente subito, senza rispondere adeguatamente, al di la` di poche, benche` luminose, eccezioni.

Invece, il sindacalismo che si pretende alternativo ha dimostrato la sua impotenza, non solo a migliorare le condizioni dei lavoratori, ma nemmeno a contrastare l'aggressione del padronato e dei suoi governi, perche`, in ultima analisi, accetta le regole del gioco imposte dal nemico di classe. E` la stessa impotenza che caratterizza tutto lo schieramento radical-riformista, dentro e fuori i parlamenti (da Socialist Worker in Gran Bretagna, a Linkspartei in Germania e Rifondazione Comunista in Italia).

Dobbiamo affidarci solo alle nostre organizzazioni

Dunque, la crisi sottolinea ancor di piu` la necessita` che il mondo del lavoro salariato/dipendente, se vuole almeno cominciare a difendersi, dia vita a lotte dal basso che travolgano i reticolati stesi dai sindacati a protezione della borghesia, che scavalchino le leggi anti-sciopero imposte ovunque; lotte che vadano al di la` delle artificiali divisioni di categoria e di nazionalita`, che si estendano sul territorio, che creino propri organismi autonomi per indirizzare il conflitto di classe all'attacco dei veri nemici dei lavoratori, i padroni e i loro tirapiedi.

Questo e` il primo passo, necessario ma non sufficiente. L'altro e` che tali lotte diano fiato e gambe all'organizzazione rivoluzionaria che unifichi politicamente queste lotte, che dia loro una coerente prospettiva di superamento del capitalismo. Nel far questo, sara` necessario creare un partito internazionale che sia riconosciuto come un indispensabile strumento politico per gettare il sistema capitalistico, con tutti i suoi orrori, nella pattumiera della storia: la predazione/devastazione delle risorse ambientali, la guerra imperialista - che nessuna intesa, nessun summit tra "grandi" puo` eliminare - la miseria e la barbarie sociale crescenti lo impongono.

Condizioni e lotte operaie nel mondo

Gran Bretagna

Dal primo aprile i lavoratori della fabbrica di componenti per auto Visteon hanno occupato tre degli stabilimenti presenti Regno Unito. Le occupazioni hanno fatto seguito alla minaccia di licenziamento per 565 lavoratori dell'azienda. Nella fabbrica di Belfast e` rimasta attiva solo la parte amministrativa, il lavoro rimanente e` stato spostato sugli impianti di Basildon e di Enfield in Inghilterra.

Nove anni fa quando la Ford esternalizzo` il ramo d'azienda dei componenti per auto promise ai i lavoratori della neonata Visteon una garanzia a vita delle condizioni lavorative e salariali. In particolare la Ford aveva garantito che i diiritti acquisiti, sopratttutto in ambito previdenziale, sarebbero stati trasferiti nel nuovo contratto di lavoro. I lavoratori stanno chiedendo che la Ford rispetti gli accordi presi al momento della cessione dell'azienda e che ripiani l'imponente deficit creatosi nel fondo pensione della Visteon.

Uno dei problemi fondamentali contro cui si stanno scontrando i lavoratori e` che le garanzie della Ford non hanno alcun valore legale dal momento che a partire dal 2000 le due aziende rappresentano due entita` completamente separate. Le cessioni dei rami d'azienda e la creazione di aziende satellite, formalmente indipendenti ma in realta` controllate dalla casa madre, hanno permesso ai grandi gruppi industriali hanno provocato un ulteriore spezzettamento ed indebolimento dei lavoratori impiegati. Solo la forte pressione creata delle occupazioni ha spinto la Ford a convocare i funzionari sindacali direttamente a Detroit. Tra i lavoratori c'e` pero` molto scetticismo quando addirittura non una completa opposizione rispetto al sindacato. Le occupazioni hanno infatti avuto inizio proprio contro la volonta` del sindacato che oggi sta cercando di prendersene il merito e sta trattando con la dirigenza Ford affinche` venga ripresa al piu` presto la normale produzione. Molti lavoratori che dal primo di Aprile stanno occupando gli stabilimenti della Visteon temono che il sindacato possa chiudere rapidamente un accordo fortemente negativo e per questo stanno cercando di organizzarsi per continuare nel blocco della produzione, almeno fino al raggiungimento di risultati non solo di facciata.

Colombia

Lo sciopero dei lavoratori delle ferrovie sta paralizzando i trasporti di carbone. Dall'inizio di Aprile 3600 dipendenti della Colombia Northern Railway (FENOCO), stanno manifestando per la difesa del loro salario e delle loro condizioni di lavoro. La lotta sta bloccando l'afflusso del minerale verso i porti da dove viene commercializzato in tutto il mondo e sta creando grosse perdite sia alla FENOCO sia alle miniere di Drummond e di che sono le due piu` grandi del paese. I ferrovieri in lotta chiedono anche che la proprieta` riconosca come interlocutori i delegati sindacali da loro eletti. Per i lavoratori di un paese dove la pace sociale e` mantenuta con la violenza piuttosto che con la concertazione il riconoscimento dei propri delegati sindacali puo` apparire come una grossa conquista, come sappiamo bene pero` per la sua stessa natura il sindacato, non ponendosi mai al di fuori delle compatibilita` del capitalismo non potra` mai rappresentare uno strumento efficace di lotta. E` invece estremamente positiva la determinazione nella lotta che i lavoratori della FENOCO stanno dimostrando ogni giorno seppure minacciati da una repressione ferocissima.

Bangladesh

I lavoratori della Azam Knitting hanno occupato il trafficatissimo incarico di Alankar a Chittagong per piu` di un'ora il nove marzo scorso per ottenere mesi di salari non pagati. Il cambiamento di proprieta` dell'azienda aveva posto in discussione il pagamento di salari arretrati. La protesta e` finita quando la nuova proprieta` ha garantito il pagamento del dovuto ma fino a quel momento e` stato fortissimo il rischio di un intervento brutale della polizia. Due ore dopo lo scioglimento del sit in a Jurain presso Dhaka, diverse centinaia dipendenti della Gem Garments hanno manifestato per avere un aumento salariale e l'abbandono del sistema di pagamento a cottimo che li obbliga a lavorare con ritmi incredibili pur rimanendo sotto la soglia di poverta`, in questo caso la manifestazione si e` sciolta per l'intervento della polizia. Le lotte si susseguono in Bangladesh mentre il governo in piena crisi economica cerca di rivitalizzare le esportazioni rendendo possibile un ulteriore sfruttamento della manodopera con nuove politiche di liberalizzazione del mercato del lavoro.

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