Vittime dello stalinismo, martiri del comunismo

È stato presentato a Milano dalla Fondazione Feltrinelli il primo sito web in italiano sulla "Storia dei Gulag" ( gulag.italia.it ), con una sezione dedicata alle biografie dei comunisti italiani eliminati dallo stalinismo.

Dagli archivi russi sono ultimamente emersi verbali d'interrogatori e fascicoli processuali che confermano il "lavoro" svolto dai torturatori, dai plotoni d'esecuzione e dalle deportazioni nei Gulag stalinisti contro migliaia di emigrati politici, molti dei quali italiani sfuggiti al fascismo e rifugiatisi nell'Urss. In un vortice di sospetti, delazioni forzate e sevizie, furono accusati di trotzkismo, bordighismo, terrorismo, spionaggio, attività controrivoluzionarie a danno della "patria del socialismo in un solo paese", ovvero della negazione, in termini teorici e pratici, del comunismo, il quale può essere solo internazionale o non sarà mai. Ancora una volta (poiché vittime e carnefici sono noti da oltre mezzo secolo), fra i diretti responsabili di quello sterminio ritornano i nomi di Togliatti (il Migliore), Roasio, Ciufoli, Robotti e "alti e medi funzionari del Pci" in qualità di procuratori di "prove" per arresti, persecuzioni e condanne.

Negli anni tenebrosi delle purghe staliniane (vedi il nostro quaderno sui processi di Mosca), in Russia furono sterminati non solo tutti i quadri bolscevichi ma anche i più semplici militanti, con una lunga serie di linciaggi politici e soppressioni fisiche. L'eliminazione seguiva ad una campagna di accuse infamanti e calunnie che trascinò in un eccitato e sanguinario delirio buona parte dello stesso proletariato mondiale, piegato e asservito agli interessi nazional-imperialistici della Russia dopo aver subito tradimenti e inganni d'ogni genere.

Si trattava di una ondata controrivoluzionaria che non poteva - per la sua stessa natura classista borghese e proprio perché non riducibile ad un semplice fenomeno d'intrighi ai vertici del potere - limitarsi alla soppressione delle maggiori figure "ideologiche" e politiche del glorioso partito di Lenin, ma doveva necessariamente liquidare anche i più umili e modesti militanti, non solo russi ma internazionali. Qualcosa di simile era già accaduto quando gli assassini della Comune di Parigi nel 1871 non si limitarono ad infierire sui "cervelli" del primo e glorioso tentativo di rivoluzione proletaria nella storia, ma massacrarono anche migliaia di proletari anonimi, sì, ma quanto mai pericolosi per il ripristino dell'ordine borghese.

Per Stalin, espressione della controrivoluzione, non si trattava di portare a termine un intrigo di palazzo, una conquista personale di potere. Si doveva mettere a tacere definitivamente la base dell'opposizione bolscevica, cioè la classe operaia in tutte le sue espressioni teoriche, politiche e organizzative tendenzialmente rivoluzionarie.

Il carattere di repressione controrivoluzionaria dei delitti compiuti sistematicamente dal terrore stalinista era evidente fin d'allora. Non conflitti o contrapposizioni personali (Stalin da un lato, Trotzky o Bordiga dall'altro) ma la repressione calcolata di ogni opposizione che potesse in qualche modo ostacolare il pieno svolgimento dell'azione controrivoluzionaria, nella propria essenza apertamente reazionaria e nella concretezza degli interessi capitalistici da difendere. Fino, dunque, allo strangolamento dell'intera guardia bolscevica, di centinaia di migliaia di compagni e, con essi, della stessa dittatura del proletariato. Una "necessità" per consentire l'indisturbata appropriazione formale, rinnegandolo nella sostanza, di un programma che solo politicamente aveva potuto muovere i suoi primi vittoriosi passi in Russia.

Chi poi oggi continua a fingere deplorazione per i crimini dello stalinismo, ben si guarda dal denunciare - ed anzi contribuisce come nel passato ad avvalorare - le insegne di un falso "bolscevismo" che si distingueva proprio nella distruzione teorica e fisica del vero bolscevismo, del leninismo e perciò della rivoluzione internazionale. Continua cioè a dare il proprio contributo di appoggio, indiretto ma non per questo meno importante, ad una controrivoluzione che prosegue sia rafforzando la conservazione capitalistica, sia deformando il vero programma del comunismo. Lo stalinismo e le sue aberrazioni ideologiche e politiche vengono spacciate da tutti come filiazione legittima del marxismo e del leninismo, come un'esasperazione inevitabile della dittatura del proletariato. Una dittatura, nella realtà successiva ai primi anni Venti, in tutto e per tutto borghese ma fatta passare per "sovietica".

La nostra memoria non dimenticherà mai le migliaia di compagni umiliati, perseguitati, seviziati, assassinati dallo stalinismo in quei tragici decenni. Dell'altra memoria, quella borghese, così come della sua riabilitazione di quelle vittime, non ce ne importa proprio nulla. Molti di coloro che oggi, per uno spazio di 24 ore, fingono orrore e indignazione "morale", hanno avuto per insegnanti o gli stessi carnefici o i loro alleati e oppositori-fiancheggiatori. L'importante era per tutti eliminare (o tutt'al più tacere sulla loro eliminazione) quanti più comunisti rivoluzionari fosse possibile, in un arco di tempo che va dalle gesta delle prime squadracce fasciste alle vittime dello stalinismo e quindi all'assassinio degli internazionalisti Fausto Atti e Mario Acquaviva (1945). Il piombo della destra colpiva "l'eversione bolscevica contro Dio, Patria e Famiglia"; quello dello stalinismo eliminava ogni avanguardia che osasse richiamarsi al marxismo rivoluzionario; quello dei "nazional-comunisti" di Togliatti si indirizzava contro chi, ostile all'adesione alla seconda guerra imperialista, veniva indicato come "sicario delle SS".

Così ieri un certo Lenin, anch'egli "disfattista" rivoluzionario durante la prima guerra imperialista, era stato considerato come un sicario prussiano stipendiato dal Kaiser. Così oggi qualche prezzolato filisteo insiste nel tentativo di diffondere un altro infamante paragone: comunisti-internazionalisti e bordighisti = terroristi o cattivi maestri dei terroristi.

In una voluta confusione tra violenza di classe e violenza dei singoli, tra violenza rivoluzionaria e controrivoluzionaria, "noi non abbiamo da piatire riabilitazioni da chicchessia, dato che solo competente a giudicare e riabilitare in questo genere di delitti sarà il tribunale rivoluzionario" (O. Damen).

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.