La visita di Bush in Europa e a Putin - Sorrisi sulle labbra e coltelli fra i denti

Secondo i più accreditati commentatori borghesi la recente visita di Bush in Europa ha segnato una tappa fondamentale nel progetto americano di rilanciare gli sfilacciati rapporti politici tra le due sponde dell'Atlantico. Dopo le recenti tensioni generate dall'attacco statunitense contro l'Iraq, sembra quindi tornato il sereno nelle relazioni tra gli Stati Uniti e i due più importanti paesi dell'Unione Europea, ossia Francia e Germania. Sempre secondo la stampa borghese Bush avrebbe ottenuto lo stesso successo diplomatico anche nell'incontro di Bratislava con il leader russo Putin, chiarendo e appianando le diverse questioni economiche, politiche e militari che negli ultimi tempi avevano raffreddato i rapporti tra i due vecchi rivali della guerra fredda. Ma da un'analisi, seppure superficiale, degli incontri di fine febbraio tra il presidente americano e i diversi esponenti politici europei emerge che dietro le dichiarazioni di facciata, tra Europa e Russia da una parte e Stati Uniti dall'altra, rimangono intatte le ragioni delle tensioni imperialistiche di questi ultimi tempi.

Le dinamiche imperialistiche dell'ultimo decennio hanno determinato per gli Stati Uniti la necessità di rivedere continuamente la loro considerazione nei confronti della vecchia Europa. Subito dopo il crollo del muro di Berlino e la fine dell'Urss, la vecchia Europa perdeva agli occhi degli Stati Uniti quell'importanza strategica determinata dal fatto di trovarsi ai confini con i nemici imperialistici rappresentati dall'ex impero sovietico. L'Europa, pur essendo un'area economica di primo piano nel panorama internazionale, era vista dagli Stati Uniti come un'area politica tutto sommato marginale e il cui ruolo non era destinato a crescere nel corso dei decenni successivi.

La convergenza delle politiche economiche stabilite con il trattato di Maastricht tra i diversi paesi dell'Unione Europea e il successivo varo della moneta unica, sono state viste dall'altra parte dell'oceano con un certo scetticismo, quasi come il solito sterile tentativo di unificare paesi che per storia, tradizioni e cultura sono stati sempre divisi e addirittura periodicamente in guerra. L'euro è nato quasi nell'indifferenza degli Stati Uniti, e in ogni caso il suo arrivo sui mercati monetari internazionali è stato giudicato da Washington come un elemento di stabilizzazione di un'area che nel passato era stata soggetta a violente turbolenze valutarie. Come non ricordare le continue svalutazioni competitive della sterlina inglese e della lira italiana durante gli anni settanta e ottanta? In altri termini, il tentativo europeo di avviare un processo d'integrazione economico attraverso l'euro è stato ampiamente sottovalutato da un punto di vista imperialistico da parte degli Stati Uniti. Non pensavano che la nascita di una moneta potesse avvenire attraverso un processo determinato da più paesi e che la sua presenza sui mercati internazionali potesse scalfire il ruolo egemone giocato fin ad allora dal dollaro.

Oggi che l'euro sta assumendo un ruolo sempre più importante sui mercati mondiali, gli Stati Uniti hanno perfettamente colto il pericolo che si cela dietro le potenzialità della nuova moneta unica. È l'Europa dell'euro a rappresentare sul terreno economico-finanziario il più pericoloso avversario imperialistico per gli Stati Uniti. Le guerre di questi ultimi anni sono state combattute dagli Stati Uniti per imporre al resto del mondo, e quindi anche all'Unione Europea, una vera e propria tangente derivante dal fatto che il dollaro è la moneta più utilizzata negli scambi commerciali e finanziari internazionali. Guerre combattute per assicurarsi la rendita petrolifera e quella finaziaria ad essa connessa ma che hanno avuto inevitabili ripercussioni nel processo d'integrazione europeo. Quelli che erano solo delle potenziali contraddizioni interimperialistiche si sono evidenziate sul campo con la seconda guerra del golfo. L'attacco anglo-americano all'Iraq di Saddam Hussein ha svelato che una fetta importante di paesi europei, la Russia e la stessa Cina si muovono in totale contrasto imperialistico rispetto agli Stati Uniti. Da una parte questi, pronti a giocare fino in fondo la propria egemonia in termini militari, dall'altra parte l'Unione Europea senza, però, importanti paesi come l'Inghilterra, l'Italia e la Spagna. Se la guerra in Iraq ha inevitabilmente diviso l'Europa e dato consapevolezza agli Stati Uniti di trovarsi di fronte un potenziale avversario sul terreno imperialistico, ha nello stesso tempo fornito al nocciolo duro dell'Unione Europea l'occasione di saggiare la propria consistenza sul piano internazionale.

I fatti di questi ultimi mesi testimoniano che il fronte europeo non solo ha retto al meglio sul piano politico la posizione d'opposizione alla guerra, ma ha recuperato alle proprie posizioni paesi strategicamente importanti come la Spagna che in un primo momento avevano appoggiato l'intervento Usa. Gli stessi paesi dell'est europeo hanno dovuto fare marcia indietro rispetto all'entusiastico appoggio inziale alla guerra. Oltre all'Inghilterra tra i paesi europei che ancora appoggiano la presenza delle forze militari in Iraq è rimasta solo l'Italia del cavalier Berlusconi. Il processo di agregazione di un polo imperialistico europeo, pur avendo subito un'accelerazione in questi ultimi mesi con l'allargamento dell'Unione ad altri 10 paesi e il varo della costituzione, è ancora inevitabilmente contraddittorio ed in itinere.

Le dichiarazioni distensive rilasciate subito dopo la visita di Bush nel vecchio continente non spostano di una virgola i contrasti imperialistici esistenti tra gli Stati Uniti e l'Europa dell'euro. La crisi che morde l'economia americana è di tale portata che non lascia il benché minimo dubbio sulla possibilità che gli stati Uniti possano mollare la presa sulla rendita finanziaria e petrolifera. Hanno subito la nascita dell'euro, ma non sono disposti a lasciargli lo scettro nel dominio dei mercati monetari internazionali. Pur di difendere la funzione egemone del dollaro gli Stati Uniti sono pronti a giocare d'anticipo sul nascente imperialismo europeo scatenando guerre in ogni angolo del pianeta dove scorre un solo rivolo di petrolio.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.