Risoluzione su lavoro e rapporti internazionali

V Congresso del P.C.Internazionalista

Alla chiusura del secondo conflitto imperialista solo in Italia le avanguardie proletarie avevano trovato le condizioni e le capacità per organizzarsi in partito. In altri termini la costituzione del Partito Comunista In­ternazionalista, nel cuore stesso della guerra, segnava il riemergere nella classe di avanguardie politiche salda­mente ancorate al programma e alla dottrina della rivo­luzione finalmente ristabiliti a fronte dell'onda lunga della controrivoluzione. Quella conquista, per quanto isolata, si inscriveva nel lungo e tormentato processo di ripresa - del movimento rivoluzionario come essenziale acquisizione politica al partito comunista interna­zionale.

Una sezione del proletariato internazionale esprimeva la prima tappa nella ricostruzione del suo organo politico fondamentale: il partito internazionale del prole­tariato.

Il processo che aveva portato a[la costituzione del P.C.Int. non era e non è la ripetizione del processo di fondazione dei P.C. nella III internazionale. Gli ele­menti essenziali di distinzione sono i seguenti:

  1. Negli anni 1916-20 si trattava di separare dal corpo ormai degenerato dei vecchi partiti socialisti della Il In­ternazionale, le forze proletarie rimaste ancorate alla tradizione rivoluzionaria del marxismo e alla metodolo­gia d'indagine marxista, perché il proletariato da poco risospinto sulla scena storica quale materiale antagoni­sta del capitale, trovasse la forza di guida politica ade­guata. Dal Congresso di Basilea (1912) alla fondazione della III Internazionale, passando attraverso Zimmer­wald, Kienthal e la vittoria dell'Ottobre, il processo di selezione delle forze comuniste investiva direttamente il corpo dei vecchi partiti nei quali e dietro i quali le masse operaie premevano verso lo scontro. Prima fu il ritardo del processo di selezione rispetto al movimento ascensi­vo delle lotte di classe a determinare la sconfitta di que­ste e poi la stessa inadeguatezza della III Internazionale a reggere di fronte alla sconfitta e all'isolamento dello Stato operaio.
    Nel periodo 1942-45, al contrario, le avanguardie mar­xiste erano da tempo fuori dai vecchi partiti ormai stru­menti di controrivoluzione e deboli fra le masse. La lunga onda controrivoluzionaria aveva scavato profon­di fossati sia tra il reale movimento proletario ed il suo programma comunista, sia tra le avanguardie marxiste e gli operai ingabbiati nei vecchi partiti.
  2. Mentre la Terza Internazionale si era costituita sotto la forza attrattiva dell'esperienza dell'Ottobre 1917 che aveva operato sulle formazioni di sinistra dei partiti della Il Internazionale, forzandoli a quella rottura, la nuova Internazionale doveva e ancora deve risorgere sulle macerie della Terza e sulla base di un critico bilan­cio di quel tragico fallimento.
    Se il fallimento della Terza e la sua dissoluzione ave­vano storicamente disarmato il proletariato, lasciando­lo vittima del più totalitario dominio reale del capitale, i comunisti avrebbero dovuto lavorare alla nuova pene­trazione del programma rivoluzionario nella classe, al­lacciandosi alle sue quotidiane inevitabili lotte econo­miche, nella prospettiva della loro generalizzazione e del riproporsi quindi dello scontro obiettivo nella nuo­va crisi strutturale che avrebbe riaperto spazi alla dire­zione comunista.

Le battaglie operaie del 1943-45, pur ancora contami­nate dal nazionalismo bellicista e dalle mistificazioni democratiche, avevano lasciato sperare che la crisi post-bellica ponesse nuovamente le masse in posizione di scontro, quella posizione che richiede l'esistenza e la operatività del partito rivoluzionario. Quelle battaglie, il riaffacciarsi della possibilità di materiali scontri di classe imponevano comunque ai rivoluzionari di pre­sentarsi organizzati sulla base del programma comuni­sta, imponeva ai comunisti di operare da partito.

A tale imperativo rispondeva in Italia la costituzione del Partito Comunista Internazionalista.

L'avanzare del dominio reale del capitale, che si tra­duce nella atomizzazione della classe e nel suo essere politicamente dominata dalla borghesia tramite le sue forze di sinistra, vetero e neo-socialdemocratiche, cor­risponde all'avanzare della sua internazionalizzazione, all'estensione mondiale delle sue condizioni e forme di dominio. Tutto ciò corrisponde anche alla sempre più spinta unitarietà del proletariato, nelle sue condizioni e nelle sue prospettive.

L'esperienza del Comintern insegna, e le condizioni del capitalismo imperialista impongono, che il proleta­riato, classe mondiale, abbia il suo partito mondiale.

Le garanzie, se di garanzie si può parlare, del succes­so rivoluzionario di una sezione nazionale del proleta­riato stanno solo nel parallelo movimento rivoluziona­rio dell'intera classe e nella operatività del suo organo politico internazionale. Alla centralizzazione dell'impe­rialismo deve corrispondere la centralizzazione della guerra di classe. Alla capacità di intervento del capitale internazionale in un paese deve corrispondere la capaci­tà dì risposta internazionale del proletariato.

L'unitarietà del partito è unitarietà del programma. La piattaforma comunista, essendo sintesi sovranazio­nale delle storiche esperienze del proletariato è anche sintesi sovranazionale delle espressioni politiche nazio­nali. Si insiste sul termine sintesi per marcare la diffe­renza fra questa e la semplice somma organizzativa del­le forze, da una parte, o la estensione artificiale della piattaforma, e della organizzazione corrispondente, da un paese agli altri.

L'esperienza della Terza Internazionale insegna quanto debole sia l'organismo internazionale che si fondi sulla semplice accettazione di un programma e di una piattaforma alla quale non si è precedentemente la­vorato. Il Partito Comunista d'italia espresse per tem­po i termini dell'opposizione critica al corso degenerati-vo della Internazionale perchè le forze che lo avevano costituito erano pervenute alla sua piattaforma lungo un travaglio teorico e politico condotto al fuoco delle battaglie di classe in Italia. I comunisti d'Italia erano già alle tesi teoriche e politiche del Comintern quando questi indugiava nel dare impulso alla scissione.

La nuova Internazionale, o meglio il futuro partito mondiale non potrà sorgere che sulla base della piatta­forma che i rivoluzionari avranno già maturato e verifi­cato nel seno della loro sezione di classe. Poco importa che nel suo contenuto di fondo essa già esista in qualche sezione in cui opera organizzata una forza.

Piattaforma e organizzazione sono internazionaliste nel senso che all'esperienza internazionale e alla lotta internazionale del proletariato fanno riferimento, ma non sono di per sé internazionali se non sono espressione di una sintesi sovranazionale di esperienze, di elaborazione e di lotta politica. In questo senso va affermato con chiarezza che il nostro partito è portatore di una piattaforma le cui linee portanti non potranno che essere quelle del fu­turo partito internazionale per il quale lavoriamo, ma non sono per questo stesso fatto sovrapponibili ad altre situazioni dove una adeguata maturazione di lotta non sia avvenuta.

Lo stimolo e il contributo attivo a tale maturazione, l'orientamento dì nuove forze negli altri paesi verso il terreno su cui tale maturazione si rende possibile, sono compiti irrinunciabili del partito internazionalista ita­liano ai quali esso ha dato risposta con le iniziative sin' ora prese delle Conferenze Internazionali della Sini­stra Comunista.

Il V Congresso approva la condotta sinora tenuta dagli organismi dirigenti del Partito fondata sulla già espressa linea di principio che torniamo a formulare: la nuova internazionale, il partito internazionale del pro­letariato, alla costruzione del quale noi vogliamo con­tribuire, dovrà forgiarsi non solo sotto la spinta di situazioni urgenti e dalla volontà, come tali effimere, ma sopratutto sul maturare comune delle posizioni e sulla adesione completa alla dottrina e al programma base dello stesso partito.

Su questa linea, il partito dovrà continuare a dare il suo attivo contributo a rimuovere gli ostacoli che si frappongono all'avanzata del lavoro politico di chiari­ficazione politica fra le forze rivoluzionarie, evitando che equivoci o confusioni accelerino o invece ritardino artificialmente il materiale processo di aggregazione.

Il Partito Comunista Internazionalista afferma sin d'ora, in base alle considerazioni e alle posizioni meto­dologiche suesposte, che il Partito Internazionale del Proletariato si costituirà sulla base dello scioglimento delle organizzazioni politiche nazionali e la riaggrega­zione dei militanti comunisti nell'unico organo politico mondiale, centralizzato nella classica forma marxista del centralismo democratico, al di fuori di ogni federa­lismo come di ogni burocratismo.

Nel non lineare processo che condurrà alla fondazio­ne del partito internazionale, tappa intermedia potrà essere solo la costituzione di un organismo di coordina­mento politico internazionale all'interno del quale le singole organizzazioni, pur mantenendo la propria con­figurazione politica e organizzativa, si disciplineranno nell'azione politica comune, nella propaganda e nei rapporti con le altre forze alle linee generali espresse da tale Bureau Internazionale quale organo esecutivo della realizzata comunanza politica.

Il Congresso dà mandato al Comitato Centrale del Partito perché esso contribuisca attivamente ed even­tualmente proponga la costituzione del Bureau Interna­zionale con le forze con le quali si è verificata la suffi­ciente omogeneità politica e di prospettive, secondo le posizioni e i deliberati complessivi del nostro partito. Dà altresì mandato al Comitato Centrale di contribuire alla stesura della piattaforma formale e dello statuto, nonché delle modalità di funzionamento del Bureau In­ternazionale, nei limiti delle funzioni che ad esso vengo­no assegnate. Tali funzioni sono:

  • rappresentare e rendere palese la comunanza politi­ca delle organizzazioni affiliate sia nei confronti del proletariato sia nei contatti e discussioni con altre orga­nizzazioni;
  • dirigere e coordinare gli interventi di propaganda e di agitazione comuni alle diverse organizzazioni nazio­nali sui massimi problemi cui il proletariato fa oggi fronte;
  • stimolare e favorire la crescita politica delle nuove forze che si affacciano sul terreno anticapitalista, nella prospettiva del loro inserimento nel processo di costru­zione del partito;
  • coordinare e favorire il dibattito e l'informazione fra le organizzazioni aderenti, sulla linea della loro pro­gressiva omogeneizzazione politica e quindi organizza­tiva;
  • coordinare e favorire lo scambio di informazioni sulle soluzioni pratiche che le organizzazioni aderenti hanno dato a problemi particolari di organizzazione in­terna o di lavoro politico.