Piattaforma politica per la costruzione di un coordinamento studentesco su basi classiste

Premessa

L'introduzione della microelettronica nei processi produttivi, nel quadro della concorrenza oligopolistica internazionale, ha significato l'espulsione di ingenti quantità di manodopera e la rincorsa selvaggia da parte di tutte le borghesie alla compressione generalizzata dei salari. Infatti l'utilizzo dei robot nelle linee di produzione richiede forzalavoro sempre più dequalificata, in quanto bastano pochi operatori che sappiano schiacciare una semplice sequenza di bottoni. Inoltre la recessione economica sempre più aspra, che da oltre 20 anni attanaglia il capitalismo a livello mondiale, impone una diversa ridistribuzione delle risorse finanziarie statali, dirette a pagare gli interessi del debito pubblico (quindi a sostenere indirettamente i costi della ristrutturazione industriale) invece che a sostenere una qualsiasi copertura dei servizi sociali. Così, mentre la scuola di massa era funzionale ad un sistema economico in espansione, il sistema di istruzione oggi richiesto deve adeguarsi sia ai nuovi standard produttivi sia alle compatibilità della spesa pubblica.

La Riforma Jervolino: Due livelli di formazione

Il progetto si articola sulla formazione di due livelli istruttivi: un primo livello di base, destinato alla formazione della gran massa di studenti, garantito dalla scuola pubblica dell'obbligo fino a 16 anni (figure professionali quali l'operatore del personal computer, l'operaio addetto al robot, ecc...); l'altro livello destinato a formare una ristretta fascia di personale pensato per gli impieghi di alta qualificazione tecnica, politica e amministrativa (tecnici di controllo, tecnici riparatori, programmatori, managers, ecc... fino ai professionisti della politica e agli intellettuali destinati ai mass-media).

Il Primo livello istruttivo, preparatorio all'utilizzo delle macchine automatizzate, non significa affatto, come potrebbe apparire, una maggiore acquisizione di conoscenze qualificanti; i 5 anni della "scuola di base" saranno una vera palestra di preparazione al mondo dei lavoro per l'operaio generico.

Ai futuri lavoratori saranno impartite soltanto quelle nozioni utili per poterli direttamente inserire nel mondo dei lavoro; in definitiva si tratta di far memorizzare la sequenza di un certo numero di operazioni semplici per il funzionamento delle macchine automatizzate.

Perché 5 anni? Perché mentre al Nord molti giovani hanno frequentato la scuola solo fino alla terza media, entrando subito come operai nel mondo del lavoro, al Sud, in mancanza di opportunità di impiego, la scuola é stata frequentata prevalentemente fino al diploma. La soluzione era trovare un equilibrio fra il problema della riduzione delle spese d'istruzione e quello del parcheggio di giovani senza reali prospettive di poter lavorare, prospettive oggi più che mai attuali anche nel Nord industrializzato.

Autonomia Finanziaria

Il Secondo livello, che interesserà gli ultimi tre anni di scuola media superiore e l'Università, non sarà sovvenzionato dallo Stato.

Attraverso la famigerata autonomia didattica e finanziaria, i singoli istituti, che saranno suddivisi e accorpati in base a nuovi e specializzati criteri funzionali alle figure professionali da formare, dovranno autonomamente gestire i propri bilanci. I costi dovranno essere dunque sostenuti dalle singole famiglie e/o dalle imprese che fossero interessate a finanziare la formazione di determinati profili professionali. Il risultato sarà: da un lato, la chiusura, per mancanza di fondi, delle scuole pubbliche frequentate da studenti proletari e dall'altro la nascita di istituti ed università costosissimi in grado di formare le elites destinate a svolgere le mansioni di alta qualificazione, accessibili solo ai rampolli delle ricche famiglie borghesi.

Dalla scuola di massa alla scuola di élite

Se questo è il progetto, le iniziative proposte e avviate, miranti a favorire questo passaggio, sono molteplici. Analizzando i progetti di riforma della scuola media superiore e dell'università, emerge chiaramente come la borghesia italiana voglia realizzare immediatamente l'adeguamento dei sistemi di formazione ai già mutati metodi di produzione, anche attraverso una serie di misure transitorie.

I corsi di formazione postsecondari, che puntano a fornire ai diplomati gli strumenti per avviarsi al lavoro, e l'educazione permanente, una riqualificazione continua dei lavoratori, servono indubbiamente alle aziende per scaricare le spese di formazione professionale sull'erario (ovvero sui lavoratori dipendenti). A livello universitario vi é stata l'introduzione delle cosiddette lauree brevi o diplomi universitari, tesi a coprire figure professionali intermedie fra il lavoratore specializzato, formato dai corsi postsecondari, e il dirigente o amministratore laureato.

Si noti inoltre come nel progetto di riforma si dia ampio rilievo al voto di condotta. Ciò é indicativo dell'introduzione di criteri di selezione, che accanto agli obiettivi di reclutare gli allievi più meritevoli e mansueti nel contempo, tendano a disincentivare l'iscrizione, soprattutto nell'ambito universitario, per ridurre il numero complessivo degli iscritti (test all'ingresso, criteri di merito e di condotta, esami selettivi ad hoc, tasse di iscrizione e spese di sostentamento troppo alte, frequenza obbligatoria, numero chiuso, ecc...). Altro passaggio importante, con il riconoscimento della scuola privata come parificata, é l'incentivazione e il finanziamento agli istituti privati, che tende a spostare parte degli studenti dalla scuola pubblica alla scuola privata (che offrirà un servizio più adeguato alle attuali esigenze, ma che garantirà minori spese statali per l'istruzione: uno studente di una scuola superiore statale costa al ministero tra 2.800.000 e i 3.600.000, mentre le sovvenzioni alle scuole private non coprirebbero per intero i costi, obbligando gli studenti a pagare la differenze attraverso rette non accessibili a tutti, che certamente ostacolerebbero la presenza degli studenti proletari).

Un'ulteriore misura tesa a ridurre i costi di istruzione è l'abolizione degli esami di riparazione, sostituiti dai corsi di recupero non ancora del tutto decollati, in cui sono impiegati gli stessi insegnanti e lavoratori della scuola e senza percepibili aumenti di stipendio. L'introduzione dei corsi di recupero non ha fatto altro che danneggiare ulteriormente gli studenti più disagiati (proletari) costretti a sostenere le spese e i disagi del tempo pieno, in quanto ben pochi istituti sono attrezzati a fornire il servizio mensa gratuito.

Sul movimento studentesco 1994

Alla luce di questo quadro inquietante ci sembra opportuna una riflessione critica su ciò che è stato il movimento studentesco del 1994. La scuola, come abbiamo visto, ha il compito di assecondare le esigenze del mercato capitalistico e perciò mostra interamente la sua natura classista, privilegiando gli interessi della classe dominante. Con le occupazioni e con qualche protesta, anche le più lunghe e le più accese, bisogna riconoscere che non si é affatto riusciti a contrastare i progetti di ridimensionamento della scuola pubblica. Le lotte degli studenti purtroppo non incidono sulla produzione delle merci ed è per questo che se rimangono chiuse all'interno degli istituti non produrranno nessun contrasto reale. Bisogna capire che siamo di fronte a processi storici che non investono solo la scuola, bensì tutta la società, processi in cui un sistema economico qual'è quello capitalistico, per sue contraddizioni interne, non é in grado di dare più benessere e non provoca altro che guasti all'umanità: fame, miseria, disoccupazione, guerre. Nessun miglioramento potrà essere oggi concesso ai proletari, tutte le riforme vanno invece nella direzione del peggioramento delle condizioni di vita di intere masse. La riforma del sistema scolastico é la conseguenza delle aberranti logiche capitalistiche, che privilegiano il profitto individuale alla vita e alla dignità dell'uomo. Le forze politiche istituzionali, da Alleanza Nazionale a Rifondazione Comunista, nonostante le diversità formali, sono tutte schierate compatte sul fronte della privatizzazione della scuola.

Occorre altro...

Per poter opporsi al progressivo adattamento della scuola ai biechi interessi dei profitto capitalistico, è necessario che gli studenti proletari, gli insegnanti precari e non, e tutti i lavoratori della scuola, si coordinino su una piattaforma di lotta che parta inevitabilmente dai propri interessi di classe, fuori

quindi dalle compatibilità imposte dal capitale e dai suoi servi sindacali. Capire ciò é prioritario, come lo è prendere atto che il destino di tutti i lavoratori attuali e futuri é legato alle leggi del capitalismo e perciò solo opponendo una genuina lotta in difesa dei propri interessi di classe si possono contrastare i continui attacchi indiscriminati ai salari e ai servizi sociali.

Trovare un riferimento politico, di classe e anticapitalistico, è l'unica via da seguire se si vuole fare opposizione, uscendo innanzitutto dall'ottica del singolo istituto e cercando fuori il coordinamento con le altre realtà sia scolastiche che lavorative.

È necessario costruire una rete di organismi di agitazione e propaganda interni ai singoli istituti, organismi che coinvolgano i soggetti più sensibili e più colpiti, organismi permanenti che siano radicati nelle singole realtà scolastiche. Solo un coordinamento politico di tali organismi, quindi strettamente collegato alle istanze della classe lavoratrice, potrà realmente operare un'azione di contrasto ai continui attacchi dei capitale. Questo prospettiva di lavoro politico é seria quanto possibile, perciò i comunisti internazionalisti invitano tutti i soggetti più sensibili ad uscire dalle riserve e ad abbandonare le tentazioni democraticistiche borghesi per costruire insieme una reale opposizione di classe e anticapitalista.

Su questa piattaforma politica invitiamo tutti i soggetti e i gruppi interessati ad aderire all'assemblea nazionale da convocare a Napoli al più presto.

Gli studenti internazionalisti