Contro ogni nazionalismo, per la ripresa della lotta di classe proletaria

A due anni dall'attacco alla Serbia e mentre riappaiono bagliori di guerra, è doveroso ribadire alcuni punti fermi, alla luce dell'analisi marxista e della prospettiva rivoluzionaria di classe.

L'aggressione, portata dalla NATO, ma voluta dagli USA, ha visto la partecipazione delle potenze europee, che, data la disparità di forze tra queste e il gigante americano, non hanno potuto opporsi a questa operazione fondamentalmente anti-europea. Infatti, il capitale europeo, tedesco innanzi tutto, ha interessi propri e crescenti nei Balcani: dal '90 ha aumentato esponenzialmente gli investimenti nell'area (basti ricordare che la Zastava è al 49% proprietà del signor Agnelli) e, soprattutto, i Balcani sono fondamentali per controllare i flussi petroliferi - cioè la rendita finanziaria ad essi legata - provenienti dall'Asia centrale che un giorno potrebbero anche essere trattati in euro.

Dalla guerra in Kosovo, esplosa pochi giorni dopo il varo della moneta unica europea, l'antagonismo tra Europa e USA è cresciuto progressivamente: dalle guerre commerciali e i contrasti sul transgenico e la carne, all'alleanza euro-russa per la costruzione di un secondo scudo spaziale alternativo a quello USA, dalle proteste dei governi europei contro i bombardamenti in Iraq alle aperture a Cuba e agli altri paesi sotto embargo americano.

L'imperialismo è il modo di essere dell'odierno capitalismo che lega le borghesie di tutto il mondo: da quelle "occidentali" a quelle del "Sud del mondo".

È quindi evidente che non esiste un unico impero. Le maggiori potenze imperialiste - USA Europa e Giappone in primis - stanno rafforzando il loro potere economico-politico-militare in vista di un futuro scontro che verrà giocato, come sempre, sulla pelle di milioni di proletari, magari intruppati dietro le bugiarde bandiere borghesi dell'autodeterminazione dei popoli.

Appoggiare la nazione yugoslava in questa guerra ha allora significato la capitolazione del proletariato serbo, e non solo, agli interessi della propria borghesia.

Per questo, l'opposizione di principio ai soli USA in realtà rischia di assecondare un, sempre più concreto, imperialismo europeo anti-americano.

Tutte le guerre sono imperialiste ad eccezione di quella rivoluzionaria del proletariato per la difesa dei suoi interessi immediati e storici.

Opporsi alla guerra, dunque, non vuol dire appoggiare il più debole sciacallo borghese contro il grande predone imperialista, ma indirizzare il proletariato sulla via della difesa dei propri autonomi interessi di classe; opposizione alla guerra significa disfattismo rivoluzionario, trasformazione della guerra imperialista in guerra civile rivoluzionaria.

L'impegno prioritario rimane allora la costruzione di un limpido e coerente partito internazionale del proletariato, strumento indispensabile affinché la classe si sganci dagli interessi borghesi e muova passi decisi verso il rovesciamento di questo infame sistema.

A confrontarsi con noi su queste posizioni chiamiamo i compagni/e più coscienti.

Per la nuova internazionale!

PCInt

GLP