Scioperi per bene, altro che selvaggi

Sugli scioperi dei tranvieri del 13 gennaio

Salutiamo la determinazione con cui i tranvieri milanesi continuano la lotta nonostante la precettazione da parte del prefetto. Li chiamano selvaggi, ma da quale punto di vista? Quello sindacale. Dal punto di vita dei lavoratori questi sono scioperi finalmente per bene (fatti per bene).

Ancora un volta, i tranvieri milanesi, di Monza e di Bergamo hanno dimostrato che codici di regolamentazione, ordini di servizio e precettazioni possono essere fatti volare come carta dalle lotte dei lavoratori.

D'altra parte, il laido tentativo di contrapporre i cittadini utenti ai lavoratori dei trasporti non sembra del tutto riuscito. La considerazione che con i salari attuali non si vive è più diffusa di quanto piacerebbe alla borghesia e ai suoi servi istituzionali.

Ma è proprio per questo che la borghesia e il suo stato cercheranno di vendicarsi.

Da subito bisogna prepararsi a parare i colpi della repressione che le istituzioni tutte cercheranno di assestare a mobilitazione di sciopero finita.

Che debbano pagare le penali previste o che vengano incriminati con scuse varie, le future vittime della repressione dovranno trovare la solidarietà concreta di tutti i lavoratori.

La lotta dei lavoratori milanesi segna una svolta particolare: mentre governo, padroni e sindacati smantellano la contrattazione nazionale e categoriale, per passare alla divisione per regioni o per aziende, i tranvieri milanesi, lottando sul terreno "integrativo" con la milanese ATM, si sono di fatto organizzati nelle loro assemblee di deposito. Questo significa che la chiusura della fase di scioperi di Milano mentre può segnare da una parte un concreto passo avanti dello smantellamento della contrattazione nazionale, dall'altra può - col suo esempio - dare avvio a un allargamento del... temutissimo fenomeno: la lotta fuori dalle tutele sindacali e sulla base della autorganizzazione.

È sotto gli occhi di tutti che quanto più si produce ricchezza tanto più i lavoratori si impoveriscono e i servizi peggiorano o scompaiono. È una situazione ormai comune ai lavoratori di tutti i settori e comparti, che stanno inoltre per subire l'ennesimo attacco alle pensioni, che punta allo smantellamento di fatto dell'intero sistema pensionistico.

È quindi evidente che esistono le ragioni concrete di un allargamento della lotta.

Quello dei tranvieri è dunque un esempio che attende di essere seguito da milioni di lavoratori in difesa dei posti di lavoro e di salari dignitosi.

I tranvieri insegnano che si può e si deve fare a meno dei sindacati, quelle mega-organizzazioni che non trovano di meglio da fare, come da lunghi anni a questa parte, che accordarsi sempre con i padroni e il governo per aumenti salariali al di sotto dell'inflazione, più flessibilità, più precarietà e peggiori condizioni di lavoro. E si fa a meno dei sindacati quando ci si organizza per assemblee che via via si coordinano sulla base di propri delegati eletti e revocabili.

Sono gli organismi di questo tipo che devono essere base dell'organizzazione di lotta comune con altre città e soprattutto altre categorie.

I lavoratori dell'ATM potranno forse vincere sull'immediato terreno rivendicativo: l'ATM i soldi li ha. Ma nelle città dove le aziende non hanno o dicono di non avere i soldi, non è pensabile alcuna vittoria se non in stretta unità con altri lavoratori di altre categorie.

Sta dunque ai lavoratori stessi iniziare a darsi questi strumenti di organizzazione della lotta, sulla vita dei quali si articolerà il processo di ripresa del movimento di difesa reale degli interessi operai.

Partito Comunista Internazionalista - Battaglia Comunista